Immigrato ucciso, caccia all’ex datore di lavoro

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ROMA — Una discussione accesa, un chiarimento mai arrivato e un appuntamento finito nel sangue, a colpi di pistola. Tre spari, uno dietro l’altro, a rompere la quiete di una domenica pomeriggio nel parco degli Acquedotti, al Tuscolano, periferia romana. È stato ucciso da un proiettile calibro 38 l’immigrato trovato morto ieri, intorno alle 16.30, dai poliziotti della squadra mobile, proprio alle spalle della chiesa di San Policarpo, al Tuscolano, periferia romana. A sparare è stato il suo ex datore di lavoro, un calabrese, che ha freddato l’uomo su una panchina del parco, davanti al figlio di 17 anni. La vittima, un sudanese di 30 anni, non aveva con sé né carta d’identità  né patente, solo il certificato dell’ultima sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati. Quando sono arrivati gli agenti, lo stringeva ancora in mano. Un particolare che per gli investigatori guidati dal primo dirigente Renato Cortese potrebbe costituire il movente dell’omicidio.
Il calabrese, già  proprietario di molti bar in Calabria, Marche e Umbria, aveva dato lavoro al sudanese qualche tempo fa, poi il rapporto si era interrotto. Ma per avere quel permesso di soggiorno con molta probabilità , ipotizzano i poliziotti, serviva qualcosa all’immigrato che l’uomo, 40 anni, non voleva concedergli. E la vittima aveva insistito parecchio per incontrare l’ex datore di lavoro, così almeno raccontano i tabulati del suo cellulare dove sono registrate numerose telefonate tra i due nelle ultime settimane. Certo non poteva immaginare che al rendez vous tanto atteso l’imprenditore calabrese di presentasse armato e che quella discussione potesse sfociare in un’esecuzione.
Vicino allo straniero la Scientifica ha trovato due bossoli, il terzo colpo l’aveva raggiunto al petto. A sparare, secondo quanto riferito da alcuni testimoni che facevano jogging nel parco, sarebbe stato «un uomo con un giaccone grigio e degli occhiali da sole tipo Rayban». Insieme a lui un ragazzo. Le forze dell’ordine grazie al numero di targa dell’Alfa Romeo che è fuggita a tutta velocità , subito dopo gli spari, sono risaliti all’identità  di padre e figlio. E da ieri pomeriggio gli agenti hanno istituito in città  numerosi posti di blocco, alla ricerca di quell’auto sfrecciata su via Lemonia e sparita nel nulla.
L’area verde che divide Appia e Tuscolana era già  stata teatro di un duplice omicidio il 20 luglio del 2008. Quel giorno furono due i cadaveri trovati nel parco degli Acquedotti, un romeno di 21 anni e un polacco di 50. «L’emergenza criminalità  nella capitale — dice il consigliere del Pd Dario Nanni, membro della Commissione sicurezza — é ormai una costante che condiziona pesantemente la quotidianità  dei romani e l’economia cittadina. Senza una fattiva collaborazione tra cittadini e polizia non si esce dall’emergenza».


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