«La Repubblica siamo noi»
Il sito del Forum italiano per i movimenti per l’acqua si apre con una citazione che ha fatto la storia: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». Era Gandhi.
Inguaribili ottimisti? Non solo. Intanto, anche se sembra passato un secolo, lo scorso giugno milioni di italiani hanno scelto di mettere l’acqua fuori dal mercato e di tagliare le unghie ai profittatori che intendono fare soldi svendendo il bene comune vitale per eccellenza. Oggi questi profittatori, come se la democrazia fosse un optional – e del resto ne danno prova ogni qualvolta prendono decisioni o aprono la bocca – si sono travestiti da tecnici del governo. «Ad un anno dalla straordinaria vittoria referendaria – si legge sul Forum – costruita da una partecipazione sociale senza precedenti, il governo Monti e i poteri forti si ostinano a non riconoscere i risultati e preparano nuove normative per consegnare definitivamente la gestione dell’acqua agli interessi dei privati, in particolare costruendo un nuovo sistema tariffario che continua a garantire profitti ai gestori». Appunto, e adesso che si fa?
Come direbbe Gandhi, ti fai combattere. Per prima cosa dimostrando che il movimento per l’acqua pubblica – pur in un contesto di attacco forsennato allo stato sociale e ai diritti in assenza di resistenze – è vivo e continua a lavorare nei territori non per portare avanti una battaglia che potrebbe sembrare superata, o di nicchia, ma proprio per parlare di politica alternativa. E incalzare il governo. «E’ in atto il tentativo – scrive ancora il Forum – di imporre definitivamente il dominio delle esigenze dei mercati sulla democrazia, ovvero il diritto di tutte e di tutti a decidere collettivamente sul proprio presente e sul proprio futuro». E reagire è un compito immane. Ma non abbassare la guardia, per esempio, vuol dire anche avere la forza e il coraggio di organizzare una manifestazione nazionale a Roma sabato 2 giugno, in un momento particolarmente difficile, a pochi giorni dal terremoto che ha sconvolto l’Emilia e mentre il presidente Napolitano si appresta a celebrare la parata militare per la festa della Repubblica, con i carriarmati pronti a sfregiare il lutto nazionale in modo sobrio. «Questa manifestazione – spiega Corrado Oddi – è un fatto necessario perché chiedere il rispetto dell’esito referendario in un momento di grande difficoltà come questo significa indicare una linea di uscita dalla crisi».
Oddi non ha alcuna intenzione di sfilare come pura testimonianza o per celebrare il come eravano belli e tanti solo un anno fa. Ci crede, e intravede ampi margini per riuscire a condizionare un governo impenetrabile e insensibile a tutto, se non agli ordini della Bce. «Il clima è cambiato – spiega – le persone si stanno rendendo conto che questa politica economica non funziona, il movimento per l’acqua ha una lunga storia e una lunga vita e il nesso tra la ripubblicizzazione dell’acqua e l’uscita dalla crisi è ancora fortissimo. La fiducia incondizionata al governo Monti è un sentimento che ormai è alle nostre spalle».
L’ottimismo, per Oddi, non poggia sui desideri ma su un fatto. Cita il caso esemplare di Roma, una storia locale ma che parla a tutta l’Italia. Lo scorso 5 maggio a Roma diecimila persone hanno sfilato contro la privatizzazione dell’Acea, le opposizioni in Campidoglio stanno sfiancando Alemanno dopo aver presentato 160 mila emendamenti, e tutte (tutte) le sigle sindacali di Acea hanno scioperato per lo stesso motivo. Quindi, un’alternativa c’è e il movimento per l’acqua pubblica pure. «Detto questo – ammette Oddi – è chiaro qual è il problema di noi tutti, è che facciamo fatica a costruire un quadro politicamente coerente che possa essere percepito come alternativo all’esistente».
La manifestazione partirà sabato alle 15 da piazza della Repubblica. Ci si aspetta una grande presenza dei romani e una buona partecipazione da tutte le delegazioni territoriali. Prenderanno la parola anche i comitati che provengono dalla zone terremotate, «la nostra è anche una manifestazione di vicinanza e solidarietà con le popolazioni terremotate». L’unica sincera – La Repubblica siamo noi si legge sui volantini – in questo 2 giugno che le alte cariche dello Stato potevano risparmiarsi.
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