Dolomiti fragili a Cortina Frana record di 200 metri

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CORTINA D’AMPEZZO (Belluno) — Per fortuna là sotto ci passano solo i camosci. Hanno un sesto senso e una cinquantina di capi si sono dati alla fuga in tempo. Dall’alto, intorno ai 2700 metri di altitudine, una parete dolomitica è crollata su se stessa, facendo precipitare ciclopici macigni sul sottostante ghiaione, insieme a una massa di altri detriti che si sono accumulati alla base, dopo un salto di 400 metri. Un’altra vetta famosa, il Sorapiss, una parte della corona di monti che circonda Cortina, perde i pezzi.
Un fenomeno naturale dovuto probabilmente al continuo dilatarsi e restringersi delle rocce col variare della temperatura. A crollare questa volta è stata una propaggine della montagna, le Cime Ciadin del Laudo. Nessun danno come hanno verificato gli uomini del Soccorso Alpino Forestale e del Soccorso Alpino di Cortina, ma un crollo rilevante e molto fragoroso. «Se le Dolomiti soffrono, è anche colpa dell’uomo e del riscaldamento globale», ha detto l’alpinista Reinhold Messner. «Sta succedendo in tutto il mondo, e purtroppo le montagne non si possono ricostruire», aggiunge.
Il territorio qui è magnificamente selvaggio, distante dai sentieri più affollati, comunque attraversato da una variante per escursionisti poco frequentata. I forestali che hanno sorvolato la zona in elicottero parlano di una massa precipitata di 1.500 metri cubi di roccia, con un fronte di circa 200 metri. Il movimento franoso si è articolato in più fasi e non si è ancora del tutto arrestato. I primi crolli sono avvenuti tra giovedì e venerdì scorso, il più imponente l’altra sera intorno alle 21.30. «Già giovedì sentivo un rumore strano, da lontano pareva un elicottero — racconta Antonella Giacomelli — la cui famiglia gestisce l’Albergo Cristallo, a Federavecchia, sulla strada che da Auronzo va a Misurina, al cospetto del versante nord del Sorapiss. «Ma poi ho visto che era la frana». «È stato invece un incredibile frastuono a farmi uscire dall’albergo appena cenato, al buio, lunedì sera — continua la signora — Sentivamo i sassi che rotolavano. È andata avanti così almeno per due ore». In realtà il marito Sandro Giacomelli già venerdì aveva avvertito i gestori del Rifugio Vandelli (completamente fuori dalla portata della frana), di quanto aveva visto. Ma dal rifugio avevano risposto che un escursionista transitato sul Ciadin del Laudo aveva visto solo rocce un po’ impolverate. Poi è venuto giù tutto il resto. Il Sorapiss non è nuovo ai crolli. Nel 1976 cadde una guglia, la Saetta , con le scosse del terremoto del Friuli. E un altro crollo avvenne nella stessa zona del Ciadin del Laudo quattro anni fa. Sempre a Cortina nel 2004 ci fu il crollo della Torre Trephor, nel gruppo delle Cinque Torri. Ben più tragiche conseguenze ebbe il distacco di una grande parete sul Pelmo nel 2011 che ammazzò due operatori del soccorso alpino. Mentre spettacolare, ma senza conseguenze per le persone, fu il crollo di Cima Una in Val Fiscalina nel 2007.
Massimo Spampani


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