Non profit, il boom della Cina: oltre 198 mila realtà censite
ROMA – Da metà degli anni novanta a oggi la Cina vive un periodo di ininterrotta crescita del numero organizzazioni nate in seno alla società civile. Perlopiù realtà informali, a dimensione locale e molto legate alle amministrazioni governative, nel 2010 erano oltre 198 mila, tra organizzazioni sociali e fondazioni. Di queste, solo circa l’1 per cento ha un campo d’azione nazionale. Ma oltre al numero ufficiale risultano migliaia – se non milioni – di organizzazioni non censite. A queste realtà , alle difficoltà che incontrano e alle loro lotte quotidiane il periodico “Italia Caritas” di aprile dedica un ampio approfondimento.
Ne emerge che la libertà di azione di queste realtà sociali rimane fortemente circoscritta, specialmente per quelle che operano in materia di lavoro e tutela dei diritti o per quelle che cercano di allargare il proprio raggio d’azione. “Proprio per mantenere il controllo su questo tipo di organizzazioni, il governo cinese ha posto vari ostacoli alla registrazione di entità non profit, costringendo la maggior parte di queste a sopravvivere nell’informalità o a registrarsi come aziende, con i conseguenti oneri economici e la relativa ambiguità di status” riferisce Italia Caritas, secondo cui le organizzazioni che si occupano di diritti dei lavoratori sono tra le realtà più a rischio:
“Nonostante queste ‘ong del lavoro’ siano appena poche decine in tutto il paese, esse sono oggetto di un’attenzione sproporzionata da parte delle autorità ”. Risale solo all’anno scorso la campagna di repressione a Shenzhen, che in sei mesi ha portato alla chiusura di una decina di organizzazioni.
D’altro canto, le autorità cinesi non faticano a collaborare con quelle organizzazioni impegnate a migliorare i servizi alla cittadinanza. È il caso di Zheng Xuejun e della sua organizzazione per l’assistenza ai disabili, attiva nella città di Xuzhou: “Il governo locale non solo concede gratuitamente lo spazio dell’ufficio all’organizzazione, ma in diverse occasioni non ha esitato ad ‘appropriarsi’ delle attività del signor Zheng e a spacciarle come proprie”. Ed è proprio questa mancata indipendenza dallo stato, fondamentale nel contesto europeo o americano, a gettare un’ombra su queste realtà e a far sorgere il dubbio se si possano davvero considerare organizzazioni no profit. “Tuttavia – conclude Italia Caritas -, che si tratti di organizzazioni formali, inserite nella struttura politica dello stato, o di organizzazioni informali, il ruolo di queste realtà nell’affermazione di una cultura della solidarietà , del volontariato, del non profit non può essere sottovalutato”.
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