Rotelli: “Il San Raffaele perde 65 milioni ma entro fine anno riusciremo a risanarlo”

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MILANO – Ringrazia tutti. Giuseppe Rotelli nel discorso di insediamento al vertice del San Raffaele, l’ospedale rilevato dal fallimento a cui lo ha condotto il fondatore Don Luigi Verzé, non dimentica nessuno. Innanzitutto quelli che pagano il conto delle prestazioni sanitarie: il ministro della Salute, il professor Renato Balduzzi, ma soprattutto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni e il suo fido scudiero, il direttore generale della sanità  Carlo Lucchina, nonché tutti i direttori delle Asl. L’80% dei ricavi degli 800 milioni del gruppo San Donato arrivano dal Pirellone. Sono gli stessi che negli ultimi dieci anni hanno sostenuto l’ospedale di Don Verzé senza accorgersi di quanto avveniva all’interno della struttura, svuotata finanziariamente, stando alle accuse della procura di Milano, attraverso operazioni false e distrattive. 
«L’ospedale presenta un disavanzo operativo di 65 milioni di euro all’anno nella gestione caratteristica, ospedaliera e di ricerca scientifica. Questo disavanzo non può essere colmato dal ricorso al ripianamento da parte dello Stato o della Regione, perché è un ente di diritto privato e perché non ci sono più risorse disponibili». Rotelli pensa di raggiungere il pareggio entro la fine dell’anno e di mettere così a rendimento i 405 milioni che ribadisce di aver investito per creare un campione nazionale ed europeo. Soldi che hanno «consentito ai fornitori – sottolinea Rotelli – di ottenere un rimborso dei loro crediti intorno al 75%». Per Rotelli, questo non sarebbe stato possibile senza il contributo di un’altra lunga serie di attori: la procura, il tribunale fallimentare, il Vaticano (che gli ha ceduto il passo, rinunciando all’acquisto del San Raffaele), i commissari giudiziari e i consiglieri. Ora però per ripartire serve l’aiuto dei lavoratori, rivolgendosi ai quali Rotelli non esita a citare niente meno che Antonio Gramsci («l’ottimismo della volontà »), mischiando il sacro e il profano quando parla della vocazione di San Matteo: a realizzare il progetto è chiamato «ciascuno di voi». All’ampia retorica delle parole dovranno seguire i fatti. L’imprenditore è convinto di far bene: lo dimostrerebbero il successo della ristrutturazione delle cliniche rilevate dai Ligresti e la storia della sua famiglia. L’azienda nasce col nonno che si era fatto fare una fideiussione «per comprare un carretto e un asino per vendere droghe e coloniali ai negozi di Pavia». La tradizione sarà  raccolta da suo figlio, Paolo detto il “Galletto” perché ha studiato in Francia. Per il San Raffaele si apre una nova saga.


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