Ecco come la destra ha «regalato» le donne al presidente Obama

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Votate quell’altro». Quando Mitt Romney ha suggerito agli elettori di rivolgersi altrove se volevano che lo Stato garantisse contraccezione e pianificazione familiare, forse non pensava che sarebbe stato preso alla lettera. Impelagato in interminabili primarie, l’ex governatore del Massachusetts ha perso strada facendo la patina di moderato per insidiare i candidati alla sua destra. E con loro ha finito per impantanarsi nelle sabbie mobili di quella che dai blog ai media ufficiali magari solo per confutarla viene definita come la guerra repubblicana contro le donne.
L’ultimo sondaggio Usa Today / Gallup è una doccia fredda per i conservatori. Obama è in vantaggio di 9 punti su Romney – 51 a 42 – in dodici swing States, gli Stati in bilico che possono decidere le sorti delle elezioni. A fare la differenza sono le donne, che al 60% scelgono il presidente in carica: tra l’elettorato femminile la distanza tra Obama e il front-runner repubblicano si allunga a 18 punti percentuali. In poche settimane Romney ha bruciato il suo vantaggio, per finire nelle retrovie. E persino gli analisti del suo partito puntano l’indice sulle primarie scivolate sul terreno di aborto, contraccezione e diritti delle donne. Con effetti devastanti, almeno nel breve periodo.
«Come ha fatto il Grand Old Party a mettersi nella situazione di chi allontana le donne che compongono più della metà  degli elettori, specie le donne indipendenti che sono una parte decisiva per le elezioni?». Se lo chiede Richard Klass sull’Huffington Post, e non è il solo. Spunti non mancano per capire come i repubblicani abbiano dissipato il patrimonio politico del voto femminile che nel 2010 è stato determinante per vincere le elezioni di mezzo termine, così come nel 2008 aveva portato Obama alla Casa Bianca (con il 56% delle preferenze al femminile).
Tendenzialmente più vicine ai democratici che ai repubblicani, al contrario degli uomini, due anni fa le donne avevano mostrato orecchie sensibili alla crisi e alle ricette repubblicane. Ma non pensavano evidentemente di aver autorizzato una crociata. Non sono solo le battute di Romney sulla contraccezione, gli anatemi di Rick Santorum sull’aborto e sulle mamme che lavorano, ma una marea montante su tutto quanto riguarda la salute riproduttiva e inevitabilmente i diritti delle donne. Il Guttmacher Institute ha contabilizzato questa febbrile attività : nel 2011 ci sono stati 1100 provvedimenti in materia in 50 Stati, 135 sono già  entrati in vigore. Per il 68 per cento riguardano restrizioni in materia di aborto. In Mississippi solo grazie al voto degli elettori è stato respinto il tentativo di definire l’embrione come persona legalmente protetta dal momento del concepimento, primo passo verso la messa al bando dell’interruzione di gravidanza. Fallito il voto, è stata comunque chiusa l’unica clinica che praticava aborti. In Texas è stato imposto l’obbligo di un periodo di riflessione, cinque Stati hanno reso obbligatoria un’ecografia pre-intervento, due avrebbero voluto costringere le donne a guardarla ma la norma è al momento bloccata. In Virginia si è tentato di imporre alle donne un’ecografia transvaginale prima dell’aborto, con il solo scopo di infliggere un’umiliazione supplementare tanto «una penetrazione ci deve pur essere stata» data la gravidanza, come ha argomentato qualche repubblicano. La legge è stata bloccata solo grazie all’indignazione dell’opinione pubblica, ma sono state adottate norme che richiedono requisiti inarrivabili per le cliniche che praticano aborti, con l’obiettivo dichiarato di rendere l’impresa più difficile se non impossibile.
E ancora: in Tennessee è stata proposta la schedatura dei medici abortisti, in New Hampshire approvata la norma che obbliga i medici ad avvertire le donne della correlazione inesistente tra aborto e cancro al seno. In 18 Stati sono stati tagliati i finanziamenti ai servizi di pianificazione familiare. Neanche un dollaro in più per l’educazione sessuale, con l’eccezione di Mississippi e South Dakota dove si punta all’astinenza. In Georgia giace una legge che ambisce a sostituire il termine «vittima» con quello di «accusa» nei processi per stupro: una delicatezza giuridica che non si applica ad altri reati, siano rapina o frode.
Autorevoli esponenti repubblicani si sono fatti in quattro per fare a pezzi la riforma sanitaria di Obama in toto e in particolare sulla contraccezione. Hanno tentato di introdurre una scappatoia che consentisse a datori di lavoro e compagnie assicurative di rifiutarla «per ragioni morali e religiose», non accontentandosi dell’esclusione concessa alle sole istituzioni religiose da Obama. Sono finiti impallinati dai sondaggi: il 62% degli americani considera la contraccezione inerente alla salute della donna non alla religione, il 77% trova fuori luogo un dibattito nazionale in questi termini. Rush Limbaugh, l’arrabbiato commentatore radiofonico dell’ultradestra, ha dovuto rimangiarsi quel «puttana» sputato in faccia a Sandra Fluke, la studentessa che perorava la causa dei contraccettivi gratuiti.


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