Silvio fa il burlesque

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Nessuno pensava che l’imputato per concussione e favoreggiamento della prostituzione si presentasse davvero in tribunale. Tutti sbirciano sorpresi il convitato di pietra che, un po’ guascone un po’ spazientito, saluta e ascolta. Sul banco dei pm c’è anche Ilda Bocassini, «toga rossa» per eccellenza. L’udienza può cominciare. Ieri i giudici hanno sentito i funzionari di polizia presenti in via Fatebenefratelli la famosa sera della telefonata del premier per liberare Ruby perché «è la nipote di Mubarak». I magistrati interrogano e controinterrogano i teste. Una noia mortale.
E allora a scaldare l’ambiente ci pensa lui. Il vero spettacolo va in scena in corrodoio quando Berlusconi parla alle telecamere dei giornalisti. Adesso che non ha più il dovere di mantenere l’aplomb del presidente del Consiglio finalmente il Cavaliere può dare il meglio e il suo show è impareggiabile. «Sono venuto qui a vedere questa sceneggiata, una grande operazione mediatica di diffamazione. E’ uno scandalo che si usino soldi pubblici per questo processo inutile». E, infatti, la vera sceneggiata è appena cominciata. «A casa mia si tenevano solo cene eleganti, con gli ospiti e gli uomini della scorta che entravano e che uscivano, e i miei figli che ogni tanto mi venivano a trovare». Quindi? «Quindi qualche volta si scendeva al piano di sotto dove ho un teatro in quella che era la discoteca dei miei figli. A volte scendevo, a volte non scendevo neanche perché restavo di sopra a parlare con qualche ospite». E poi? «Si era instaurato un clima di gioiosità , serenità  e simpatia». Ad esempio, le ragazze, «sì, è vero si travestivano da poliziotte, ma quelle erano gare di… come si chiama quello spettacolo che va di moda adesso… di burlesque, ecco». Si apre il sipario. Segue una riflessione tipicamente berlusconiana sulla differenza di genere: «Le ragazze, cioè, le donne, si sa, sono esibizioniste, se poi lavorano nello spettacolo…». Lui si divertiva molto. E cos’altro poteva fare. «Adesso mi è un po’ passata la voglia, ma intendo riprendere quando tutto questo sarà  passato». Però «non ho mai pagato una donna per fare sesso, aprano tutte le inchieste che vogliono».
Lo show potrebbe finire qui. E invece, dopo pranzo, il Cavaliere torna e concede il bis. I vestiti per le «gare di burlesque» erano un regalo di un caro amico. «Me li ha regalati Gheddafi», confessa l’ex presidente del consiglio. Lui li aveva visti e apprezzati in una visita al rais e allora «60 abiti me li ha mandati con un container senza dirmi niente». Commovente. Ma non c’era niente di male, «sono neri, lunghi con gioielli applicati», insomma non è vero come dicono le malelingue che le ragazze si vestivano da suore, casomai… da harem, «ce ne sono di ogni tipo – ricorda Berlusconi – da poliziotta, da infermiera, da Babbo Natale…». Tutto regolare, allora, proprio come il rilascio di Ruby «rubacuori», almeno secondo quanto ha dichiarato ai giudici l’ex questore di Milano Indolfi.
Ah già , il processo. Ieri in aula hanno deposto Piero Ostuni, il funzionario di polizia che ricevette la famosa telefonata dell’ex premier. Ha detto che dopo la chiamata ha chiesto di accelerare le procedure per il rilascio di Ruby. Poi è stata sentita Giorgia Iafrate, la poliziotta che ha parlato con la minorenne e ha deciso di affidarla alla consigliera Nicole Minetti. «Fu Ruby a dirmi di non essere la nipote di Mubarak, ma che a volte si spacciava come tale». Lei però l’ha lasciata andare lo stesso con l’ex igienista dentale. 
Quanto alle altre ragazze, Berlusconi ha ammesso candidamente che gli manda ancora dei soldini, ma non certo per corromperle. «Le mantengo perché hanno avuto la vita rovinata da questo processo – ha detto – molte hanno perso il lavoro e forse non troveranno più il fidanzato, i loro genitori hanno dovuto chiudere i loro esercizi commerciali, e tutto perché hanno avuto l’unico torto di accettare un invito a cena da me». D’altronde, chiosa Berlusconi: «Ho sempre mantenuto ragazze, ragazzi, uomini, anziani, perché – nonostante la rapina del secolo mi abbia derubato di 500 milioni (rifarimento alla condanna di Mediaset nel caso del lodo Mondadori, ndr) – me lo posso permettere. Quando uno ha una barca non deve preoccuparsi di quanto costa l’equipaggio».


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