Riforme, si riparte dal «Mattarellum»

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ROMA — Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello ha partecipato al vertice di maggioranza con il presidente del Consiglio Enrico Letta, poi è salito al Quirinale per un colloquio con il capo dello Stato e, infine, si è dedicato alla preparazione della riunione fissata per lunedì pomeriggio con i senatori e i deputati delle giunte del regolamento per tentare di creare una corsia preferenziale in Parlamento per i disegni di legge governativi. E, alla fine di una giornata molto intensa, Quagliariello ha così sintetizzato lo stato dell’arte del cantiere riforme: «Ne parleremo all’Abbazia di Spineto perché vanno definiti ancora molti passaggi burocratici, ma ormai sul fatto che le riforme verranno fatte dalle Camere non credo ci siano più dubbi».
La strada, dunque, è tracciata e, come dice il premier Letta, stavolta «è senza ritorno». Domani Quagliariello illustrerà  ai colleghi riuniti nell’ex convento il suo piano che prevede l’istituzione di un Comitato consultivo con poteri redigenti, in grado di offrire pareri tecnici alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. L’oggetto del dibattito in seno al governo verterà  allora sulle modalità  di intervento e sulla composizione del Comitato consultivo esterno al Parlamento. La sintesi di una decisione, che pare tecnicamente non semplice, verrà  poi affidata allo stesso Quagliariello che però solo tra una decina di giorni la potrà  illustrare in Parlamento: e sono già  attivati i contatti tra la presidente Anna Finocchiaro e l’omologo Francesco Paolo Sisto sull’ipotesi di conferire solennità  all’audizione del ministro per le Riforme convocando per un giorno nella stessa sede le due commissioni Affari costituzionali.
Il governo Letta, tuttavia, deve dire una parola chiara sulla legge elettorale. Se ne fa subito una «di riserva» per assicurarsi che non si voterà  mai più con il Porcellum? O si aspetta l’esito delle riforme costituzionali? Un’ipotesi, che domani potrebbe essere proposta da Letta ai suoi ministri, è quella di mettere in cantiere un «paracadute» per il ritorno immediato al Mattarellum al fine di scongiurare l’ennesimo voto con il Porcellum. E su questa strada si spinge ancor più in là  la senatrice Anna Finocchiaro: «Penso che si debba scongiurare assolutamente l’ipotesi di poter tornare a votare con il Porcellum, qualora dovessero esserci elezioni prima che le riforme costituzionali siano compiute».
Eppure il deputato del Pd Francesco Sanna, che spesso viene ascoltato da Enrico Letta sulle questioni costituzionali, fa un ragionamento che ben descrive il guado in cui si trova la maggioranza: «Se il sistema mantiene una sua razionalità , profitta della temperie politica e fa le riforme istituzionali, dove la legge elettorale è la norma di chiusura. Se questo è il paradiso, tornare a votare con il Porcellum è l’inferno. Capisco che per fuggirne le fiamme si pensi di cambiare subito la legge elettorale. Si può fare, ma sapendo che in questo caso si dovrà  tornare sul tema, con qualche perdita di tempo».
Insomma, meglio procedere seguendo uno schema in tre tappe (legge elettorale di riserva, riforme costituzionali, legge elettorale definitiva tarata sulla nuova forma di governo) perché, azzarda Sanna forzando il concetto di paradosso, «il Porcellum è la migliore garanzia per concludere la legislatura portando a casa le riforme».
Lunedì, invece, il ministro Quagliariello proporrà  un passo molto più concreto. Ai membri di maggioranza delle giunte per il regolamento di Camera e Senato illustrerà  il contenuto della proposta da lui stesso firmata insieme a Luigi Zanda del Pd (doc.II n.29 della precedente legislatura). Il testo prevede che «il governo, ovvero uno o più presidenti dei gruppi parlamentari, possano chiedere che sia dichiarata l’urgenza per un disegno di legge ottenendo che venga iscritto all’ordine del giorno dell’Assemblea in tempo utile ad assicurare la votazione finale entro 30 giorni dalla data di dichiarazione dell’urgenza». Di questo ieri mattina ha parlato il ministro Dario Franceschini al vertice con la maggioranza non escludendo che nella corsia preferenziale sia ammessa anche una quota di proposte di legge delle minoranze e, perché no, anche dei disegni di legge di iniziativa popolare.


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