Il Cavaliere valuta l’ipotesi clemenza E non esclude di parlare in Giunta

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ROMA — Silvio Berlusconi si trova nella villa San Martino ad Arcore, dove resterà fino a domani. Oggi a pranzo, come di consueto, incontrerà i famigliari e gli amici più stretti (la figlia Marina e Fedele Confalonieri, Ennio Doris, Bruno Ermolli) che guidano le imprese della galassia Mediaset, gli avvocati e, forse, sarà presente anche Gianni Letta. Con loro farà il punto su una situazione incertissima perché al momento non è chiaro come si possa rendere effettiva l’agibilità politica del leader del centrodestra. La riunione di Arcore si colloca all’avvio di una settimana importante non soltanto dal punto di vista economico finanziario per i titoli Mediaset. Mercoledì 4 si riunisce l’ufficio di presidenza della Giunta per le elezioni del Senato per decidere come procedere quando, lunedì 9, l’organismo parlamentare nel suo complesso comincerà a esaminare i dossier che riguardano la decadenza dell’ex premier. Come agire? Berlusconi si trova di fronte al dilemma, perché qualunque possa essere la sua decisione al riguardo, essa avrà inevitabilmente dei riflessi sui corsi borsistici delle aziende riconducibili a lui. La scorsa settimana le azioni hanno avuto un andamento oscillante, legato alle fluttuazioni politiche dovute alle sortite del Cavaliere. Ecco perché quello di oggi è un meeting particolarmente delicato. «Sarà l’occasione di decidere cosa fare perché sul tavolo ci sono diverse opzioni», afferma uno dell’inner circle ammesso a tali incontri. Ma alla domanda (quali?) si nasconde dietro un «non posso dire oltre».
Chi lo ha sentito nelle ultime ore descrive Berlusconi «lacerato per ciò che dovrà scegliere e allo stesso tempo indeciso sul da farsi, consapevole però di avere pochi giorni a disposizione». E una delle ipotesi è anche quella di difendersi direttamente davanti alla Giunta del Senato. Il suo umore oscilla come un pendolo. Da un lato, si fa notare, c’è «la voglia di rompere tutto», di aprire la crisi di governo se il Pd voterà la sua decadenza, dall’altro il suo contrario, la tentazione di «accettare le condizioni della resa, cioè la sentenza, chiedere la grazia e uscire di scena». E a questo proposito, nelle ultime ore, per propiziare una svolta, si sarebbe intensificato il lavorio dei suoi stessi avvocati per richiedere la commutazione della pena. Una valutazione, prima scartata, che ora torna sul tavolo dopo le motivazioni della sentenza della Cassazione. Di questo Berlusconi dovrebbe parlare oggi con Franco Coppi e Niccolò Ghedini, oltre che della scelta tra gli arresti domiciliari e i servizi sociali.
La rottura o la presa d’atto producono effetti sulle aziende, come del resto l’andamento della Borsa ha messo in evidenza. Se rompe e tenta di salvare l’onore politico, il risultato sarà che i titoli dell’arcipelago Mediaset verranno penalizzati ma non avrà la certezza che si vada a votare, come ha fatto capire il capo dello Stato in più di un’occasione. Se, al contrario, si dimette compie un atto di sottomissione e forse proprio per questo potrà incorrere in un gesto di clemenza: non salverà l’onore ma (forse) avrà salvaguardato il patrimonio, suo e dei familiari. Insomma, una scelta per nulla facile, sulla quale pesano i dubbi di una nuova «caccia all’uomo», dopo la perdita dello scudo parlamentare, da parte di qualche pm.
Del resto, che il suo umore fosse ondivago lo si è capito quando ha firmato tutti i dodici referendum radicali, anche quelli sui quali il Pdl non aveva espresso parere favorevole (sui quesiti per il divorzio breve, immigrazione, niente carcere per piccoli reati di droga). Benché Berlusconi abbia motivato tale gesto come un’opportunità per i cittadini di potersi esprimere, dentro il Pdl sono circolati dei mugugni. Per adesso è un’opinione negativa circoscritta. Ma c’è. Si teme che, anziché un messaggio di libertà, ne arrivi uno contraddittorio e proprio per questo generi confusione rispetto al proprio mondo di riferimento. E in questo momento ciò che conta è mantenere la sintonia con gli elettori, che stanno premiando il Pdl, come testimoniano i sondaggi.
Lorenzo Fuccaro


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