Dalla seconda rata Imu al cuneo fiscale, le partite bloccate

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Se davvero si arrivasse ai titoli finali, a naufragare ci sarebbero i provvedimenti naturalmente destinati a essere approvati a fine anno, come la legge di bilancio, e altri che l’esecutivo Letta ha rinviato a una fase economica migliore, in attesa che i segni della ripresa si rafforzassero, e che ora sono quasi pronti al debutto, come il decreto Fare2 o il piano di dismissioni.
Ma il piatto forte che il premier non potrebbe più servire è certamente quello che stava approntando per il 2014 nella legge di Stabilità, quel taglio del cuneo fiscale che è entrato nei programmi del governo dopo il pressing delle parti sociali, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, che hanno firmato un documento comune per reclamare un alleggerimento del peso fiscale sulle buste-paga.
Il tema, rilanciato senza tregua dal leader degli industriali, Giorgio Squinzi, ha ricevuto definitiva consacrazione nel workshop Ambrosetti un mese fa. E se è ancora incerta la portata dell’operazione, che Squinzi stimava almeno in una decina di miliardi per avere un effetto sul ciclo economico, quel che si stava configurando a livello di coperture possibili, era una riforma fiscale attuata attraverso la delega, approvata già in aula alla Camera. Da una parte si profilava un riordino degli incentivi alle imprese, orientato a far calare l’Irap, dall’altro una rivisitazione delle agevolazioni alle famiglie diretto a alleggerire il cuneo fiscale sul lavoro.
Sempre in tema di Fisco, un’eventuale crisi di governo metterebbe in seria difficoltà l’impegno preso con gli italiani di far sparire l’Imu del 2013, prima e seconda rata. Anche il mancato pagamento della prima, contenuto in un decreto che attende conversione, diventerebbe a rischio. Quanto alla seconda, le coperture per cancellarla il governo Letta si era preso l’impegno di trovarle entro il mese di ottobre. Anche se ultimamente, con lo sforamento del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil, cui si stava ponendo rimedio attraverso il reperimento di 1,6 miliardi, la cancellazione totale dell’imposta sarebbe ancora tutta da verificare.
Tra i programmi di Letta c’è anche la nuova edizione del decreto Fare, con un’ulteriore infornata di semplificazioni per le imprese, nonché il prosieguo del road show che il premier ha iniziato negli Usa per presentare il piano «Destinazione Italia», diretto a richiamare i capitali stranieri.
Ulteriori temi sono entrati nell’agenda del governo negli ultimi giorni, come i dossier Alitalia, Telecom, oltre a quello ormai datato di Finmeccanica. Anche qui i tempi sono brevi e richiederebbero un colpo di reni dell’esecutivo: su Alitalia proprio ieri il governo è stato sollecitato dai sindacati a evitare la svendita a Air France-Klm e i conseguenti costi occupazionali. Su Telecom c’è il problema di bloccare la scalata di Telefonica o quantomeno riservarsi la rete. Quanto a Finmeccanica, c’è attesa circa un intervento della Cassa depositi e prestiti sulle dismissioni delle Ansaldo: Energia, Breda e Sts.
Al centro di tutto c’è la legge di Stabilità che il governo dovrebbe varare entro il 15 ottobre e che conterrebbe, come si è detto, l’intervento sul cuneo fiscale, ma non solo. Letta punterebbe a inserirvi la riforma della fiscalità locale e alcune linee di politica industriale. Il termine per la sua approvazione in Parlamento è il 31 dicembre, dopo scatta l’esercizio provvisorio.
Antonella Baccaro


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