“Ho parlato con tutte le fanciulle della Regione” la lobby-Maugeri all’assalto delle tariffe extra
MILANO – «Ho parlato con tutte le fanciulle della Regione… Oggi per i progetti non profit sono stati inviati gli ultimi documenti… Probabilmente sbloccheranno». È il 27 marzo. P. B., dirigente della fondazione Maugeri di Pavia, parla con Costantino Passerino, il manager della fondazione arrestato nell’inchiesta che vede al centro Pierangelo Daccò, il faccendiere amico del governatore lombardo Formigoni. L’intercettazione, classificata come «molto importante», rivela la spasmodica attenzione con cui i vertici dell’istituto seguivano la sorte dei fondi regionali per i quali si prodigava in Regione Daccò, l’uomo che offriva cene, voli e viaggi al presidente.
Le funzioni non tariffate
P. B. – sentito come testimone dai pm – riferisce a Passerino degli ultimi contatti con i dirigenti della Sanità . Con una di loro ha parlato «delle funzioni e della maggiorazione tariffaria del 18%. Stanno per andare in delibera, per loro non dovrebbero esserci problemi, le funzioni dovrebbero a breve essere deliberate». Merito di Daccò, che interveniva per «disincagliare» gli interventi finanziari ad alta «discrezionalità ». Come le «funzioni non tariffate», fondi extra rispetto ai rimborsi per i ricoveri grazie ai quali, secondo Passerino, l’istituto guadagnava fino a 10 milioni in più all’anno.
La legge Daccò
Un altro “regalo” ai privati è la “legge Daccò”, approvata nel 2007 per finanziare le fondazioni non profit. Passerino la allega in una mail inviata a un avvocato insieme a un decreto firmato dal direttore generale Carlo Lucchina – uomo di Formigoni e interlocutore di Daccò – sulle «politiche regionali di sviluppo dei soggetti non profit». Per la Finanza è una delle «possibili giustificazioni alle dazioni di denaro dal San Raffaele a Daccò, trait d’union tra gli enti e il potere politico per la predisposizione del testo normativo da cui sono scaturiti i finanziamenti».
Il manoscritto
Ma come nascono le leggi? Lo spiega Pietro Valsecchi, ex direttore finanziario del San Raffaele in un manoscritto: «Sulla bozza di delibera lavorarono molto l’ufficio tecnico della Direzione sanitaria e il Direttore generale». Questi «si accorse che nella delibera di Giunta era inclusa una locuzione che escludeva il San Raffaele dal beneficio. L’approvazione della delibera da parte del consiglio regionale fu corretta consentendo l’applicazione del beneficio al San Raffaele». Per la Finanza è «evidente» la «contestualità temporale tra emanazione dei provvedimenti normativi regionali a favore di San Raffaele e Maugeri, dazioni di denaro in contanti e pagamenti illeciti».
La difesa
Gian Piero Biancolella, l’avvocato di Daccò, respinge però l’ipotesi della corruzione: «L’attività di disincaglio è un’attività tipica del lobbista, portatore di interessi legittimi. È compito dei pm stabilire se ci siano state discrasie nell’iter amministrativo. In realtà è solo un rapporto tra privati che non ha nulla di illegale».
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