Camusso: il Paese è impaurito, ripartire dai giovani

Loading


MILANO «Basta parlare solo di tagli e rigore». Susanna Camusso, aprendo ieri il convegno per il 106esimo anniversario della Cgil, ha chiesto una svolta al governo e più in generale al mondo politico, dopo mesi di lacrime e sangue. Lo ha fatto ricordando la figura del primo segretario della Cgil, quel Giuseppe Di Vittorio che fu un personaggio centrale nel periodo della ricostruzione economica e sociale dell’Italia, dopo la seconda guerra mondiale. In modo particolare il segretario della Cgil ha citato il Piano del lavoro, con cui all’inizio della ricostruzione il suo sindacato sollecitò le classi dirigenti sul tema delle riforme di struttura con un programma che prevedeva la nazionalizzazione dell’energia elettrica e l’incremento dei lavori pubblici nell’edilizia e nell’agricoltura.
LA RICOSTRUZIONE
La Camusso ha spiegato come in questo momento l’Italia sia «un Paese impaurito e impoverito, quindi non si può continuare a raccontargli che ci sono solo tagli e rigore in agenda. Bisogna dare delle prospettive alla gente. Serve una grande proposta e non c’è titolo migliore che parlare di Piano del lavoro, un grande momento della storia italiana . La differenza tra il piano di oggi e quello di allora è che ai tempi di Di Vittorio riguardava il popolo italiano in generale, mentre oggi dobbiamo partire dai giovani».
«Per questo motivo» ha continuato il segretario «abbiamo dedicato il 106esimo anniversario della Cgil al rilancio della parola lavoro. Per questo pensiamo che sia giusto provare a rilanciare il Piano del lavoro, come quello del dopoguerra. Per fortuna oggi manca la guerra, ma come necessità  di ricostruzione non siamo lontani da allora. Noi non siamo certo giovanissimi, eppure non abbiamo memoria di una crisi così difficile per tempi tanto prolungati. Non c’è nessun settore che va bene, non c’è nessuna regione in cui il tema non sia quello della crisi».
La Camusso ha poi spiegato che i giovani dovranno per forza essere al centro di questo piano, perchè sono loro ad essere stati toccati con maggior durezza dalla crisi. Quelli che devono fare i conti con un tasso di disoccupazione da record per gli under 24 e con salari che vanno a picco nel corso dei mesi con una velocità  impressionante.
Il segretario della Cgil si è rivolto proprio a quello che al momento è il segmento della società  più debole dal punto di vista economico ed ha spiegato come oggi proprio i giovani vivano «un’età  infinita perché non raggiungono mai una certezza. La risposta da dare è difficile, visto che per loro si costruiscono vie parallele e precarie. Ma oggi la politica deve dare una prospettiva che non insegua i lavoretti o la precarietà . Dobbiamo invece cercare risposte che diano certezze, strade alternative a quelle percorse fino ad oggi. E bisogna fare in fretta, perchè la situazione attuale lo richiede».
LE FERITE
«Oggi l’Italia è un Paese ferito e pieno di cerotti» ha detto ancora la Camusso «e non mi riferisco soltanto all’aspetto economico. L’Italia è ferita anche e soprattutto dal punto di vista ambientale e del dissesto idrogeologico. Sono ferite che hanno bisogno di essere curato e c’è una relazione tra il dare lavoro ai giovani e l’idea di una cura del paese. Il centro della nostra idea, su cui stiamo lavorando è la cura del paese e il coinvolgimento dei giovani». Un piano necessario in un Paese come il nostro, in cui ben cinque milioni di persone vivono sotto il costante rischio di frane ed alluvioni, frutto del dissesto idrogeologico a cui è stato sottoposto il territorio.


Related Articles

Decreto Poletti, alla Camera c’è fiducia nel precariato

Loading

Anche la Camera ieri ha dato il via libera al «decreto pre­cari per sem­pre» che porta il nome del mini­stro del lavoro Giu­liano Poletti

Lavoratori edili in piazza per pensioni e investimenti

Loading

Domani le manifestazioni. Fillea, Filca e Feneal: «Basta operai over 60 sulle impalcature, bisogna riformare l’Ape»

Pochi laureati e sottoccupati: sono i giovani in cerca di lavoro

Loading

LA RICERCA Unioncamere: il nostro paese fanalino di coda Ue
In Italia meno di un lavoratore su cinque è laureato. In Gran Bretagna sono più del doppio Pochi laureati, sottoccupati, che svolgono mansioni inferiori rispetto al titolo di studio universitario, soprattutto nei settori umanistici.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment