Maroni liquida le finanziarie dell’era Bossi

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MILANO — Meno folclore, più politica: la «rivoluzione delle ramazze» di Roberto Maroni ha anche una declinazione economica che potrebbe andare a toccare un altro pezzo dell’epopea di Umberto Bossi. Il Carroccio si appresta a mettere mano alle sue partecipazioni finanziarie e societarie e a farne le spese potrebbero essere la Pontida Fin e la Fin Group: sono due «scatole finanziarie», da un lato nate per gestire passi storici della Lega Nord come l’acquisto dell’attuale sede o del pratone di Pontida, dall’altro legate alle contestate acrobazie finanziarie dell’ex tesoriere Francesco Belsito. Nonostante questo il bilancio del partito può vantare numeri che denotano una non comune floridità  economica.
«Continuiamo sulla strada della pulizia e del rinnovamento. Nell’organizzazione della Lega abbiamo scoperto tante cose, tante società , in cui dobbiamo fare pulizia» ha detto ieri sera Maroni a una festa in provincia di Novara; nei giorni scorsi aveva sottolineato che nei documenti contabili della Lega Nord sono state ravvisate «alcune criticità » e sul punto ha promesso collaborazione alla procura di Milano. Ma in serata arriva la replica di Bossi: «Abbiamo chiamato una società  americana a controllare i conti e finora non è emersa alcuna mancanza». Oggi in via Bellerio si riunirà  il consiglio federale. «L’argomento non è all’ordine del giorno, ma non è escluso che se ne parli: del resto la questione andrà  presto affrontata» dichiara Gianni Fava, deputato e componente del rinnovato staff maroniano. La struttura di via Bellerio e la galassia dell’associazionismo potrebbero andare incontro a una profonda revisione. «In un’ottica aziendale i costi, anche bassi, che non producono benefici devono essere rivisti» aggiunge Fava. A farne le spese — in senso letterale — sarebbe quel mondo figlio dell’immaginario nordista per anni coltivato da Bossi: Miss Padania, l’agenzia di viaggi padana e una marea di altre sigle che connotavano l’identità  leghista. Un capitolo a sé riguarda la sfera dei media, la Padania in primis. 
«Le nuove regole sull’editoria di partito ci costringono a stare molto attento ai costi — sottolinea Davide Caparini, responsabile della comunicazione leghista — l’obiettivo resta quello di mantenere il giornale, la radio e la tv, inserendoli in una cornice unica che produce contenuti».
Le voci che si sono rincorse, come detto, prevedono anche la messa in liquidazione di alcune società  usate come «braccio operativo» da Francesco Belsito. Tra queste la Pontida Fin, un’immobiliare che possiede la sede di via Bellerio e il prato di Pontida ma che secondo alcune carte giudiziarie sarebbe stata usata per l’acquisto dell’appartamento di Milano e dell’azienda agricola del Varesotto per i figli di Bossi. Nella Pontida Fin e nella Fin Group, stando ai bilanci, la Lega Nord ha investito complessivamente 7,6 milioni di euro, le due società  hanno chiuso gli ultimi bilanci con un «rosso» di 80 mila euro. 
A dispetto dell’annunciata austerity, la situazione finanziaria in casa Lega è di tutto rispetto. Per la campagna elettorale del 2010 il partito ha ricevuto rimborsi pari a 22,5 milioni di euro ma ne sono stati spesi appena 8. Alle entrate del finanziamento dei partiti va aggiunta la voce delle contribuzioni da parte della base (880 mila euro dal tesseramento, il resto da versamenti di parlamentari e consiglieri), che ammonta a ben 10 milioni di euro.


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E in Toscana e Umbria il Professore schiera gli ex renziani

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ROMA — Lombardia, Toscana, Umbria: il centro schiera le batterie più potenti di candidati in chiave anti Pd almeno in tre Regioni dove, oltre a quello offerto dall’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, il contributo maggiore arriverà  dagli ex renziani di Officine democratiche (in corsa per la Camera) affiancati da due cavalli di razza come Pietro Ichino e Linda Lanzillotta.

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