Il dramma dei migranti a Catania Morti a 15 metri dalla spiaggia

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CATANIA — Doveva essere il giorno del riscatto di Catania per diventare capitale del turismo con 12.500 croceristi per la prima volta attesi tutti insieme su tre transatlantici in arrivo contemporaneamente la stessa mattina. E invece all’alba di ieri, sulla scia di questi giganti delle vacanze, s’è intrufolato un malandato peschereccio salpato dall’Egitto, sfuggito ad ogni controllo, fino alla Plaja, la spiaggia dorata dei catanesi dove ha rovesciato, davanti al Lido Verde, a 15 metri dalla battigia, una ventina dei 104 migranti a bordo, ignari del tranello di un fondale solo in quel tratto profondo.
Panico, grida, soccorsi impossibili per chi non sapeva nuotare e in sei non ce l’hanno fatta. Cinque trentenni e un ragazzo che non avrà avuto nemmeno 15 anni. Tutti affogati a poche bracciate dalla vita. Raccolti poi in sacche colorate sulla sabbia, fra sdraio e ombrelloni, immagine devastante sovrimpressa sulle foto ricordo di un funereo sabato che segna una svolta. Con ambulanze, gazzelle, auto dei vigili del fuoco, mezzi navali in corsa fra la spiaggia dove infine il peschereccio s’è arenato e le banchine del porto affollate di croceristi disorientati, fra taxi e pullman imbottigliati.
Segna una svolta questa tragedia anche perché la città dell’Etna è sempre stata estranea alle rotte dei disperati del Mediterraneo, mentre adesso si apre un nuovo fronte visto che la carretta condotta da spregiudicati scafisti è arrivata con un carico di egiziani e siriani, intere famiglie, uomini soli, 55 minori, 17 dei quali non accompagnati, 5 donne, una incinta, un neonato di 7 mesi disidratato e ricoverato nel pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi. Una umanità in fuga dalle fibrillazioni del Cairo e dalla guerra civile che frantuma la Siria. Di qui la preoccupazione del sindaco Enzo Bianco che parla di «un momento di lutto per la nostra città». Certo di un dato il sindaco che è stato ministro dell’Interno: «Dovremo attrezzarci per affrontare questo tipo di emergenza, che è locale, nazionale ed europea… Significa che dobbiamo lavorare perché Catania, mutata da terra di emigrazione in terra di immigrazione, diventi sempre di più città dell’accoglienza». E proclama una giornata di lutto cittadino per mercoledì prossimo.
«Il Mediterraneo ha già contato migliaia di morti, spero che l’approdo a Catania sia per i sopravvissuti l’inizio di un nuovo percorso di vita» dice Laura Boldrini, presidente della Camera. «Questa tragedia ripropone con forza la necessità di fermare i mercanti di morte» fa eco il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Allarmato anche il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, che ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio colposo plurimo mentre si cerca di individuare gli scafisti confusi fra i migranti anche con l’aiuto di un telefono satellitare trovato a bordo, in una sacca. Si cercherà di ricostruire la traversata durata una settimana per una avaria finale e cominciata in un porto forse vicino ad Alessandria.
Sempre sul fronte orientale della Sicilia altra emergenza a sud di Siracusa con 83 migranti soccorsi dalla Guardia costiera a 73 miglia a sud-est di Capo Passero. Salvati 22 minori e 15 donne, un disabile, un uomo con tre fratture e diversi disperati assiderati o disidratati, tutti a quanto pare di nazionalità eritrea. Ce l’hanno fatta grazie all’allerta di un aereo e di un elicottero intervenuti insieme con l’equipaggio del mercantile americano Maerk Utah. Prova di una solidarietà spesso negata. Come è accaduto la scorsa settimana a un’altra carretta «respinta» dalle autorità maltesi e infine accolta in Sicilia su ordine di Palazzo Chigi.
Quello della solidarietà è il tema invano echeggiato a Lampedusa il mese scorso con la visita di papa Francesco. Un evento di grande emozione, rimasto però senza seguito per tanti versi. E basta guardare il centro accoglienza dell’isola che esplode: mille migranti fra baracche con appena 250 brande, le recinzioni facilmente abbattute, pacifici cortei contro la prassi del rilascio delle impronte digitali. Tanti vengono imbarcati sul maleodorante e scassato traghetto dei turisti diretti a Porto Empedocle dove una tensostruttura accoglie i profughi. Ma senza sicurezza. E ieri ne sono fuggiti 180. Con affanno di Prefettura e Protezione civile, alla ricerca di alloggi per i minori non accompagnati che spesso diventano preda dei loro sfruttatori. Come si teme per i 17 minori ieri mattina con gli occhi sgranati sullo scempio di quella spiaggia, il sole specchiato sul buio di quelle sacche, i turisti allontanati, il Lido Verde chiuso dal titolare, Dario Monteforte: «Ci sentiamo di doverlo fare, per motivi umanitari». Bollo doloroso a una svolta che frusta le speranze del riscatto.


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