Fini-Giovanardi, 80 giuristi e garanti dei detenuti chiedono l’incostituzionalità

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ROMA – Sono già 80, tra giuristi, garanti dei detenuti e rappresentanti di associazioni nazionali, i firmatari dell’appello per l’incostituzionalità della legge sulle droghe Fini-Giovanardi promosso dall’associazione La Società della Ragione e presentato oggi a Roma durante il seminario “Fini-Giovanardi a giudizio” presso la Camera dei deputati. Sulla Fini-Giovanardi, infatti, pende il verdetto della Corte Costituzionale atteso per il prossimo 12 febbraio che potrebbe mettere fuori gioco la norma e, secondo il parere di molti giuristi, far tornare la legge in vigore prima dell’arrivo della norma in questione introdotta con il decreto necessario per far fronte alle urgenze delle Olimpiadi invernali di Torino e che ha modificato il testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti. “La Corte Costituzionale non può non accettare questa richiesta di incostituzionalità – ha spiegato Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti per la Regione Toscana -. Molti costituzionalisti sostengono che ci sarà la reviviscenza della vecchia legge, anche se una parte minoritaria della dottrina ha dei dubbi su questo”.

Il verdetto della Corte Costituzionale, quindi, non creerà di fatto nessun vuoto normativo, ma il ritorno alla vecchia legge pone dei problemi riguardo coloro che stanno scontando o hanno già scontato una pena sancita dalla Fini-Giovanardi. “Il ritorno alla vecchia legge pone problemi di trattamento giuridico di tutte le persone che in questi anni sono state penalizzate e questo riguarda le droghe leggere – ha spiegato Corleone -. Non si può andare ad un trattamento peggiorativo per quanto riguarda le persone che sono state giudicate per droghe pesanti, perché se dovesse ritornare la legge Jervolino-Vassalli avrebbero un aumento di pena, ma per un principio di tutela ordinamentale non si può per il passato penalizzare maggiormente. Certamente per il futuro lo spacciatore e il trafficante di droghe pesanti avrebbe pene da 8 a 20 anni di carcere, mentre oggi è da 6 a venti. Per chi invece, condannato per detenzione di droghe leggere si pone il problema di come rimediare alla condanna fatta su una legge che non esiste più. Per chi ha già scontato la pena non so se si può immaginare un annullamento e una richiesta di nuovo procedimento. Per chi è in fase di giudizio, è evidente che si userà la legge in vigore”.

L’intervento della Corte Costituzionale, inoltre, potrebbe avere un impatto positivo sul problema del sovraffollamento carcerario. Per il Presidente de La Società della Ragione, Stefano Anastasia, “sono ormai otto anni che la legge Fini-Giovanardi dispiega i suoi effetti nefasti sul funzionamento della giustizia e sulla condizione delle carceri. Questo periodo ha visto aggravarsi lo stato di illegalità e aumentare l’invivibilità degli istituti penitenziari. La denuncia del sovraffollamento e del carattere di discarica sociale delle prigioni è stata incessante da parte delle associazioni impegnate su questo tema. Per contro le droghe continuano a circolare liberamente nelle nostre strade, nonostante la propaganda del Dipartimento Antidroga voluto da Giovanardi. Quell’abuso di potere che sin dall’inizio è stato denunciato e contestato nella sua approvazione ha trovato finalmente il suo giudice naturale”. Effetti positivi sul sovraffollamento che si potrebbero avere anche con alcune modifiche al decreto carceri del ministro Cancellieri presentate dagli stessi promotori dell’appello alcuni giorni fa alla Camera dei deputati.

La possibile dichiarazione di incostituzionalità, però, non risolve il problema di una necessaria riforma della materia in Italia. “Non è sufficiente un ritorno alla vecchia normativa – ha spiegato Corleone -. Occorre rivedere la Jervolino-Vassalli. Una sentenza del genere apre la discussione a quello che succede nel mondo, dall’Uruguay agli Stati uniti. Una discussione libera da tutti gli impacci posti da Giovanardi, dal Dipartimento antidroga. Sarebbe una spinta enorme ad aprire una discussione di riforma completa”.(ga)

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