In cella la dama più potente del Messico

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WASHINGTON — «Sulla mia tomba dovranno scrivere questo epitaffio: Qui riposa una guerriera. Lei è morta da guerriera». Elba Esther Gordillo, detta «la maestra», ha pronunciato questa frase il 6 febbraio, in occasione del suo compleanno. Festeggiava 68 anni insieme ai parenti e ai colleghi del potente sindacato degli insegnanti del Messico, lo Snte. Forse la combattiva Elba si aspettava qualche sorpresa. Ma non dalla Mietitrice, bensì dalla Legge. Da ieri «la maestra» medita in una cella del carcere di Santa Martha, vicino alla capitale, dove l’hanno rinchiusa con accuse pesanti. Per la magistratura ha bruciato 200 milioni di dollari del sindacato per interventi di chirurgia plastica — mal riusciti, a giudicare dalle foto —, abiti firmati, una villa in California e sprechi infiniti.
L’arresto della Gordillo, come spesso accade nel Paese quando finisce nella rete un pesce grosso, diventa show. L’hanno portata in prigione con una scorta non solo di agenti, ma anche di soldati. Trattamento riservato ai boss. Poi le autorità  hanno illustrato il caso con diapositive, grafici e foto per mostrare il network creato dalla donna. Una rete di conti e contatti dal Messico alla Svizzera passando per il Liechtenstein attraverso la quale Elba ha gestito i fondi neri.
Ma il clamore non viene certo soltanto per i suoi impicci. Il Messico — dove in sei anni sono sparite più di 26 mila persone e si tagliano le teste — sono abituati ad altro. No, il pandemonio è legato al ruolo. Elba Esther Gordillo è stata definita, senza esagerare, la dama più potente del Messico. Etichetta della rivista Forbes, che l’ha inserita in una delle sue liste Vip, e giudizio condiviso dai suoi concittadini. Ex insegnante, da venti anni alla testa del sindacato con oltre un milione e mezzo di iscritti, Elba è sempre stata considerata un serbatoio di voti. Una sua parola era in grado di spostare i consensi degli elettori da un candidato all’altro. Dunque era corteggiata e temuta. Grazie anche al potere infinito concesso dai regolamenti. Fino a pochi mesi fa era lei a decidere assunzioni e licenziamenti nelle scuole, tutto fatto su base clientelare e senza tener conto delle qualità  degli insegnanti. Un meccanismo che le ha permesso di diventare influente. Un sistema che lei ha sfruttato senza limiti. Oggi ricordano alcuni dei suoi eccessi. Da quelli più banali, come le spese pazze per borsette e capi d’abbigliamento, all’acquisto di 59 giganteschi Suv Hummer destinati a un gruppo di dirigenti. Per lungo tempo membro del Partito rivoluzionario istituzionale, il Pri, è stata messa alla porta nel 2006 dopo una faida. Un’estromissione che l’ha spinta su altri lidi politici ma che non ha fermato i suoi «giri», pubblici e privati. E infatti è rimasta al centro dei giochi.
Le fortune di Elba sono cambiate con l’arrivo alla presidenza di Enrique Peà±a Nieto, giovane e piacione esponente del Pri. Pochi giorni fa ha firmato una legge con la quale ha tolto al sindacato degli insegnanti — e dunque alla «maestra» — il controllo delle assunzioni passandolo alle autorità  federali. Una mossa che i propagandisti del Pri hanno presentato quale un segnale che Nieto è davvero l’uomo delle riforme, capace di spazzare via i «dinosauri». Gli osservatori più cinici — secondo il Los Angeles Times — hanno invece letto la cacciata di Elba come una manovra per schiacciare una donna diventata incontrollabile. Dunque non pulizia, piuttosto eliminazione giudiziaria di una figura che aveva troppe leve nelle sue mani. Se il presidente vuole cambiare le cose, dicono i critici, colpisca anche altri centri di potere e non solo «la maestra».


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