«Il mondo non sa davvero chi sia il nuovo Papa»

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BUENOS AIRES. Lo hanno cantato in tutto il mondo come un Papa semplice, un Papa austero, un Papa umile e scherzoso, ma nel suo paese, l’Argentina, non tutti sono d’accordo con questo punto di vista. Superata l’ebbrezza mistica della prima notte, in cui il centro di Buenos Aires e i suoi incroci hanno visto l’euforia quasi calcistica dei fedeli esaltati dal primo papa compaesano, il giorno dopo, la Piazza di Maggio torna a svuotarsi delle bandiere vaticane e riprende il suo ruolo di epicentro della denuncia dei crimini di Stato che l’ha resa celebre nel mondo: l’associazione Abuelas de Plaza de Mayo, che si dedica a cercare i figli strappati ai prigionieri politici dai torturatori dell’ultima dittatura militare, ricorda che il cardinal Bergoglio, oggi, Papa Francesco I, è stato recentemente chiamato a testimoniare in un processo in cui i famigliari di una desaparecida, lo accusano di essere rimasto impassibile davanti alle loro suppliche per la liberazione della ragazza.
Tuttavia, non è questa la prima volta che il nuovo Papa viene messo in una relazione più che compromettente con i militari golpisti. Colui che lo ha fatto nel modo più completo ed esplicito è stato il giornalista ed ex portavoce guerrigliero Horacio Verbitsky, che nel suo libro «L’Isola del silenzio» (Fandango Libri, 2006) racconta del sequestro di Don Virgilio Yorio e don Francisco Jalics, due preti colpevoli di aver voluto educare e sfamare i poveri di Buenos Aires, proprio mentre la povertà  e l’ignoranza erano una politica di governo e forse anche della Curia.
Adolfo Yorio, detto Fito, è il fratello di uno di questi due sacerdoti, sopravvissuto per miracolo al suo martirio senza però averne alcuna beatificazione.
Come ha reagito quando ha saputo che l’uomo accusato di aver consegnato suo fratello nelle mani dei carnefici è stato eletto Papa?
È paradossale: vedo che ai papi si è soliti dare un soprannome, per esempio, Giovanni Paolo II fu chiamato il Papa viaggiatore. Bergoglio lo hanno battezzato il Papa villero, perché ama i poveri (in Argentina le baraccopoli si chiamano “villas”), ebbene, io vi racconto che lui ha voluto togliere di mezzo mio fratello proprio perché li aiutava questi poveri. Spiegatemi se non è paradossale.
Che cosa crede che c’entri Bergoglio nel rapimento di suo fratello?
Mio fratello fu sequestrato assieme a Don Jalics. Prima che questo accadesse aveva già  ricevuto diversi avvertimenti di lasciare perdere la sua attività  educativa nelle favelas. Bergoglio diceva a tutti che Jalics e Virgilio erano due guerriglieri. Poi, quando furono arrestati, i loro torturatori gli dicevano cose sospette, tipo: «Se era per noi stavi ancora tra le baracche, ma qualcuno voleva farti sparire». Oppure gli dicevano: «Lei è un buon prete, ma ha frainteso il Vangelo: quando si parla di poveri nei testi sacri si intende i poveri di spirito, non i poveri veri».
Che cosa potevano volere i militari da un prete?
Credevano che fosse veramente un guerrigliero. Gli perquisirono la casa in cerca di armi. Si immagini, mio fratello con delle armi nascoste in casa. Non trovarono nulla.
Fu torturato a lungo?
Si, lo arrestarono il 23 aprile del 1976, meno di un mese dopo il colpo di Stato. Le prime quattro settimane le passò all’Esma (la Scuola di Meccanica della Marina Argentina, nei cui sotterranei era stato creato un campo di concentramento segreto). Dopo lo trasferirono in un appartamento, dove rimase per quattro mesi incatenato mani e piedi ad una palla di cannone.
Assieme a lui c’era anche Don Jalics?
Si, li tennero sempre insieme.
E poi, come riuscirono a liberarli?
Fu tutto grazie all’intervento del nunzio apostolico (una specie di ambasciatore del Vaticano, ndr), Pio Laghi. Immediatamente dopo il suo rilascio viene messo su un aereo per Roma, questo grazie anche al Cardinale Novak. Se non fosse stato per loro, certamente sia lui che Jalics sarebbero morti sotto i ferri della tortura, così come è accaduto ai loro compagni di sventura.
Come crede possibile che con addosso accuse di questo peso, Bergoglio abbia potuto proseguire una carriera ecclesiastica di successo?
Nella sua storia c’è un fatto strano. Nell’89 si ritira in un monastero sulle colline fuori Cordoba. Chi lo ha visto in quel luogo dice che era taciturno isolato e soprattutto privo del potere che aveva accumulato fino a quel momento. È la fase meno nota della sua vita, poi, arrivò una lettera del cardinal Sodano, diceva: «Tutto a posto, puoi uscire, sei vescovo».
Si aspettava che il conclave potesse avere un esito del genere?
Otto anni fa, nel precedente conclave, Bergoglio stava per essere eletto Papa, ma dicono che, prima che si chiudesse la votazione, abbia insistito per non essere scelto. Nonostante questo, arrivò secondo dopo Ratzinger, quindi, la risposta è sì, me lo aspettavo, anche se non avrei voluto. Quel che credo abbia fatto, è stato solo attendere di avere la certezza di avere la maggioranza dei voti a suo favore.
Ed ora che pontificato si attende da uno come Bergoglio?
Il Vaticano deve affrontare molti problemi e lui è la persona più adatta a risolverli: non ha alcuna pietà  e probabilmente questo gli servirà  a fare ordine.
Crede che il mondo sappia chi si trova davanti?
No, credo che non ne abbia la minima idea. È il Papa e la gente piange e applaude, ma Bergoglio è un angelo e un demone al tempo stesso. Sarebbe capace di vegliare un infermo per notti intere o di tramare nell’ombra per eliminare un concorrente scomodo. Soprattutto per questo va temuto.


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