La Ue salva Cipro, piano di aiuti da 10 miliardi

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BRUXELLES — Per la prima volta, dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008, l’Europa chiede ai correntisti delle banche cipriote di pagare almeno in parte il prezzo del loro salvataggio. E subito parte l’assalto agli sportelli. Dopo dieci ore di discussioni accanite, l’Eurogruppo ha deciso di venire in aiuto di Cipro che deve svenarsi per ricapitalizzare le proprie banche. L’Esm, il fondo salva Stati, concederà  a Nicosia un prestito di 10 miliardi di euro a fronte dei 17 che erano stati richiesti. In compenso, ha preteso che il governo cipriota imponesse un prelievo forzoso sui depositi bancari. L’una tantum sarà  del 6,75 per cento sui conti inferiori ai centomila euro e del 9,9 per cento su quelli superiori. I residenti si vedranno «compensare», almeno sulla carta, con il conferimento di azioni delle banche di cui sono depositari per un ammontare pari alla cifra prelevata.
Già  all’alba di ieri, poco dopo la diffusione della notizia dell’accordo raggiunto a Bruxelles, a Cipro c’è stato l’assalto alle banche. Gli istituti erano chiusi e lo resteranno fino a martedì. Ma lunghe file si sono formate davanti i bancomat, dove la gente cercava di ritirare quanto più denaro potesse. Precauzione inutile, perché la disposizione di congelare gli importi dei prelievi forzosi erano già  entrate in vigore.
«La situazione di Cipro è unica, a causa del suo settore bancario ipertrofico, per questo abbiamo deciso di tassare i depositi», ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo Jeoren Dijsselbloem nell’annunciare la decisione. In realtà  il giro di affari delle banche cipriote è almeno sette volte superiore al Pil nazionale. Il settore finanziario è gonfiato da una enorme quantità  di denaro che proviene sia dalla Russia sia da investitori europei che vogliono approfittare delle condizioni estremamente favorevoli offerte dalla legislazione bancaria e fiscale cipriota. Tutto questo ha fatto pesare sull’isola il fondato sospetto di essere un paradiso utilizzato per il riciclaggio di denaro. E ieri il governo ha dovuto pagarne le conseguenze. «La soluzione adottata è dolorosa, ma è l’unica che ci consente di continuare a vivere senza sconvolgimenti», ha detto il neoeletto presidente cipriota Nicos Anastasiades.
In realtà , secondo indiscrezioni, i Paesi del Nord come Germania, Olanda e Finlandia, avrebbero voluto scaricare tutto il peso del salvataggio sui depositi superiori ai centomila euro per colpire la speculazione. Ma la quota sarebbe risultata talmente elevata che lo stesso governo cipriota si è opposto. Anastasiades ha comunque dovuto accettare anche l’imposizione di alzare la tassa sulle società  dal 10 al 12,5 per cento. Un provvedimento che ridimensiona almeno in parte l’immagine di Cipro come paradiso societario.
Il prelievo forzoso dovrebbe fruttare 5,8 miliardi di euro. Con i maggiori introiti della tassa sulle società , si arriva a quei 17 miliardi che il precedente governo cipriota aveva chiesto nel giugno scorso. Bruxelles aveva però calcolato che la concessione dell’intera somma avrebbe reso insostenibile il debito dell’isola, un po’ come era accaduto in passato con quello greco. Con questa soluzione, invece, l’indebitamento non dovrebbe superare il 100 per cento del Pil.


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