Mélenchon per Hollande fa Palombella rouge

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Jean-Luc Mélenchon ha voluto chiudere, ieri sera, la campagna del secondo turno, con un ultimo meeting a place Stalingrad. Lungo tutti i quindici giorni della battaglia per il ballottaggio tra Hollande e Sarkozy, Mélenchon ha tenuto fede alla sua promessa: aiutare Hollande a vincere, convincendo gli elettori della sinistra della sinistra ad appoggiare il candidato socialista, malgrado la sua tiepidezza. Al Front de Gauche spiegano che non è facile motivare gli elettori ad andare a votare domenica. Molti evocano la battuta di Palombella rossa, rivolgendosi a distanza ad Hollande: «Dì qualcosa di sinistra». Un gruppo di economisti vicini a Mélenchon ha ieri lanciato un appello a favore del voto per Hollande. Il lavoro militante del Front de Gauche sarà  molto utile ad Hollande, stando agli ultimi sondaggi: secondo l’Ifop, lo scarto sta diminuendo, 52,5% per il candidato socialista, contro 47,5% per Sarkozy. A favore di Hollande si sono pronunciati anche ieri, sul sito del think tank Terra Nova, una settantina di intellettuali e personalità .
La polarizzazione esacerbata da Sarkozy nelle ultime settimane ha permesso di far tenere l’intesa a sinistra, mentre ha finito per spaccare la destra. Ieri, il Ps ha continuato a manifestare apprezzamento per la dichiarazione della vigilia del centrista Franà§ois Bayrou, che di fronte alla «linea violenta» di Sarkozy «in contraddizione con i nostri valori», ha annunciato che voterà  per Hollande, pur «non condividendone» le proposte economiche. Ma Manuel Valls, direttore della comunicazione di Hollande, ha precisato che gli apprezzamenti non significano «governare con Bayrou». Mélenchon fa la stessa analisi: «Non c’è spazio politico per un’alleanza socialisti-Bayrou», ha dichiarato. Bayrou, in realtà , ha fatto la scommessa opposta: per non sparire, il leader del MoDem, prevede che Hollande si troverà  ben presto messo a confronto con il muro del denaro e le difficoltà  della crisi del debito e che dovrà  venire a patti con chi difende l’austerità . Mélenchon si rallegra della «divisione della destra», dove ormai «i topi lasciano la barca». Ma, avverte Pierre Laurent, segretario del Pcf, «questo significa che, dopo la sconfitta di Sarkozy, il dibattito si amplificherà  sul senso da dare alla politica della nuova maggioranza».
La destra esce a pezzi dalle due ultime settimane di campagna. Ormai, lo sdoganamento del Fronte nazionale è all’opera in una parte consistente dell’Ump. Ieri, il ministro della difesa, Gérard Longuet, che già  aveva suscitato polemiche qualche giorno fa affermando che Marine Le Pen è «un interlocutore» dell’Ump, ha fatto una gaffe in un’intervista a una radio: ha affermato «noi del Fronte nazionale», per correggersi subito dopo (oops, «loro del Fronte nazionale»). Ma Sarkozy non ha remore. Secondo il presidente, che fa finta di credere ancora nella possibilità  di vincere, il voto sarà  «sul filo del rasoio» domenica. All’ultimo comizio, alle Sables-d’Olonnes, Sarkozy ha parlato di «scelta storica» e ha utilizzato la solita accusa alla stampa: «Mai il popolo francese si è sentito così ingiuriato, manipolato». Due giornalisti di BfmTv sono stati aggrediti al comizio di Tolone, giovedì sera, sono stati oggetto di insulti e sputi. Per Sarkozy si tratta «di capire l’atteggiamento di gente esasperata da una forma di intolleranza e di partito preso». A Parigi, il primo maggio al Trocadéro, era stata aggredita una giornalista del sito Internet Médiapart, strapazzata e accusata di essere una «gauchiste». Il sindaco delle Sables-d’Olonnes, che ha introdotto l’ultimo comizio di Sarkozy ieri, ha accusato la sinistra di «sfilare dietro le bandiere dei campi di concentramento sovietici». Un consigliere municipale dell’Ump, Malika Salid, ha affermato che è necessario votare Sarkozy per evitare di avere «Bamako-sur-Sene» o «Ghaza-sur-Marne».
La coda della campagna affonda negli scandali, che riaffiorano. La storia dei soldi di Gheddafi per finanziare la campagna di Sarkozy rimbalza tra rivelazioni e smentite. Si riparla dello scandalo delle retro-commissioni della vendita di armamenti al Pakistan ai tempi di Balladur (di cui Sarkozy era alleato) e dell’attentato di Karachi, che ha fatto 14 morti. Secondo Libération, Dominique Strauss-Kahn potrebbe venire incriminato per «stupro di gruppo» nell’affaire del Carlton di Lille, aperta dopo l’esplosione del caso del Sofitel di New York.


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