Il Trattato Ue: Bilancio federale, unione fiscale e Bce autonoma così la Germania vuole ridisegnare l’Europa

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Ancora deve approvare il fiscal compact e già  la Germania va oltre, ad un nuovo trattato che finalmente crei un’unione politica. E delinei con maggior chiarezza, nelle intenzioni di Angela Merkel che ha lanciato la proposta, la ripartizione di competenze fra Bruxelles e Francoforte mettendo fine alle strazianti polemiche sollevate dalla Bundesbank e da politici di qualsiasi livello, tedeschi ma non solo.
Un’Europa più matura, insomma, soprattutto più funzionante e più simile agli Stati Uniti. Non a caso il politico più citato a Berlino è Alexander Hamilton, primo segretario al Tesoro Usa, artefice del “voluntary compact” da cui nacque lo Stato federale: e alla Philadelphia Convention si ispira la costituente che la Merkel avrebbe in animo di lanciare in dicembre. Lo strappo della cancelliera probabilmente ora incontrerà  i consueti distinguo legati alla cessione di sovranità  (e ai timori di prepotenze tedesche) ma è dettato tra l’altro dalla necessità  di andare oltre i tortuosi meccanismi dei fondi salva Stati. Non a caso “Angie” ha anche proposto che venga semplificato l’intervento della Bce sui titoli sovrani. Resta da capire come sarà  armonizzato il trattato “finale” con il fiscal compact (ammesso che da Karlsruhe arrivi il 12 settembre il via libera). Se dovranno coesistere, si complicherà  l’opera di selezione delle norme Paese per Paese: come ha ricordato l’Ocse nel suo ultimo outlook, già  oggi esistono diverse discipline fiscali imposte dall’Europa in altrettanti atti legislativi a volte in contrasto fra loro. Deve prevalere sempre la più severa? E come interpretare le singole esigenze e le eventuali deroghe? È un problema che riguarda da vicino l’Italia, alle prese con la famigerata norma sulla riduzione del debito di 1/20 l’anno imposta dal fiscal compact, che motiva l’accelerazione del ministro Grilli sulle privatizzazioni (anticipata al nostro giornale il 12 agosto) ma che più volte Monti si è impegnato a far alleggerire.


L’unione politica / Bruxelles diventa la capitale le istituzioni hanno pari grado    


Cuore di tutto è l’unione politica, cioè la trasformazione dell’Unione europea in un vero Stato federale. La Germania non ha mai fatto mistero che questo è il suo obiettivo, sostenendo con crescente enfasi negli ultimi mesi che solo quando sarà  stato compiuto lo storico passo sarà  possibile risolvere la crisi del debito. Tutti gli altri membri, pur essendo in linea di massima favorevoli a una maggior compattezza, temono che la Germania (e gli eventuali alleati) a quel punto detterebbe legge in modo ancora più risoluto di oggi. L’unione come l’immagina Berlino dovrebbe essere in grado di coordinare con maggior efficacia le politiche non solo economiche dei Paesi membri, e a quel punto le varie articolazioni comunitarie esistenti troverebbero tutte una nuova dignità : il Parlamento di Strasburgo approva centralmente i vincoli di bilancio come accade oggi con la legge Finanziaria di ogni Paese, la Corte di Giustizia del Lussemburgo esamina i casi di inadempienza, la Bce diventa la vera banca centrale di uno Stato che finora non c’era (pur circoscritta ai 17 Paesi dell’euro) e le vengono garantite indipendenza e autorità .


Gli eurobond / Cadrebbe l’ultimo ostacolo alla nascita dei titoli comuni    


Cpme ha recentemente ammesso la stessa Merkel, l’unione politica è il presupposto necessario e sufficiente per gli eurobond. Come ogni Stato federale, la nuova Europa emetterà  dei titoli, appunto euro- securities.
Anche Draghi nella conferenza stampa del 2 agosto ha fatto capire che definire misure non convenzionali di politica monetaria in un quadro come quello europeo è difficile perché i paesi membri sono tanti e i titoli dei diversi paesi hanno rischiosità  diversa. Gli eurobond permetterebbero di superare questo problema, senza contare che renderebbero obsoleti in diversi casi i vischiosi meccanismi di intervento dei vari fondi salva Stati. Un anno fa il commissario Olli Rehn preannunciò al Parlamento europeo «uno studio di fattibilità  per mettere a punto un sistema di emissioni comuni »: allora venne stoppato dalla solita Germania, ma ora avrebbe via libera. Resta da verificare se una volta avviato il sofferto meccanismo, Bruxelles intenderà  riassorbire anche una parte dei vecchi debiti statali per assumerseli nelle sue casse. Ma con un’unione politica tutto sarà  più facile.


L’unione fiscale / Limiti uguali per la spesa sociale e via a politiche anti-cicliche    


L’esistenza di un bilancio federale come sarà  quello dell’unione politica che si vuole disegnare, è condizione base per realizzare l’unione fiscale che ne è la sua manifestazione più cogente e importante. Non significa tanto mettere in comune delle tasse, se non quelle indirette come l’Iva e alcune altre, quanto fissare dei parametri di copertura statale per sanità , welfare, pensioni. Una bella rivoluzione, però come in ogni Stato decentrato, Italia compresa, i dettagli verranno affidati alle amministrazioni locali, vincolate comunque ad una disciplina di fondo. Ma un’unione fiscale vuol dire anche più solidarietà : secondo diversi osservatori, a quel punto sarà  più difficile tirarsi indietro quando qualcuno sarà  in difficoltà . Così come sarà  possibile studiare e finanziare più efficaci politiche fiscali “anticicliche”, insomma misure straordinarie (investimenti pubblici, tutele dei lavoratori, esenzioni fiscali) per tamponare le emergenze. Come diceva Jacques Delors, «una politica fiscale comunitaria per la stabilizzazione è un elemento chiave dell’integrazione europea».


La Bce / L’Eurotower dovrà  poter agire come un vero istituto di credito    


Come accadde in Italia vent’anni fa con il “divorzio” Tesoro-Bankitalia, la Bce risulterebbe, a quanto è dato capire del nuovo trattato come lo vogliono i tedeschi, non più sottoposta alle decisioni dei vari consigli dei ministri finanziari ma in possesso di totale autonomia. Il che, dato che sarebbe a quel punto chiamata ad operare sui mercati come una vera banca, garantisce efficacia e rapidità  efficacia di esecuzione. Verrebbe anche risolto il problema Bundesbank perché le decisioni saranno prese a maggioranza e slegate da ogni vincolo o imbarazzo politico. In quanto banca, poi, potrà  comprare i famosi titoli sul mercato, primario o secondario che sia, in maggior libertà  a seconda dei rischi per la stabilità  dell’eurozona che vede, e quando li compra questi titoli non hanno nessuna seniority (“garanzia”) speciale. Se si fa un consolidamento modello greco vengono trattati come tutti gli altri titoli in circolazione: quando ci fu l‘ haircutdel 50% per la Grecia, questo fu insufficiente perché l’esenzione garantita ai creditori “ufficiali” (Bce e Stati) lo rese troppo limitato.


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