“So che posso fidarmi di Pierluigi anche se Merkel teme un’Italia a sinistra”

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ROMA — L’aut aut di Monti “o con me o con Vendola”? Una caduta di stile, «una sgrammaticatura del Professore». Il giorno dopo la cosiddetta “svolta di Berlino”, e cioè dell’apertura di Bersani al Professore, il leader di Sel considera (quasi) chiuso l’episodio. Dice: «Mi fido di Pierluigi». Anche la logica, oltre al fiuto umano, lo conforta: «Con le primarie abbiamo mobilitato un popolo, costituito un nuovo protagonismo politico, condiviso un programma. Sarebbe un suicidio cancellare tutto questo per una mossa politicista».
Vendola, in queste ore lei ha detto: “Mi auguro che Bersani non si assuma la responsabilità  di rompere l’alleanza”. Davvero pensa che il segretario del Pd farebbe
questo?
«Al di là  delle forzature giornalistiche, una questione emerge chiara: non c’è dubbio che per quanto riguarda il terreno delle riforme istituzionali — ma solo quello — si possa trovare una forma di collaborazione con tutte quelle forze che considerano la Costituzione un punto di riferimento, quindi anche con le forze che fanno capo a Monti. Rimane escluso Berlusconi che usa la Carta come un tirassegno».
E allora a Berlino non è successo niente?
«Diciamo che le parole di Bersani sul dopo-voto sono state pronunciate in un contesto speciale che ne ha fatto dilatare il contenuto ».
Sono state dette in Germania.
«Appunto. Sappiamo che Angela Merkel guarda con grande inquietudine alla prospettiva di una svolta a sinistra dell’Italia. Teme un asse italo-francese, la nascita di quel nuovo nucleo di Europa sociale che i liberisti vorrebbero sgretolare del tutto».
Bersani dice: “Il dialogo con Monti è previsto nella carta d’intenti del centrosinistra”, in funzione di contrasto ai populismi regressivi delle destre. Lei si fida di Bersani no?
«Una volta tanto le rispondo secco: sì, io mi fido di Bersani. E’ uno dei motivi per cui ho deciso quest’alleanza».
Però non è tranquillo di fronte alla sirena centrista.
«Sono tranquillissimo. Io non sono prigioniero politico di nessuno. Con le primarie abbiamo costruito un percorso politico nuovo, abbiamo un programma e si è attivata una mobilitazione di popolo. Difficile cancellare tutto questo. Se il Pd cambiasse alleato dopo le elezioni decreterebbe la fine del centrosinistra. Sarebbe un atto di autolesionismo, un suicidio ».
Il Professore ha posto un aut aut al Pd: chiarisca a se stesso con chi vuol stare e poi faccia aperture.
«In questi mesi tutti a fare l’apologia dello stile di Monti, eppure questa sortita è una grave sgrammaticatura. Il Professore si intromette nel recinto delle altre coalizioni, vorrebbe fare il capo del centrodestra senza Berlusconi e il tutor del centrosinistra bonificato da Vendola e dalla Cgil. Un po’ troppo no?».
Ma c’è qualcosa che salverebbe di Monti?
«Non ho nessun rapporto pregiudiziale né ossessione nei suoi confronti, lo stimo molto. Tra di noi c’è una sostanziosa differenza politico-culturale. Io sono per un Paese più moderno e più libero, più diritti sociali, piu diritti civili. Nella piattaforma del professor Monti di questo non si parla. Abbiamo distanze abissali sul concetto di modernità , penso alla green economy, e distanze abissali sul tema del lavoro. Lui ritiene riformismo la cancellazione dello Statuto dei lavoratori, io ritengo cuore pulsante del riformismo lo Statuto dei lavoratori».
Inconciliabili.
«Inconciliabili. Sull’agenda di governo non possono essere scritte contemporaneamente le ricette del Professor Monti e quelle del centrosinistra. Io credo che non ci siano accordi oggi e penso che non ci saranno dopo il voto».
Come lo vede Monti ministro dell’Economia?
«Fantapolitica».


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