E il ministro della Giustizia prova a vietare l’aborto

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La Spagna è in recessione. Il dato, preoccupante di per sé, lo è ancora di più se si considera che la recessione non è solo economica ma anche sociale.
Dopo i tagli al welfare, il governo Rajoy prova a cambiare tavolo e fa tintinnare le forbici anche nell’ambito dei diritti delle donne, mettendo mano alla legislazione sull’aborto, con l’obiettivo di far approvare entro l’autunno una legge che modificherebbe in senso pesantemente restrittivo la normativa vigente, eredità  del governo socialista di Zapatero.
Non proprio un fulmine a ciel sereno, in realtà , dato che già  dopo l’approvazione dell’attuale legge, il Partido Popular aveva presentato ricorso alla Corte Costituzionale auspicando il ritorno alla legislazione del 1985, la quale consentiva l’aborto solo nei casi di stupro, di rischio per la salute della madre o malformazione del feto.
Adesso invece a quanto pare si vuole andare ancora più indietro nel tempo perché, stando alle dichiarazioni rilasciate dal ministro della giustizia Alberto Ruiz-Gallardà³n nell’intervista pubblicata domenica scorsa dal quotidiano di destra La Razà³n, la riforma in cantiere potrebbe essere persino molto più rigida di quella dell’85, arrivando ad escludere i casi di malformazione fetale. Un grosso passo indietro, che Gallardà³n giustifica secondo un (personale) criterio etico: «Mi sembra moralmente inconcepibile che abbiamo convissuto per così tanto tempo con questa legislazione» ha dichiarato. «Credo che lo stesso livello di protezione che si garantisce a un feto senza nessun tipo di invalidità  o malformazione debba essere dato anche ad uno che invece manifesta qualche anomalia».
Sarà  anche così, ma pare abbastanza evidente che accanto alla personale obiezione di coscienza ci sia la volontà  di blandire la parte più conservatrice del partito.
Se l’opinione di Gallardà³n dovesse riversarsi nel testo di legge, la Spagna passerebbe da una legislazione allineata a quella dei paesi più avanzati dell’Unione a una delle più restrittive. L’attuale normativa, infatti, approvata nel 2010 consente, entro il limite della quattordicesima settimana, di interrompere la gravidanza senza dover addurre alcuna spiegazione in merito alle motivazioni e concede autonomia decisionale alle minorenni dai sedici anni d’età , altra prerogativa che verosimilmente scomparirà  nella nuova legge.
Le dichiarazioni del ministro della giustizia hanno ovviamente suscitato polemiche e preoccupazione nella comunità  medico-scientifica. Il dott. Santiago Barambio, ginecologo e presidente dell’Acai (Asociacià³n de Clà­nicas Acreditadas para la Interrupcià³n de Embarazo), intervistato da il manifesto, parla di un attacco ai diritti della donna. «Il ministro della giustizia, in nome di un’opinione del tutto personale, senza consultare né i medici né le stesse donne, sta cercando di far passare una legge così restrittiva che equivale di fatto alla proibizione dell’aborto. Ma chi vuole abortisce con o senza leggi, per cui è prevedibile che le donne spagnole ricorreranno all’espatrio o all’aborto illegale, con tutti i rischi e le conseguenze che da ciò derivano. Quanto al divieto di aborto in caso di malformazione – prosegue Barambio – bisogna premettere che esso riguarda l’8% dei 100.000 aborti praticati all’anno, in media, in Spagna, per cui è un divieto le cui conseguenze avrebbero una portata abbastanza vasta. Anche qui si tratterebbe di rispettare i diritti della donna, la quale prima di assumersi la responsabilità  di crescere un figlio disabile dovrebbe poter valutare se ha i mezzi e le possibilità  per garantire un futuro dignitoso al nascituro. Sembra, in realtà , che Gallardà³n, voglia perseguire i suoi scopi politici sulla pelle delle donne». 
Di parere opposto la portavoce dell’associazione Derecho a vivir, Gà¡dor Joya, che considera la proposta del ministro «un progresso storico verso la tutela della dignità  umana». Ma lei non crede che si debba tutelare il diritto di scelta delle donne? «L’aborto non è mai un diritto. L’unico diritto che può essere fatto oggetto di protezione è il diritto alla vita». Nel solco del pensiero del Pp. Quanto meno paradossale, però, che il governo, da una parte dica di voler tutelare la vita in ogni caso e dall’altra annunci tagli agli aiuti per l’assistenza ai disabili.
Ad ogni modo, fino al prossimo autunno ci sarà  tempo per rivedere la legge: resta il fatto che la questione è molto spinosa, soprattutto in un paese come la Spagna, cattolico per tradizione, ma ormai abituato a beneficiare di una serie di aperture e di diritti molto avanzati su questioni come, appunto, l’aborto e le unioni omosessuali, solo per fare qualche esempio. Non c’è dubbio che ogni rinuncia su questo terreno rappresenti per il paese un pericoloso salto nel passato.


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