Romney vince, ma non convince

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BOSTON – Mitt Romney ha superato il test del Super Tuesday, ma in affanno. Nonostante abbia vinto in sei stati su dieci, l’ex governatore del Massachusetts non è riuscito nella notte di martedì ad assestare il colpo del ko allo sfidante Rick Santorum, portando a casa una affermazione risicata ma comunque essenziale in Ohio, lo Stato più importante fra quelli in palio. Spesso in bilico e decisivo a novembre, l’Ohio ha sì assegnato la vittoria a Romney, ma questa è arrivata solo nei grandi centri urbani e di appena qualche migliaio di voti. 
Il grande favorito per la nomination repubblicana ha trionfato in riva al lago Erie, nella striscia di terra fra Toledo e Cleveland, poi nella capitale Columbus e infine a Cincinnati, l’ultima grande città  di un nord industriale che sfuma verso il midwest agrario. Proprio nelle aree rurali l’ex governatore del Massachusetts ha incontrato però le maggiori difficoltà . L’Ohio è una terra piatta, a volte desolata, che rappresenta in piccolo le scelte dell’elettorato nazionale del partito repubblicano. Come già  successo nel resto del paese, anche là  Santorum ha ottenuto il sostegno dell’America profonda e della base conservatrice del partito, lasciando a Romney le città . L’ex senatore italoamericano ha poi continuato la sua marcia nell’asse centrale del paese, conquistando l’Oklahoma e il Tennesse, più il North Dakota che però non assegnava delegati. Oltre all’Ohio invece Romney ha stravinto in casa, in Massachusetts, dove ha ottenuto oltre il 70% delle preferenze, e in Idaho, dove c’è una nutrita rappresentanza mormone e ha ricevuto il 61% dei voti. L’ex governatore è andato vicino al 60% anche in Virginia, dove però affrontava solo Ron Paul che ha ottenuto un buon 40%. In Vermont ha agguantato una vittoria solida, e in Alaska ha trionfato di tre punti su Santorum, nonostante Sarah Palin gli abbia preferito Newt Gingrich. A spaccare ulteriormente il partito repubblicano ha contribuito proprio l’ex speaker della Camera, praticamente uscito di scena dopo la straordinaria vittoria ottenuta in South Carolina lo scorso 21 gennaio. Gingrich ha conquistato la Georgia, lo Stato che ha rappresentato per venti anni al Congresso e che martedì assegnava il maggior numero di delegati, 72. Grazie anche ai soldi del suo amico e magnate dei casinò Sheldon Adelson, che gli ha pagato la campagna elettorale, Gingrich potrà  quindi permettersi di continuare la sua battaglia negli stati del sud dove si voterà  la settimana prossima, Alabama e Mississippi, puntando al voto della destra religiosa e dei conservatori sociali. 
La vittoria di Gingrich è stata quindi una delle migliori notizie della serata per Romney, che ora potrà  osservare i suoi rivali mangiarsi voti decisivi nelle prossime settimane. La campagna dell’ex governatore del Massachusetts continua così a essere una marcia lenta e metodica verso i 1.144 delegati necessari per ottenere la nomination repubblicana. La notte del Super Tuesday è stata infatti una vittoria soddisfacente soprattutto in termini di delegati, oltre 200 quelli ottenuti, ma ha avuto scarso impatto politico. Resta evidente la debolezza di un candidato che non riesce ad amalgamare intorno sé l’intero partito repubblicano, profondamente scisso in queste primarie. Oltretutto Romney si troverà  ora ad affrontare il Kansas e poi gli stati del sud, territori dove faticherà  a imporsi soprattutto per la forte presenza di una destra religiosa ed evangelica che non lo ama, quella parte del partito che non accetta la sua fede e che «preferisce votare per un cane che per un mormone», come ci hanno spesso fatto notare con disgusto i fedeli della chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni nel corso di queste elezioni. 
Dopo il Super Tuesday Santorum continua a essere l’unico sfidante credibile, in grado di conquistare più di un paio di Stati, ma la sua candidatura perde peso con la sconfitta in Ohio. Come già  successo una settimana fa in Michigan, dove sembrava avere in pugno la vittoria, l’ex senatore della Pennsylvania si è lasciato sfuggire un altro Stato della Rust Belt, l’Ohio appunto, subendo la rimonta finale di Romney, che da Boston si è prima congratulato con gli avversari, per poi tornare a prendere di mira Barack Obama. 
La sala del Westin Hotel dove l’ex governatore martedì notte ha pronunciato il suo discorso elettorale non traboccava né di sostenitori né di entusiasmo, nonostante un gruppo musicale di ragazzi cercasse di scaldare gli animi di un pubblico sfiduciato, incitato a cantare dai membri dello staff. In mezzo a una festa sottotono, Romney è apparso più sollevato per aver superato il Super Tuesday senza subire danni che per le vittorie in sé, anche se al momento del suo discorso l’Ohio sembrava ancora in mano a Santorum. Solo al termine del suo intervento, mentre salutava i sostenitori ai piedi del podio, i maxischermi in sala sono stati riaccesi per segnalare il sorpasso. Poco prima, ad Atlanta, Gingrich si era impegnato a continuare la sua marcia, passo dopo passo, alla conquista del sud del paese, paragonandosi a una tartaruga. A Steubenville, cittadina dell’Ohio di 20.000 abitanti al confine con la Pennsylvania, Santorum aveva invece messo in evidenza i grandi risultati ottenuti fin qua nonostante gli scarsi mezzi economici a disposizione, attaccando poi il rivale, definito un disonesto. Nonostante la mancanza d’entusiasmo e lo scarso appeal fra la base sanguigna del partito, con 23 stati ormai dietro le spalle la candidatura di Romney sembra però al sicuro almeno in termini di delegati. Anche se gli stati più popolosi, New York, Texas e California, voteranno solo a partire da fine aprile, Romney ha un larghissimo vantaggio sul senatore italoamericano, superiore ai 200 delegati. La strada per la convention di Tampa di agosto e verso la nomination repubblicana per sfidare Obama sembra però ancora molto lunga. Questo Super Tuesday non è bastato a dissipare i dubbi su Romney e la guerra dei repubblicani proseguirà  ancora. Nel frattempo a Washington Obama sorride e prepara con calma la strategia per novembre.


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