In 600 milioni restano al buio

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Metà  della popolazione indiana – circa 600 milioni di persone – sono rimaste per parecchie ore senza energia elettrica, ieri. Un gigantesco black out, e il secondo in due giorni. Lunedì l’intero settore Nord della rete elettrica nazionale era collassato: è successo alle 2,35 del mattino e la situazione non è tornata a normalità  che parecchie ore dopo. Ma alle 13 di ieri ecco il nuovo black-out, ancora più ampio del giorno precedente: questa volta sono collassati i settori Nord, Est e Nordest.
Un’altra giornata di semafori spenti e ingorghi spaventosi nelle grandi città , metropolitane ferme nella capitale New Delhi e a Kolkata (Calcutta). Centinaia di treni fermi (il settore nord delle Indian Railways trasporta in media 30 milioni di passeggeri in un giorno). Uffici, banche, mercati hanno sospeso il lavoro. Gli ospedali hanno acceso i generatori d’emergenza (così come l’aeroporto di New Delhi: pare che non si sia mai fermato). Tragedie evitate: quella di 200 minatori intrappolati nei due pozzi di una miniera di carbone nel Bengala occidentale (lo stato di Kolkata), 700 metri sotto terra. Non sono mai stati in pericolo, si è affrettata a far sapere la Eastern Coalfield Ltd, ma è stato necessario attendere per rimettere in fu zione gli ascensori. 
Solo verso sera l’energia era stata ripristinata nel territorio di New Delhi e in buona parte del nord – ma solo in un terzo nello stato dell’Uttar Pradesh, al centro della pianura del Gange, che da solo ha più abitanti di tutto il Brasile, e poi via via altrove – i dirigenti della Power Grid Corporation of India, affannati, promettevano la normalità  entro la tarda serata. 
Restano da chiarire le cause di un collasso così spettacolare. I black out di energia elettrica sono frequenti in India, soprattutto nella stagione estiva quando il consumo aumenta: è arcinoto che il paese sconta un deficit di disponibilità  di energia elettrica (dati ufficiali parlano di un 10% di deficit rispetto al picco della domanda, cioè circa 15 mila MW mancanti). Ma un black out che coinvolge oltre 20 stati è un evento eccezionale (qualcosa di simile era successo nel 2001). Lunedì per riavviare la rete l’India ha comprato energia extra dal piccolo Bhutan. Ma non sarà  questo a risolvere il problema. 
In una dichiarazione alle tv, ieri sera, il ministro per l’energia Sushil Kumal Shinde ha additato alcuni stati che hanno preso più dell’energia a cui avevano diritto da una rete già  sovraccarica. Questo porta a drastici cali di potenziale e quindi al collasso della rete: e poiché non c’è un meccanismo per impedire ai singoli stati di prelevare dalla rete più energia del dovuto, il ministro ora minaccia penalità  a quelli che non si atterranno alle loro quote.
Il deficit energetico è uno dei grandi problemi dell’economia indiana, eppure la produzione è aumentata negli ultimi anni. L’India genera oltre l’80% della sua energia elettrica in centrali termiche (a carbone, lignite o gas naturale); il 3% è energia nucleare, il 12-13% idroelettrico, solo il 2-3% da fonti rinnovabili (solare e eolico). Nel giugno 2012 il paese ha prodotto l’8% di energia elettrica più dello stesso mese 2011, fa notare un esperto del Centre for science and Environment, autorevole centro di studi. La generazione da centrali termiche è aumentata dell’11%, quella da carbone di oltre il 16%. Solo che la domanda sale più della produzione. E ora la situazione è aggravata dalla siccità : l’India dovrebbe essere in piena stagione di piogge monsoniche, ma quest’anno non sono arrivate. Quindi nelle città  milioni di impianti di aria condizionata restano accesi per vincere il caldo, e nelle zone rurali milioni di pompe elettriche sono accese per estrarre l’acqua dai pozzi e irrigare i campi (si profilano raccolti mancari e tragedie rurali). Così la domanda sale, anche oltre i normali picchi. E l’India resta a rischio.


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