Draghi: “La Bce è pronta a nuove misure straordinarie”

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BERLINO — Non solo i tassi centrali della Banca centrale europea (Bce) restano fermi al loro minimo storico, non soltanto non si esclude un ulteriore taglio del costo del denaro: nella sua conferenza stampa ieri a Francoforte al termine della riunione del Consiglio direttivo, il presidente Mario Draghi ha sottolineato e ammonito che la Bce stessa si prepara a nuove misure straordinarie. In sostegno delle banche in difficoltà, per sostenere una ripresa che nell’eurozona si annuncia ancora debole, e per facilitare il credito alle imprese. Messaggio analogo giunto poche ore dopo da oltre Atlantico, dal governatore della Federal reserve, Ben Bernanke: «La ripresa Usa è lenta, in modo frustrante ».
Non bastano dunque le OMT, le outright monetary transactions, cioè gli interventi a sorpresa dell’Eurotower sui mercati secondari in sostegno ai titoli sovrani dei paesi in crisi, né la politica Fed del denaro a costo zero. No, la Bce è pronta a tutto, non esclude le Ltro (long term refinancing operations), cioè gli interventi di finanziamento a lungo termine delle banche. E la stessa Fed, fa capire Bernanke, si tiene pronta a nuove decisioni drastiche. Dunque in Europa un altro flusso straordinario di liquidità per sostenere istituti di credito ed economia reale, dopo quelli offerti nel 2011 e nel 2012 per un totale di circa mille miliardi, è forse alle porte.
La conferenza stampa di Draghi a conclusione della riunione di ieri ai piani alti della Eurotower era attesa con ansia da mercati e osservatori: dall’incertezza politica poi in parte dissipata a Roma, all’insolvibilità americana. «E’ essenziale che la frammentarietà dei mercati del credito nella zona euro venga ridotta ulteriormente», egli ha affermato spiegando i motivi della prontezza a misure straordinarie di sostegno alle banche, e aggiungendo: «Ed è essenziale che ove necessario venga rafforzata la resistenza delle banche; ulteriori e più decisivi passi per rafforzare l’unione bancaria aiuteranno a realizzare questi obiettivi».
Sull’Italia, il presidente Bce ha tenuto a sottolineare che da un lato il messaggio dei mercati a Roma è chiaro, cioè una richiesta di proseguire veloci sulla via delle riforme. Dall’altro che l’Italia deve riformarsi nel suo interesse, non per piegarsi ai mercati. E infine ma non ultimo (anzi questa è forse la frase più importante di Draghi sul nostro paese) ha notato che le fasi di instabilità politica italiana sono oggi meno pericolose di quanto non lo siano state in passato. «Le riforme vanno fatte per il proprio bene, non per compiacere i mercati», ha detto ancora. L’Eurozona è diventata più resistente, per tre motivi, ha sottolineato il presidente della Bce: «Per i sostanziali progressi dei governi quanto a credibilità fiscale e prontezza a riforme, per le OMT della Eurotower, e per i significativi progressi della governance europea nel 2012».
La ripresa nell’eurozona comunque c’è ma procede a un ritmo debole e basso, egli ha ammonito. Per questo il costo del denaro nell’area della moneta unica resta ora al minimo storico. Un ulteriore monito, insolitamente molto politico, Draghi lo ha lanciato contro il pericolo posto da tutte le forze euroscettiche. La minaccia di quella propaganda è reale, bisogna prenderla sul serio, ha insistito il presidente, in un attacco implicito ma chiarissimo a tutti i demagoghi euroscettici, Berlusconi compreso s’intende.


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