«Il governo Usa sapeva dell’amante di Petraeus»

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WASHINGTON — È il 26 ottobre. Paula Broadwell è in un momento difficile. Pochi giorni prima l’Fbi l’ha interrogata sulla sua relazione con il direttore della Cia, David Petraeus. Lei si distrae con le conferenze. Ne tiene una a Denver dove spiattella una verità  sconosciuta: «Nella base segreta dell’intelligence Usa a Bengasi erano trattenuti 2 prigionieri e gli estremisti libici hanno attaccato il consolato sperando di ottenerne il rilascio». Aggiunge che Petraeus sa tutto. Una bomba. Che «esplode» solo quando emerge lo scandalo. Le fonti ufficiali smentiscono ma la ricostruzione solleva interrogativi ed ha il sapore di una vendetta.
Il focus della storia ora è «chi sapeva» e «quando». Lo chiede il Congresso, convinto che in troppi abbiano mentito. Ieri il Wall Street Journal ha rivelato che il responsabile della Giustizia, Eric Holder, è stato avvertito alla fine dell’estate. Dunque molto prima di quello fino ad oggi sostenuto. Infatti, la Casa Bianca ha sempre affermato di aver ricevuto una comunicazione ufficiale il 7 novembre, all’indomani del voto. Pochi lo credono, insinuano una manovra per non disturbare le elezioni. E si attaccano alla catena di eventi. L’Fbi si era messa al lavoro a maggio quando Jill Kelley, 37 anni, un’amica della famiglia Petraeus, che vive a Tampa (Florida) riceve una decina di email minacciose dove però non è citato il generale. «So quello che hai fatto…Stai distante da lui», quindi parole che la spaventano. Si rivolge a un agente Fbi e i federali, attraverso controlli elettronici, scoprono chi li ha spediti. Paula Broadwell. Scavando nel computer trovano poi il legame con il generale, gli scambi a luci rosse e anche uno strana email dove c’è la famosa frase «sotto la scrivania». Credono che sia un ricatto, invece è roba di sesso.
Durante le verifiche nel pc di Paula si imbattono in documenti riservati. È allora che il rapporto raggiunge le stanze più importanti. I congressisti vogliono sapere quali, tanto più che alcuni di loro erano stati messi in allarme da una soffiata. Per la precisione Eric Cantor, capo della maggioranza repubblicana alla Camera, riceve il 26 ottobre una telefonata da un informatore interno al Bureau. Inoltre attendono spiegazioni sul comportamento dell’Fbi che doveva avvisare il Parlamento. I deputati sono inquieti per un’eventuale fuga di notizie top secret e continuano a sospettare che Bengasi, in tutta questa vicenda, c’entri eccome. Paula ha «barato» sulla questione dei prigionieri in mano alla Cia? Non sembra. La tv Fox ha raccontato una storia con gli stessi ingredienti aggiungendo che i detenuti sono stati consegnati in seguito ai libici. Le sortite dell’amante delusa evidenziano due fattori. Primo. La ragazza doveva essere fermata prima che facesse danni. Secondo. Il generale, a questo punto, non poteva essere salvato.
Sommersi dalle indiscrezioni, i protagonisti hanno abbozzato una difesa. Petraeus, «dispiaciuto», ha affermato di aver tradito una sola volta (con Paula) e si è detto sotto choc per le minacce che ha ricevuto Jill Kelley. Al punto che, commettendo un’altra imprudenza, quando ne è stato informato ha scritto all’amante chiedendo di piantarla. Quindi ha escluso che carte riservate siano finite in mano all’amica. Il padre di Paula ha invitato ad aspettare: «C’è ben di più della relazione clandestina. La verità  emergerà ». Tutti dettagli che hanno scosso la moglie di Petraeus, Holly, «furiosa» davanti allo scempio. Prolungato.
Per la stampa la storia tra i due è iniziata nel settembre 2011. Un momento importante, perché l’ufficiale si era tolto la divisa per passare alla Cia. L’aver consumato il tradimento da civile gli ha risparmiato l’incriminazione davanti alla Corte marziale. Davvero non c’è stato nulla durante i due anni in Afghanistan? I racconti farebbero pensare al contrario. Il rapporto è finito tra giugno e luglio di quest’anno ma la coppia è rimasta in contatto perché Paula aveva bisogno di consigli per la sua ricerca. Holly, raccontano, non l’ha presa bene.
Guido Olimpio


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