Bersani-Monti, incontro per cercare una linea comune

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ROMA — Monti e Bersani si sono visti da soli, nello studio del capo del governo, a Palazzo Chigi. I portavoce fuori dalla stanza. Due ore nette di incontro, fra due storie a un punto di svolta, storie in difficoltà : Bersani innervosito dal pressing di Matteo Renzi. Monti di fronte al ridimensionamento delle ambizioni. Monti e Bersani, presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico, hanno convenuto di mettere da parte uno scenario, quello che somma i voti del centrosinistra e quelli di Scelta civica per eleggere da soli un presidente della Repubblica, dopo il quarto scrutinio, quando servirà  la maggioranza semplice. Bersani potrebbe tenere questa ipotesi di riserva, almeno come minaccia, ma Monti non avrebbe alcun vantaggio a legarsi così strettamente al centrosinistra e comunque il suo partito non lo seguirebbe. Dunque, è stato deciso di muoversi assieme riguardo al Quirinale, con questa idea comune sullo sfondo: trovare un presidente «che garantisca la massima corresponsabilità  di tutte le forze politiche». Ci saranno subito incontri fra i gruppi parlamentari del Pd e di Scelta civica, e Bersani continuerà  a sondare gli altri leader, dato che Monti non può svolgere questo lavoro in prima persona, dato il ruolo istituzionale che ancora ricopre. Bersani vedrà  Berlusconi la settimana prossima e sonderà  probabilmente i rappresentanti del Movimento 5 stelle. Per coinvolgere davvero tutti. Poi, se da Grillo arriverà  il rifiuto, «si prenderà  anche questa responsabilità ».
In qualche modo Bersani e Monti ieri pomeriggio hanno deciso che le loro forze politiche faranno «blocco» sul Quirinale, con una procedura di «consultazioni costanti». Ma con il dovere di allargare il più possibile il campo del consenso sul nome del futuro presidente. Ciò non significa, ha tenuto a specificare Bersani, «che dovremo per forza votare un nome non proposto da noi…». Quindi, tanto per ribadire, niente Berlusconi, ma neanche Letta o Schifani. Bersani è anche irritato per il nome di D’Alema, tirato fuori a sorpresa da Berlusconi: un sistema — sostengono al Pd — per bruciare candidati del nostro schieramento. Lo stesso Monti, a questo punto, dovrebbe essere fuori da ogni «rosa», perché Berlusconi lo classifica come «nemico».
Monti ieri era reduce dall’incontro dell’ufficio di presidenza di Scelta civica, mentre mercoledì si è svolta la riunione dei suoi gruppi parlamentari. Nel partito si sta facendo anche strada una linea — promossa da Andrea Romano di Italia Futura(Montezemolo) — per far eleggere al Quirinale una figura del mondo di centrodestra, come segnale di «armistizio», per chiudere un ventennio di grande conflitto, durante il quale — dice Romano — tutti i presidenti sono stati più vicini al centrosinistra.
Il percorso comune stabilito ieri da Monti e Bersani per il Quirinale si sposa con la linea che Bersani ha riproposto per il futuro governo. «Sono convinto — ha detto Bersani a Monti — che presidenza della Repubblica e governo non vadano tenuti collegati». Ed è tornato a spiegare: occorre un «governo di cambiamento», che incida ad esempio su corruzione e conflitto di interessi e che con il Pdl sarebbe impraticabile. Le larghe intese invece sono auspicabili per la Convenzione per le riforme e per il Quirinale, appunto. Sul governo però la visione di Monti e di Scelta civica è diversa. Monti è preoccupato per la tenuta del tessuto civile, ritiene che servirebbe oggi una grande coesione sociale e che occorra trovare punti di compromesso tra le forze politiche, su alcuni argomenti chiave. Il lavoro dei saggi di Napolitano potrebbe essere d’aiuto a tale fine. E, soprattutto, guai a ricorrere alle urne fra breve, con questa legge elettorale. Qui Bersani ha annuito.


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