Case popolari, affitti in aumento per i ”più poveri”: monta la protesta

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MILANO – La regione blocca l’aumento degli affitti a 3.124 inquilini delle case popolari a “equo canone” con i redditi più alti. Che pagheranno come le altre 1.138 famiglie meno abbienti, a cui prima spettava una riduzione dell’affitto. E 3.700 persone con un alloggio a “canone sociale”, ossia i più poveri, passeranno dalla vecchia tariffa alla nuova, maggiorata, senza graduazione e pagando quattro anni di arretrati. A denunciare questa situazione sono il sindacato inquilini casa e territorio (Sicet), la Cisl di Milano e l’Unione inquilini. “Tutto dipende da un emendamento alla legge 27/2009, presentato dall’assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti, condiviso da maggioranza e opposizione, che sposta l’applicazione dei nuovi affitti  dopo la scadenza del contratto – spiega Leo Spinelli del Sicet -. Il provvedimento crea una disparità  di trattamento tra inquilini, a discapito di quelli con redditi più bassi”.

La norma in questione, votata il 10 luglio scorso, riguarda l’affitto degli alloggi realizzati con i finanziamenti delle “leggi speciali” negli anni ’80, per far fronte all’emergenza sfratti che coinvolgeva le famiglie con redditi superiori al limite di accesso all’edilizia pubblica. A Milano si trovano in via Bottoni, Villani, Famagosta, Caltagirone, Fiamma, Mazzolani e Santi. Alla fine del 2007 la legge regionale 27 stabilisce un aumento dei canoni in tutte le 175mila case popolari della Lombardia, compresi questi alloggi. Nel 2009 anche il Comune di Milano applica i nuovi affitti, ma dall’aumento restano esclusi i 7.962 assegnatari del quarto e quinto lotto, ovvero i 4.262 a equo canone e i 3.700 con canone sociale. Per loro dunque i contratti rimangono invariati. Fino a maggio di quest’anno, quando il Comune invia i nuovi bollettini, con l’affitto aumentato. “A quel punto si scatena una protesta, che coinvolge alcuni consiglieri comunali e regionali, sugli ‘insostenibili’ aumenti richiesti da palazzo Marino” spiega Spinelli. E a luglio la Regione interviene, inserendo, all’interno della delibera per l’assestamento del bilancio, il famoso emendamento, votato da maggioranza e opposizione.

Il sindacato si prepara a una mobilitazione per settembre. “Chiederemo all’assessore Zambetti di farsi promotore di una nuova legge che sospenda gli aumenti degli affitti o quantomeno stabilisca come tetto massimo l’equo canone, anche per tutti gli altri inquilini delle case popolari (60.294 nuclei famigliari, ndr), che negli ultimi quattro anni hanno pagato gli affitti maggiorati” sottolinea Spinelli. Inoltre, aggiunge, “nelle prime settimane di settembre raccoglieremo le domande da presentare al Comune degli inquilini a equo canone, che avrebbero potuto ottenere un affitto più basso e promuoveremo un ricorso al Tar per la disapplicazione della nuova norma”. (Ludovica Scaletti)

 

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