Autostrade in rivolta: “Pedaggi troppo bassi”

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ROMA — Per gli automobilisti arrivati ieri al casello è stato un (mezzo) sospiro di sollievo. Anno nuovo e pedaggi più cari, ma meno del previsto, in media del 2,91%. E su alcune autostrade, come la Milano-Torino o la Brescia-Padova, stesse tariffe del 2012. Per i concessionari però, che avevano chiesto un aumento del 3,9%, la decisione del governo è «incomprensibile ». Tra adeguamenti negati e altri dimezzati, gli investimenti previsti per i prossimi anni «sono ora da considerarsi a rischio », denuncia l’Aiscat, associazione di settore. Che con un comunicato minaccia azioni legali a tutela delle società  autostradali, molte delle quali quotate in Borsa.
Il decreto dei ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia è arrivato domenica 30 dicembre. Penultimo giorno utile, altro motivo di protesta degli operatori, nonostante l’adeguamento delle tariffe sia previsto ogni anno. A norma di legge i ritocchi sono legati agli investimenti, pianificati o già  realizzati dai vari concessionari. Da qui le differenze tra le tratte: per auto o camion che percorrono il Brennero l’aumento è stato dell’1,21%, più alto (3,47%) sulla Milano-Roma-Napoli, controllata da Autostrade per l’Italia. Una stangata invece è arrivata per chi si sposta tra Venezia e Trieste, su Autovie Venete il pedaggio è salito del 12,63%, anche per finanziare la costruzione della terza corsia dell’A4. Mentre il primato dei rincari va a passante di Mestre (+13,55%) e raccordo della Valle d’Aosta (+14,44%).
In media però, precisa il governo, il rincaro è “solo” del 2,91%. «Un valore eccessivo e superiore al tasso di inflazione — denunciano le associazioni dei consumatori — con pesanti ricadute per automobilisti e commercio su gomma». Ma molto più basso del 3,9% anticipato nei giorni scorsi sulla base della proposta dell’Anas. «Troppo basso», commentano le società  autostradali nella loro nota. Anche perché per quattro concessioni gli aumenti sono stati sospesi. Si tratta della Torino-Milano e della Torino-Piacenza, entrambe controllate dal gruppo Gavio, della Brescia-Padova e della Tirrenica. Mentre nel caso di Autostrade per l’Italia, per la cui controllante Atlantia si sta studiando in queste ore la fusione con Gemina, di Ativa (Torino- Ivrea) e di Milano-Serravalle, sono stati inferiori alle richieste. «Una decisione cautelativa, in attesa del perfezionamento dei rispettivi piani economici finanziari», scrive il ministero dello Sviluppo, ad indicare che l’adeguamento potrebbe arrivare in futuro, quando gli impegni dei concessionari saranno a bilancio.
Decisione grave, ribatte l’Aiscat, perché gli investimenti sono già  nero su bianco: «2,2 miliardi di euro nel 2011, cioè il 10% in più rispetto al 2010, e 40 miliardi per i prossimi anni. Investimenti — prosegue il comunicato — il cui finanziamento è da considerarsi a rischio se viene meno la certezza regolatoria, con pesanti conseguenze per il sistema autostradale e per il sistema Paese». Per difendere i diritti dei suoi membri l’associazione starebbe quindi valutando di intraprendere un’azione legale contro il governo.


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