Decadenza, da domani rissa in Giunta

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 DI CERTO, non bisogna attendere una settimana per scoprire che da una parte c’è il presidente di Sel Dario Stefàno, deciso a percorrere un calendario molto stretto con sedute lunghe a partire proprio da lunedì 9, e in questo alleato del Pd, dei grillini e del montiano Della Vedova. Dall’altra c’è il Pdl in netta minoranza.
Lo scontro sui tempi, che anticipa la profonda spaccatura sulla legge Severino e sulla decadenza del Cavaliere, si materializzerà subito. Siamo a domani, alle 13 e trenta, quando alla fine dei lavori d’aula è previsto l’ufficio di presidenza della giunta. E lì, nell’avito palazzo di Sant’Ivo alla Sapienza, partirà la sfida tra destra e sinistra su Berlusconi e sul calendario dei lavori.
I telefoni sono già bollenti, ma i conti sono presto fatti. Per prassi, l’ufficio di presidenza può decidere solo all’unanimità. Non vale la logica dei numeri che pure, in questo caso, giocherebbe a favore della sinistra per un voto. Col presidente Stefàno si riuniscono i due vice presidenti, Giacomo Caliendo (Pdl) e Stefania Pezzopane (Pd), i due segretari, Isabella De Monte (Pd) e Benedetto Della Vedova (Sc) e i capigruppo, Giuseppe Cucca (Pd), Nico D’Ascola (Pdl), Mario Michele Giarrusso (M5S), Enrico Buemi (Nuovo Psi), Mario Ferrara (Gal), Erica Stefani (Lega). Finirebbe 6 a 5 per lo schieramento Pd, M5S, Sel, Sc. Invece la decisione su quando deve cominciare e soprattutto quanto deve durare la prima seduta della giunta slitterà a lunedì 9. È probabile che si comincerà nella tarda mattinata, intorno alle 13, giusto per venire incontro a chi arriva da fuori.
Ma quanto durerà la seduta e che cosa si discuterà? Qui lo scontro è destinato a diventare rissa. Stefàno ha già anticipato, in più di una dichiarazione agostana, che darà la parola al relatore Pdl Andrea Augello e prima di lui alle eventuali questioni pregiudiziali, che certamente saranno avanzate dal Pdl. I berlusconiani lavorano per racimolare tempo, vorrebbero rinviare anche la relazione, vogliono porre subito la questione delle anomalie della legge Severino, il possibile ricorso alla Consulta, l’attesa per l’interdizione. Fatto sta che il primo atto della giunta sarà quello di votare su come procedere. Qui si capirà subito che chi “comanda” in giunta in questa legislatura è la maggioranza tra Pd, M5S, Sel e Sc. Quindi comincerà a parlare Augello, sempre che il Pdl non decida gesti estremi di protesta, come l’abbandono dei lavori.
Fuori, del resto, suonano i tamburi di guerra. Non fa breccia, in nessuno dei due fronti, l’appello di Pier Ferdinando Casini, con un esplicito invito a Berlusconi a farsi da parte, «a dimettersi», ma anche quello ai componenti della giunta perché votino «secondo coscienza » visto che la giunta «non è una caserma». Il Pd va per la sua strada. Gli otto componenti sono decisi, avanti in tutta fretta per rispettare la legge Severino e costringere Berlusconi a lasciare il Senato. Il ministro Dario Franceschini respinge il “ricatto” sul governo e ribadisce che il suo partito è «per l’uguaglianza dei cittadini di fronte alle legge». Ovviamente il Pdl reagisce furibondo, con una Daniela Santanchè che parla della decadenza del suo leader come di «un vero e proprio colpo di stato». Il quadro è questo, destinato ad aggravarsi domani quando il Pd confermerà in giunta la sua intenzione di andare avanti rispettando i tempi. Senza rinvii. Senza escamotage per determinare i rinvii stessi.


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