Spinta alla lista unica con nome al Senato e forse alla Camera

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ROMA — La risposta all’appello sulla sua «agenda», lanciato domenica in conferenza stampa, non c’è ancora: arriverà  solo fra qualche giorno, probabilmente dopo il discorso di fine anno del capo dello Stato, per osservare un «rispetto istituzionale» nei suoi confronti e non dare la minima impressione di volere inferire con il messaggio forse più delicato e più importante del Colle, perché arriva alla fine del settennato.
Ma la conferma della «salita» in politica c’è, e come: lo dimostra l’accoglienza al primo tweet ufficiale di Mario Monti, accompagnata da un forte crescendo di follower, nella serata di ieri già  36 mila. A Palazzo Chigi non si nasconde la soddisfazione per questa adesione del mondo web al progetto centrista del Professore, che proprio in queste ore sta aprendo il suo programma alla rete per capire il giudizio che ne ha la società  civile.
Un’altra scelta, che pare ormai assodata, è che Monti offrirà  il suo nome allo schieramento che sosterrà  la sua «agenda» e che, a sua volta, incrocia la sua forza proprio nella «salita» del Professore in politica. I dubbi che restano sono invece quelli su come il movimento centrista, con le sue diverse anime, partitiche (Udc e Fli) e di società  civile (Verso la Terza Repubblica di Montezemolo e Riccardi) sarà  rappresentato nella gara elettorale. In altre parole il nodo che Monti dovrà  sciogliere in queste ore è quello sulla lista unitaria. Al momento la partita è ancora aperta. Certo, questa soluzione sarà  inevitabile al Senato, per i condizionamenti dettati dal Porcellum (soglia per la coalizione al 20 per cento a Palazzo Madama, ma 8% per la singola lista su base regionale, percentuale molto più facile da raggiungere). Lì si dà  ormai per certa la presentazione di alcuni big di partito come Pier Ferdinando Casini.
E alla Camera? Le pressioni per la lista unitaria sono molto forti, anche perché c’è il problema della collocazione, fra i candidati, di personalità , pure di governo (fra tutti il ministro Corrado Passera) che si riconoscono nel pensiero montiano, ma che non sono inserite in una delle sigle già  esistenti (nè di partito, nè di società  civile). Monti non è contrario in linea di principio, ma preferisce attendere ancora qualche ora o qualche giorno. Vuole raccogliere «le reazioni della gente» (intesa come cittadini) alla sua proposta, non solo quella di chi già  lo appoggia apertamente, e vedere quali saranno i risultati dei primi sondaggi con il suo nome su una o più liste. Perché questa è la novità  da testare.
Dopo la conferenza stampa di domenica scorsa infatti l’offerta politica del centro è cambiata sia politicamente che dal punto di vista delle forze in campo. E la novità  è proprio quella della sua persona-nome in gara. L’impegno attraverso lo strumento twitter lo conferma. Perché al professore interessa molto cercare di capire che cosa pensano davvero gli italiani del suo programma e se, attorno alle sue idee, sia possibile risvegliare l’interesse di quella vasta area dell’astensione che potrebbe fare la differenza e ridimensionare le quote di Pd e Pdl.
Ma sulla lista unitaria ci sono anche dubbi più politici, espressi in queste ore dall’Udc. Fino a qualche giorno fa favorevole, ora il partito di Casini si interroga su quali potrebbero essere gli effetti della supervisione montiana sui candidati. Vorrebbe che venisse riconosciuto «il ruolo» politico (di fedeltà  a Monti) avuto durante tutto il suo governo. Ma il controllo sui nomi si preannuncia «severo» in ogni caso e se gli udc relegano ad un «dettaglio» la scelta su una o più liste, ammettono che si tratta di «un dettaglio importante»: in caso di listone la verifica dei nomi sarà  più stringente mentre, per forza di cose, la libertà  di scelta nelle eventuali singole sigle sarà  maggiore. E risolverebbe in parte le resistenze di fronte ad alcune candidature udc sotto osservazione. Come anche il «caso Fini», che a quel punto potrebbe avere una soluzione con la presentazione della lista Fli. In queste ore comunque la situazione è in divenire, di ora in ora. C’è anche chi ipotizza la creazione di una fondazione, per gestire il comitato elettorale, mentre altri parlano di una possibile «lista personale» di Monti accanto alle altre per facilitare la discesa in campo di alcune personalità  e di alcuni ministri (appunto come Passera). E Pietro Ichino, approdato nel centro montiano, sostiene che sorgerà  «una forza nuova con alcune figure che vengono dalla scorsa legislatura, ma che saranno poche e attentamente filtrate dal presidente Monti».
Ovviamente, in caso di liste separate (anche se tutte collegate al nome e all’agenda di Monti), ci sarà  per chi è fuori del Parlamento, come i futuri candidati di Verso la Terza Repubblica di Montezemolo e Riccardi, il problema di raccogliere le firme. Ma Andrea Romano di Italia Futura sostiene che non si tratta di un problema: «Le stiamo raccogliendo ormai da tempo su tutto il territorio nazionale. Siamo pronti alla sfida». Saranno decisive le prossime ore, con incontri riservati e non che dovranno dire una parola definitiva sulle liste entro due o tre giorni al massimo. Seguirà  l’annuncio ufficiale — quello con cui Mario Monti accetterà  in modo definitivo la «salita» in politica, dopo avere registrato le adesioni di tutta la società  al suo progetto — che verrà  fissato quasi certamente dopo Capodanno. Perché non è intenzione del premier dimissionario e ormai già  di fatto nell’agone politico, dare l’idea di volere interferire nel discorso di fine anno di Giorgio Napolitano. Che sarà  l’ultimo del settennato. E che dovrà  per forza toccare anche l’esperienza, da lui fortemente voluta, del governo tecnico del Professore.


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