Letta tira dritto: avanti col programma

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ROMA — «Massimo rispetto per il lavoro e l’autonomia della magistratura», e dunque una censura, anche se informale, sulle parole del leader del Pdl. Ma anche la capacità di cogliere del buono in quelle parole: «Berlusconi vuole che l’agenda sia focalizzata sul rilancio economico e sulla riduzione del carico fiscale? Ben venga, visto che è quello a cui stiamo lavorando», è la sintesi della reazione del presidente del Consiglio.
Per un paio d’ore, con i suoi collaboratori, Enrico Letta riflette sul senso delle parole del Cavaliere e sulla necessità o meno di intervenire in prima persona. Cosa leggere nel discorso di Berlusconi? Come interpretarlo? Anche fra i ministri scatta una corsa all’esegesi: è l’annuncio di una crisi ventura o solo l’atto dovuto e orgoglioso di un condannato eccellente?
In una giornata in cui c’è da gestire la polemica sull’Iva, le pressioni in questo caso concordanti, del Pd e del Pdl, per trovare in extremis le coperture necessarie ad evitare l’aumento, Letta si occupa anche di uno dei temi che più gli sta a cuore, quel provvedimento soprannominato «Destinazione Italia», che oggi arriverà in Consiglio dei ministri e sul quale il capo del governo punta moltissimo per risollevare gli investimenti esteri diretti nel nostro Paese.
Nel tardo pomeriggio, quando arriva e viene trasmesso il video registrato dall’ex premier, la posizione di Palazzo Chigi è quella delle ultime settimane: «Non vogliamo mischiare piano politico e azione di governo, sino a quando avremo la fiducia del Parlamento e riterremo di poter svolgere un ruolo utile per il Paese andremo avanti, senza commentare o entrare nel percorso di una vicenda che per l’esecutivo deve restare neutra».
Il fatto che Berlusconi non tolga la fiducia al governo, che si rivolga ai ministri del Pdl, per spronarli a presentare proposte per un’economia meno gravata dalle tasse, sono segnali positivi. Il bicchiere, da questo punto vista, è certamente mezzo pieno. Ma c’è anche il resto del discorso, quello che Epifani giudicherà eversivo, capace di destabilizzare il governo e a questo punto a Palazzo Chigi c’è da decidere se restare alla finestra o far trapelare qualcosa della reazione del presidente del Consiglio.
Fra i ministri c’è anche scoramento. Uno di loro, non del Pdl, dice in modo chiaro che «il copione assomiglia a quello dell’anno scorso, quando Berlusconi cominciò a destabilizzare Monti, per poi farlo cadere qualche mese dopo». Berlusconi, è la tesi, «non può fare la crisi sulla sua decadenza, non può farla sulla giustizia, il Paese è allo stremo e non capirebbe, e allora si prepara a farla sull’economia, magari già dalla prossima legge di stabilità».
È un sospetto che anche nel Pd trova riscontri, a cominciare dal pensiero dell’ex segretario, Pier Luigi Bersani, che non ne ha fatto mistero con lo stesso Letta. A questo punto dovrà essere il capo del governo a prendere eventuali decisioni, ma non sembra che sia ancora giunta l’ora. A fine giornata il giudizio del premier è quello degli ultimi mesi e delle ultime settimane: «Il miglior antidoto contro l’instabilità è l’azione di governo e sono convinto che possa andare avanti con profitto».
Oltre alle decisioni sull’Iva, sul provvedimento che riguarda gli investimenti esteri, sulla legge di stabilità che comincia a delinearsi, c’è ora anche il massimo di attenzione sul rapporto fra deficit e Pil: a fine anno potrebbe superare di un decimale la soglia del 3%, occorrerà una lieve correzione, una ragione in più per vedere nelle parole di Berlusconi un bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto.
Marco Galluzzo


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