Il Monopoli miliardario dei nuovi padroni asiatici così Londra cambia volto

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LONDRA â€” Una volta c’erano gli arabi. Poi sono arrivati i russi. Adesso è il turno degli asiatici. Sono loro i nuovi “padroni” di Londra. Gli inglesi, e tutti gli altri che visitano la capitale britannica per turismo o affari, non se ne sono ancora bene accorti, perché l’invasione è cominciata da poco; e perché gli investitori venuti dall’Estremo Oriente sono meno appariscenti dei loro predecessori, anzi amano il riserbo. Ma un’indagine di una grande agenzia immobiliare, rilanciata ieri in prima pagina dal
Financial Times,
rivela le dimensioni macroscopiche del fenomeno: nel 2012 costruttori, fondi pensione e miliardari provenienti dall’Asia hanno speso 2 miliardi e mezzo di sterline (3 miliardi di euro) per acquistare grattacieli, palazzi art deco e terreni lungo le rive del Tamigi, quattro volte di più del 2010. E grazie a loro Londra è diventata il più ricco mercato immobiliare del pianeta, attirando 13 dei 177 miliardi di sterline spesi globalmente in questo gigantesco gioco del Monopoli: si acquistano quasi più case sotto il Big Ben che a New York e a Parigi messe insieme.
I nuovi “padroni” asiatici della città , secondo il rapporto della Real Capital Analytics, stanno spartendosela quartiere per quartiere. I malesi si sono presi Battersea, la riva meridionale del Tamigi attorno all’ex-centrale elettrica più grande d’Europa, diventata famosa per la copertina di un indimenticabile album dei Pink Floyd (“Animals”). Cinesi, indonesiani e Singapore investono nella City, attorno alla cittadella finanziaria. I sud-coreani fanno shopping di mattoni più a est, dalle parti di Canary Wharf, il nuovo avveniristico polo di banche e studi legali. Ad acquistare sono sia i cosiddetti investitori istituzionali, ossia fondi pensione, fondi di investimento, bracci finanziari di governi, come la China Investment Corporation, che recentemente si è portata via l’ex-quartier generale della Deutsche Bank a Londra per l’inezia (vista da Pechino) di 245 milioni di sterline (308 milioni di euro); sia singoli investitori e super palazzinari d’Asia.
Il colpo più sensazionale, quello che ha dato la sveglia alla metropoli, facendo capire ai londinesi che è comparso un nuovo padrone, lo ha dato indubbiamente la Malesia. Per decenni erano stati fatti piani di ogni genere per riciclare Battersea Power Station, l’immensa centrale elettrica che un tempo dava energia a un quinto di Londra, sulla riva sud del fiume. Doveva diventare un albergo, un parco divertimenti, infine il nuovo stadio del Chelsea di Roman Abramovich, ma nessun progetto
è andato in porto. La Sime Darby, sigla che suona inglese invece viene da Kuala Lampur, se l’è comprata per 400 milioni di sterline (circa 500 milioni di euro) per farne un complesso di appartamenti di lusso, negozi e uffici, salvando il decrepito ma affascinante involucro esterno per ristrutturare quello che c’è dentro. L’altro giorno il sindaco Boris Johnson ha dato il benvenuto alla prima delegazione di ingegneri e architetti, ma è stata una cerimonia spiccia: “Al lavoro” è all’incirca tutto quello che hanno detto. Altro che pirati della Malesia di salgariana memoria: questi — commenta il quotidiano della City — fanno sul serio.
Ma perché gli investitori asiatici hanno deciso di comprare Londra proprio adesso? E perché non Berlino o Roma? Gli esperti citano varie ragioni. Una è che, dopo il crack finanziario globale del 2007-’08, il mercato immobiliare londinese è crollato più di ogni altro al mondo, tranne Madrid, perdendo il 55 per cento del suo valore: giocare al Monopoli qui, di colpo, è diventato un buon affare. Un’altra è che da nessun’altra parte i prezzi delle case promettono di rimbalzare verso l’alto come a Londra. E un terzo motivo è che molti investitori asiatici hanno studiato all’università  a Londra: così quando hanno ricevuto luce verde per investire all’estero si sono diretti verso la città  della loro giovinezza, del loro primo amore (in ogni senso).
Naturalmente a Londra non comprano solo malesi, indiani e cinesi. Continuano a investire sul mattone anche sceicchi del Medio Oriente, basti pensare all’emiro del Qatar che due anni fa ha acquistato i grandi magazzini Harrods, e nuovi ricchi di Russia, da Abramovich, proprietario del Chelsea football Club, a Usmanov, proprietario dell’Arsenal, per citare lo shopping limitato soltanto al pallone. E comprano case qui, come se fossero i saldi di fine stagione, anche gli italiani in fuga da crisi dell’euro e minacce fiscali, balzati in testa agli acquisti di immobili come categoria di investitori stranieri nel triangolo del lusso, Chelsea- South Kensington-Belgravia. Comprano e costruiscono tutti, insomma, facendo della città  più grande d’Europa (8 milioni di abitanti, 12 con i sobborghi) un immenso cantiere, dall’East End appena rinnovato dalle Olimpiadi ai dintorni di Battersea dove sorgeranno grappoli di grattacieli. Ma il nuovo padrone di Londra è l’Asia. Come meravigliarsene, visto che è il nuovo padrone del mondo?


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