Pagelle ai partiti: al primo posto lo scudo anti-spread

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Ricordate la lettera della Bce al governo Berlusconi del 5 agosto 2011? Fu in quel momento che iniziò la caduta della coalizione di centrodestra. Bene, delle molte raccomandazioni — in realtà  solleciti perentori — che avanzava, al fine di spingere per riforme significative, a oggi l’Italia ne ha attuata pienamente una sola, quella delle pensioni. Per il resto, gli inviti — firmati da Jean-Claude Trichet, allora presidente della Banca centrale europea, e da Mario Draghi, designato a succedergli — sono stati ignorati o attuati in parte minima. La lettera subordinava l’appoggio della Bce all’Italia, in un momento difficile con lo spread sui titoli tedeschi a 400 punti, al percorso di riforme che aveva tracciato.
È da questa missiva famosa che è partito l’Istituto Bruno Leoni (Ibl) per realizzare il proprio «Manuale» rivolto a tutti i parlamentari che saranno eletti il 24 e 25 febbraio (ma anche ai cittadini): ricordare cos’è quella che il think-tank definisce «Agenda Draghi» e sottolineare come non solo non sia stata realizzata ma, in fondo, nemmeno presa in considerazione sul serio. Al punto che l’Istituto — di ispirazione liberale — avanza ai partiti una proposta in qualche modo provocatoria. Suggerisce che la prima cosa che il nuovo presidente del Consiglio dovrebbe fare, appena terminato il giuramento al Quirinale, sarebbe quella di chiedere l’attivazione dello «scudo anti-spread», cioè dovrebbe firmare un memorandum nel quale si impegna con l’Europa in modo vincolante a seguire un percorso di riduzione del deficit e del debito in cambio della garanzia che la Bce intervenga sui mercati per comprare titoli pubblici italiani (così mantenendo bassi i tassi d’interesse). Per quante agende si scrivano e per quanti impegni si prendano a parole, l’Italia e i suoi partiti hanno infatti un problema di credibilità  â€” dice il Bruno Leoni — e questo sarebbe un modo per superarlo.
Non è probabile che i partiti che vinceranno le elezioni — qualsiasi essi siano — seguano il consiglio: secondo l’Ibl, però, sarebbe meglio aprire lo scudo in un momento di tranquillità  dei mercati e di inizio di un fase politica che non dopo, sotto la pressione di uno spread che cresce e quando chiederne l’attivazione sarebbe visto come un fallimento politico. Al riparo di questo ombrello, potrebbero essere condotte le riforme di cui l’Italia ha bisogno, non solo per tenere sotto controllo i conti pubblici ma soprattutto per rimetterla su un terreno di crescita economica. La tendenza singolarmente più allarmante che vive il Paese, infatti, è l’incapacità  di crescere, nota il manuale (intitolato Liberare l’Italia): «Il dato più impressionante è che nel periodo 1996-2012 l’Italia ha avuto tassi di crescita sistematicamente inferiori alla media (della Ue) di circa 0,8 punti percentuali all’anno», nell’ultimo quinquennio addirittura dell’1,2% inferiori. Nel primo decennio degli anni Duemila, nel mondo solo Haiti ha fatto peggio per quel che riguarda la crescita.
Il documento, insomma, vuole dare sostanza alla «Agenda Draghi», cioè ai contenuti della lettera della Bce dell’agosto 2011 che chiedeva liberalizzazioni e privatizzazioni, riforme della contrattazione collettiva e del mercato del lavoro, correzioni anche automatiche del bilancio pubblico, revisione del funzionamento dell’amministrazione dello Stato. «In un Paese dove i partiti sono senza programma, il nostro è un programma senza partito», dice Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni. Il documento — 280 pagine con analisi e proposte articolate in molti ambiti (scuola, sanità , giustizia, amministrazione pubblica, mercato del lavoro, oltre che finanza pubblica) — sarà  discusso a inizio febbraio a Roma dai responsabili economici dei partiti e poi distribuito a tutti i parlamentari eletti. In parallelo, l’Istituto ha preparato un sito web — liberarelitalia.it — che lo pubblica e lo illustra con testi e video. E nel quale dà  un voto — da uno, il minimo, a cinque, il massimo — ai programmi dei partiti, sempre secondo il punto di vista liberale dell’Istituto e con riferimento alla «Agenda Draghi»: Pd, Pdl, Ingroia e Pirati, 1,5; Movimento Cinque Stelle, 2; Lista Monti, 3; Fare per fermare il declino, 4.
Danilo Taino


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