Il carbone risorpassa il petrolio Aie: inquina, ma entro 10 anni sarà  la prima fonte energetica

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MILANO — Tra gli esperti di inquinamento ambientale, qualcuno lo ha già  battezzato, con scarsa fantasia, il “pericolo giallo”, perché ha origine nelle economie emergenti dell’Asia. Anche se a determinare la nuova minaccia per l’atmosfera sarà  l’oro nero. Ma non è il petrolio: come in una fotografia sgranata di fine Ottocento, il “vecchio” che avanza ha il colore e la composizione del carbone, destinato nel volgere di un decennio a diventare il combustibile più usato nel mondo per produrre energia. Con tanti saluti alla lotta alle emissioni di CO2 e tanti ringraziamenti a Cina e India, la cui domanda di combustibile per sostenere la crescita è alla base del sorpasso tra le due materie prime.
A decretare il sorpasso sul petrolio è stata, in un report di pochi giorni fa, l’Aie, l’agenzia internazionale dell’energia, i cui esperti hanno calcolato che la tendenza in atto per tutto l’ultimo decennio – – in cui la domanda di carbone è salita del 55% – proseguirà  anche nel prossimo. La domanda di carbone è vista salire in tutto il mondo, sulla base di un 3-4% annuo – tranne che negli Stati Uniti. Anzi, quanto sta avvenendo negli Usa è uno dei fattori alla base del fenomeno.
Da tre anni a questa parte, l’America nel Nord ha conosciuto un boom dell’estrazione del cosiddetto shale gas, il metano estratto dalle rocce e dalle sabbie. La produzione di gas è salita nell’arco di un triennio del 60%, rendendo gli Usa indipendenti dalle importazioni. Contemporaneamente, ha fatto crollare il prezzo del gas sul mercato spot (quello che si rifornisce via nave) e mandando fuori mercato i contratti di lungo periodo (quelli che si riforniscono attraverso i gasdotti). Tanto gas a prezzi più
convenienti ha fatto esplodere la bolla dei prezzi del carbone, rendendolo ancora più vantaggioso.
Il costo ridotto del carbone, unito alla domanda in crescita di India e, soprattutto, Cina decreterà  il sorpasso sul petrolio: l’Aie ha calcolato che già  nel 2017 Pechino
coprirà  il 50 per cento della domanda mondiale. Sempre secondo l’Agenzia, in Cina le importazioni hanno superato la produzione locale e nel 2011 ha superato il Giappone, paese leader nell’ultimo decennio.
Del resto, i numeri che girano tra gli esperti lasciano pochi margini di dubbio. Prima di Natale, la società  specializzata Wood McKenzie ha pubblicato un rapporto in cui rivela come nel 2010 il consumo di carbone nel mondo sia cresciuta del 6%, il doppio del gas e quattro volte il petrolio. Soltanto le fonti rinnovabili hanno numeri più importanti, ma stiamo parlando di fonti che coprono ancora una percentuale limitata della produzione energetica. Al momento, il carbone copre il 40% della produzione mondiale di energia, una percentuale che sale al 70% se guardiamo alla sola attività  siderurgica.
Il crollo dei prezzi consente l’utilizzo del carbone, nonostante il costo aggiuntivo dei certificati legati all’emissione della CO2 (per i Paesi che hanno aderito al protocollo di Kyoto, s’intende). Perché il carbone ha questo difetto: è più economico ma anche più inquinante. Nel 2009, il 43% della CO2 è stata emessa dalla combustione del carbone. E a parità  di energia primaria disponibile, le emissioni sono il 30 per cento superiori a quelle del petrolio e al 70% di quelle del gas naturale.
E in Italia? Secondo Assocarboni, il nostro paese chiuderà  l’anno con un aumento delle importazioni del 12 per cento per lo più destinato ai 12 impianti elettrici alimentati a coke che contribuiscono a circa l’11 per cento della produzione elettrica (ma anche al 30% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale, secondo il Wwf). Siamo, comunque, molto lontani dai numeri della media Ue, dove il carbone copre il 20% del fabbisogno energetico. E anche la crescita del 2012 è ridotta rispetto ad altre nazioni: Gran Bretagna, Spagna e Germania hanno aumentato la domanda di carbone rispettivamente del 40, 15 e 10 per cento.


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