LE FORZE DEL [DIS]ORDINE

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I tentativi di mediazione delle sound system organizzatrici dell’evento – che tra l’altro si erano preoccupate di
avere all’interno del rave interventi di prevenzione, riduzione dei rischi correlati all’uso di sostanze e pronto
soccorso – non hanno trovato ascolto nel cercare di spiegare alle Forze dell’Ordine che i partecipanti al rave
non potevano essere fatti defluire nel giro di pochi istanti, ma che era invece necessario ridurre
gradualmente la musica e terminare l’evento per le prime ore dell’alba, per permettere ai ragazzi di lasciare
tranquillamente il luogo, usufruendo della luce del giorno.
Al contrario, l’intervento messo in atto dalle forze dell’ordine ha rischiato di provocare danni sia ai
partecipanti dell’evento che ad altre persone: molti ragazzi e ragazze sono stati obbligati a mettersi alla
guida in un momento in cui sarebbe stato meglio poter usufruire di uno spazio di decompressione dove
poter riacquistare la lucidità  e la tranquillità  necessaria alla conduzione di un mezzo di trasporto: non si
intende alludere solo agli stati alterati di coscienza dati dall’assunzione di alcool e droghe ma anche allo
stato di agitazione e di shock in cui una persona può sentirsi dopo essersi ritrovata all’interno di una
guerriglia, mentre pensava di essere a una festa. Ci sono stati feriti e danni ingenti a strumenti e materiali. I
soccorsi sono stati rallentati, le ambulanze tenute lontane.
Come operatori delle dipendenze, esperti di riduzione dei rischi nei luoghi del divertimento giovanile,
stigmatizziamo questa scelta politica repressiva, che non fa che ampliare l’area della invisibilità  e della
criminalizzazione di comportamenti che nulla hanno di criminale, aumentando insicurezza e rischi.
Stigmatizziamo il fatto che anche l’intervento di Cusago rientra nella sciagurata linea del Dipartimento
nazionale antidroga, che ripetutamente e ufficialmente ha invocato l’approccio repressivo contro le feste non
legali invece di preoccuparsi – come dovrebbe – di offrire in quei luoghi – legali o illegali che siano- servizi e
interventi utili a metter in sicurezza i contesti e a proteggere i giovani. Decenni di esperienza europea e
anche italiana insegnano come gli interventi di riduzione dei rischi siano funzionali in questi ambiti: in Italia
faticano ad affermarsi evidenze di questo genere per assurde resistenze ideologiche, ma qui si è passato il
segno perché la strategia posta in essere è stata improntata all’incremento dei rischi e solo una causalità  di
eventi favorevoli ha evitato che alle lesioni seguissero dei lutti… Una ragazza è ora in coma farmacologico,
non per un overdose da sostanza psicotropa, non perché abbia causato un incidente sotto l’effetto di alcol,
ma perché è stata brutalmente picchiata da chi avrebbe formalmente il compito di tutelarla… non è
accettabile. E non è più accettabile che governo e regioni taglino i fondi per interventi mirati alla salute e alla
sicurezza dei più giovani, mentre sperperano denaro in operazioni di polizia dannose, rischiose e fuori
controllo e in campagne mediatiche solo allarmistiche, terrorizzanti e stigmatizzanti.

Itardd (Rete Italiana Riduzione del Danno) – http://www.itardd.net/

Info: segreteria.itardd@gmail.com


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