Siena inizia la discesa nel Monte ceduto il 2,5% a un gruppo di industriali

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MILANO – La fondazione Mps non perde tempo. E nel confermare l’intesa con Credit Suisse sulla liberatoria, rende nota la cessione di un 2,52% del suo 49% nella banca. A comprare sarebbe una manciata di industriali clienti del Monte, poco vogliosi di uscire allo scoperto e che avrebbero scommesso una ventina di milioni a testa sul riassetto del gruppo.
«La fondazione ha concluso l’accordo con Credit Suisse sulla liberatoria per la vendita delle azioni Mps. Sono in fase avanzata le trattative per prolungare gli standstill coi creditori (da metà  marzo la moratoria dovrebbe estendersi a fine aprile, ndr). Inoltre sono state eseguite fuori mercato (ai blocchi) cessioni di azioni Mps ai prezzi medi di venerdì 9, lunedì 12, martedì 13 e mercoledì 14 per circa il 2,52% del capitale». Il prezzo medio dei quattro giorni è circa 0,385 euro ad azione, vicino alla chiusura di ieri (0,386 euro, +1,87%) e spiega la debolezza del titolo. L’incasso, 115 milioni, si aggiungerà , come da accordi, ai 200 milioni avuti vendendo altre partecipazioni, a colmare il conto vincolato (da 300 milioni) che i 12 creditori di Palazzo Sansedoni si spartiranno di comune accordo. Gli altri 300 milioni che le banche si attendono verranno dalla vendita di quote fino al 13% che l’ente – con l’ok del Tesoro – si è risolto a cedere.
Tra i candidati compratori più in vista c’è Equinox, fondo di private equity guidato da Salvatore Mancuso che punta a rilevare fino al 13% delle quote e starebbe per depositare un’offerta vincolante. Entro fine settimana scadono i termini posti dal venditore, e quelli tecnici perché Equinox esegua l’articolata transazione – si punta a una cordata con investitori e fondi sovrani stranieri – e presenti una lista per avere una rappresentanza minore nel futuro cda Mps. «Poiché intendiamo portare avanti un progetto industriale, cerchiamo un’intesa con la fondazione per salire il più possibile nella banca», ha detto Mancuso a Mf-Dow Jones. Confermando che, malgrado le ruggini che in passato portarono Alessandro Profumo a estrometterlo dalla presidenza Banco di Sicilia, non si opporrebbe se l’ex ad Unicredit ora diventasse presidente al Monte: «Vi assicuro che il mio rapporto con Profumo rappresenta un falso problema. D’altra parte, se Equinox metterà  tanti soldi è inevitabile che intenda avere voce in capitolo anche sul fronte governance».
Proprio la “governance” (o più prosaicamente, chi comanderà  la banca dopo l’assemblea del 27 aprile) è oggetto di confronti serrati nella città  del Palio. Non sul presidente: Profumo sembra blindato dall’asse tra il sindaco Franco Ceccuzzi, il presidente della Provincia Simone Bezzini, il presidente della banca Giuseppe Mussari. E sarebbe già  in contatto con il dg Fabrizio Viola per prime comuni riflessioni sulla gestione di Rocca Salimbeni. Sono gli altri cinque posti che l’ente esprimerà  in cda – probabilmente già  nella deputazione che sabato indicherà  Profumo – a far discutere, specie nel Pd locale, ancora diviso tra le anime Ds e Margherita.


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