Soci Rcs spaccati sul nuovo vertice Bazoli rafforza l’asse Fiat-Mediobanca

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MILANO – I grandi soci del patto Rcs si spaccano in due sulle istanze di rinnovamento dell’editoriale. Quattro ore per esaminare la lista per il nuovo cda, con possibile designazione dei nuovi vertici della società  del Corriere della Sera. Ma dopo un duro confronto i detentori del 63,5% del capitale non si accordano e si riconvocano domattina, alle 8. Si vedranno a oltranza fino a sabato 7, termine per depositare le liste al voto nell’assemblea del 2 maggio. L’intesa sulla “linea di cambiamento” avanzata da Mediobanca e Fiat è subordinata all’adesione della maggioranza assoluta sia dei pattisti sia delle quote da loro apportate. Il quorum del 31,76% sulle quote sembra a portata di mano, specie data l’attenzione con cui Giovanni Bazoli (ieri presidente della riunione come consigliere anziano, data l’assenza di Giampiero Pesenti per motivi di salute) segue l’iniziativa. La posizione del carismatico presidente di Intesa Sanpaolo su Rcs potrebbe essere decisiva, per l’affermazione delle novità  ma anche per la ricerca di un compromesso con gli scettici. Le diplomazie sono già  al lavoro.
Ieri i pattisti hanno lasciato la sede di via Rizzoli con facce scure, senza dichiarazioni. Prima Diego Della Valle, Renato Ravanelli, Francesco Merloni e Roberto Bertazzoni. Assente Marco Tronchetti Provera, per impegni di lavoro all’estero. Coda privata invece per Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca, John Elkann, presidente di Fiat e Giovanni Bazoli presidente di Mittel e Intesa Sanpaolo. Se passerà  la loro posizione potrebbe non essere rinnovato il presidente Piergaetano Marchetti, per fare spazio ad Angelo Provasoli, economista, docente ed ex rettore dell’Università  Bocconi.
La “linea di rinnovamento”, condotta dai soci Mediobanca (13,7%) e Fiat (10,3%), sarebbe finora appoggiata da Intesa Sanpaolo (4,9%), Mittel (1,3%, retta sempre da Bazoli), Edison (1%, tradizionalmente vicino alle posizioni Mediobanca sul dossier). L’altra metà  dell’accordo parasociale, specie i soci privati industriali, avrebbe reagito con freddezza e in alcuni casi fastidio alle proposte. Si tratterebbe, secondo gli auspici di Piazzetta Cuccia e del Lingotto, di sostituire il presidente Piergaetano Marchetti – il candidato sarebbe Angelo Provasoli, economista e docente della Bocconi, di cui è stato anche rettore – e comporre un futuro consiglio snello (di 9 elementi, dagli attuali 19) con un passo indietro degli azionisti, a beneficio di consiglieri indipendenti di natura “tecnica”. In tal modo si preparerebbe l’arrivo di un manager di peso, da cercare nelle prossime settimane, e con cui sostituire l’ad Antonello Perricone. I sostenitori dei ricambi si appellano alle modifiche “di sistema” viste in Italia di recente, ma anche ai risultati del gruppo Rcs (nel 2009 persi 130 milioni, nel 2010 utile di 7 milioni, nel 2011 persi 322 milioni); ma l’ipotesi è malvista per i soci minori che perderebbero rappresentanza, o per quegli imprenditori che hanno messo soldi propri in Rcs. Per esempio Della Valle, che ha il 5,4%, una minusvalenza latente di circa 120 milioni, e l’ambizione a crescere nell’editoriale.


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