Monti, no alla fusione tra Scelta civica e Udc Cesa: con lui solo litigi

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ROMA — Il governo di Enrico Letta ha «davanti 5 anni, una bellissima prateria verde», ma occorre «alzare l’asticella». Deve incidere su lavoro e welfare, deve «fare e non disfare». Lo dice il capo del partito «meno legato agli interessi elettorali, ma che ha la visione più chiara dell’interesse del Paese»: parola di Mario Monti, ieri redivivo in una conferenza stampa di oltre un’ora.
Redivivo l’ex premier ma con i soliti problemi. L’incontro con la stampa serve a rilanciare il progetto di Scelta civica, ma con l’Udc riemerge un contrasto interno molto netto, probabilmente definitivo. È durissimo il commento del segretario Lorenzo Cesa sulla convivenza: «Rispetto profondamente il presidente Monti, ma qui non c’è nè una linea chiara nè idee precise sul futuro. Solo litigi permanenti a cui noi dell’Udc assistiamo, il più delle volte, come spettatori. Se questa è la nuova politica. Contava 100 volte più Casini nella scorsa legislatura che oggi Scelta civica con il doppio dei parlamentari».
Scelta civica insomma prova a crescere, radicarsi sul territorio, farà una convention nazionale il 13 luglio, suggerisce al governo 9 proposte urgenti e concrete, nella speranza di incidere maggiormente sull’agenda. Ma allo stesso tempo fa notizia per i soliti dissidi, che l’ex premier cerca con diplomazia di dissimulare: «Non penso che il futuro di Scelta Civica sia la fusione con l’Udc, ma la creazione di un soggetto politico riformatore. Quale sarà la sua quantità e qualità lo vedremo dopo, ma il processo costituente di questo soggetto non può partire da un accordo a due Casini-Monti».
Un modo elegante per derubricare le rivendicazioni centriste, la richiesta di fondare insieme un nuovo soggetto. Che nello staff del movimento, sottovoce, vengono così commentate: «Casini teme che Sc gli freghi il partito, ci accusa di prendere il meglio che hanno sul territorio. Chiede se deve andarsene, secondo noi sta cercando una scusa». Diversa la versione dell’Udc: «Abbiamo avanzato una richiesta politica, ci è stato risposto picche, a questo punto, in Parlamento, da domani ognuno per conto suo».
Ovviamente la polemica stride con il clima della conferenza stampa. Nella nuova sede di via Poli, che fu di Italia Futura, Monti si ripresenta dopo alcune settimane di assenza dalla scena. Insieme al portavoce Benedetto della Vedova, a Pietro Ichino, responsabile del programma, al coordinatore Andrea Olivero. Nove proposte, quasi trenta pagine di dettagli e soprattutto molta voglia di rilanciare l’iniziativa politica sono il motivo dell’appuntamento.
Ora che l’equilibrio della finanza pubblica «è largamente consegnato nelle mani dell’Europa», dice Monti, mentre le riforme istituzionali sono materia del Parlamento, è sull’«immenso, complicato territorio delle riforme economico-sociali che vogliamo incalzare il governo Letta, che invitiamo a dire dei sì quando è possibile e a dire dei no senza indulgere a demagogie e a populismi che nulla hanno a che fare con la situazione dell’Italia».
Fra le proposte responsabilizzare in modo più rigoroso i dirigenti della Pubblica amministrazione, l’abbattimento del cuneo fiscale e contributivo, la vendita di due canali Rai, l’introduzione di un Codice del Lavoro in 70 articoli chiari e traducibili in inglese, affrontare la questione della cittadinanza basandosi sullo ius culturae (indipendente da dove si è nati si diventa italiani se si completa un determinato ciclo scolastico di formazione).
Se come sembra deputati e senatori di Casini (10 e 3) andranno via le proposte avranno meno peso.
Marco Galluzzo


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