Bruxelles amplia la Tobin Tax ora la City è a rischio imposta

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BRUXELLES — La Commissione ha presentato ieri il nuovo testo della “Tobin tax”, la tassa sulle transazioni finanziarie, che sarà  ora sottoposto all’esame e all’approvazione degli undici governi che hanno deciso di applicarla. La proposta ricalca in larga misura quella che era già  stata presentata ma non era stata approvata per il veto di numerose
capitali, tra cui Londra. Tuttavia Bruxelles questa volta ha inserito un nuovo criterio che rende tassabili le transazioni su titoli emessi negli undici Paesi anche se avvengono al di fuori dei loro confini. Questo principio dovrebbe penalizzare in modo particolare la City di Londra, dove sono trattati la maggior parte dei titoli finanziari emessi in Europa. Il rifiuto britannico di accettare la Tobin tax, proprio per tutelare la City, rischia dunque di trasformarsi in un autogol.
Gli undici Paesi che hanno lanciato una cooperazione rafforzata per applicare la Financial Transactions Tax (FTT) sono: Germania, Francia, Italia, Spagna, Belgio, Austria, Portogallo, Grecia, Slovacchia, Slovenia ed Estonia. L’Olanda potrebbe aderire all’iniziativa. Il gettito annuo stimato dalla Commissione dovrebbe essere tra i 30 e i 35 miliardi di euro.
La FTT, così come proposta dal commissario alla fiscalità  Algirdas Semeta, si applicherà  ad azioni, obbligazioni e titoli di stato con una trattenuta pari allo 0,1 per cento, mentre sui derivati la tassa sarà  dello 0,01 per cento. Alcuni Paesi, tra cui la Francia, l’Italia e la Spagna, avevano espresso dubbi sull’opportunità  di tassare anche i titoli di stato, per timore di disincentivarne l’acquisto. La Commissione prevede di limitare l’imposizione solo ai titoli che saranno trattati sul mercato secondario, cioè dopo che sono stati acquistati dagli Stati che li emettono. Secondo Bruxelles, tuttavia, il sovrapprezzo eventualmente provocato dall’imposta (dell’ordine dello 0,07 per cento sui tassi di interesse), sarebbe ampiamente ripagato dai proventi della tassazione dei titoli. In ogni modo la proposta della Commissione sarà  ora esaminata ed eventualmente modificata dagli undici governi interessati. La discussione avverrà  in sede Ecofin e vi parteciperanno tutti i 27 Paesi della Ue, ma solo gli undici avranno diritto di voto e le decisioni saranno prese all’unanimità  dei votanti.
La nuova proposta presenta una applicazione molto estensiva della tassa. Essa si applicherà  a tutte le transazioni finanziarie su qualsiasi prodotto che avvengano sul territorio dei Paesi FTT, o che abbiano come contraente un soggetto che vi risiede. Ma dovranno pagarla anche gli operatori esterni all’area che trattassero sul proprio mercato un titolo emesso da un soggetto che risiede nell’area FTT. Se per esempio una banca americana e una cinese si scambiano un titolo italiano o francese alla borsa di Londra o di New York, devono comunque pagare l’imposta. La tassa si applicherà  sia alle società  finanziarie sia agli investitori privati. Gli unici esentati saranno la Bce e il fondo europeo salva stati ESM. Secondo la Commissione, la nuova imposta potrebbe cominciare a diventare operativa dal gennaio dell’anno prossimo.


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