Destinazione Italia, i big delle multinazionali alla Farnesina

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Si è dato appuntamento ieri a Roma il gotha dell’Ibac, l’International Business Advisory Committee, l’organismo che suggerisce «best practices» per attrarre investimenti e migliorare il contesto economico, infrastrutturale e tecnologico di un territorio, in modo da aumentarne la competitività internazionale. Ed è stata la prima volta che un incontro del comitato abbia avuto per oggetto non una città ma un intero sistema Paese, in collaborazione col governo nazionale.
C’erano, fra gli altri, personaggi del calibro di Obaid Almansouri e Hussain Al Nowais, capi dei fondi d’investimento degli Emirati EAIG e Senaat, oltre a una parata di amministratori delegati, da General Electric a Allianz, da Gazprom alla Export Import Bank of China. Fra gli italiani, Fulvio Conti di Enel, Alessandro Profumo di Monte dei Paschi, Mauro Moretti di Ferrovie dello Stato e Vincenzo Petrone di Fincantieri, che nel suo intervento ha parlato della imminente privatizzazione di una nuova quota di proprietà dello Stato, «che farà la società più forte e meglio attrezzata per accelerare il processo di crescita», aprendo la strada a nuovi azionisti.
È stata, con le parole di Bonino, una «discussione franca» dove la parte italiana ha cercato di offrire un «quadro sincero» del Paese, senza nasconderne criticità e problemi, burocrazia, fisco, certezza del diritto. Il ministro degli Esteri ha illustrato il progetto Destinazione Italia, lanciato dall’esecutivo Letta sei mesi fa, che punta a rendere più facile la vita agli investitori stranieri, aprendo il Paese al mondo, semplificando le procedure e in generale migliorandone il «business environment». Sette delle 10 criticità prioritarie individuate dal piano sono già state affrontate nel decreto approvato a dicembre.
I problemi restano. Come ha ricordato nel suo intervento a porte chiuse Sir Martin Sorrell, presidente dell’Ibac, l’immagine dell’Italia nelle economie in rapida crescita è appannata da oltre un decennio di mancate riforme e stallo, mentre è lì, nei Brics ma non soltanto da loro, che deve puntare, aggredendo i mercati asiatici, mediorientali e sudamericani. L’immagine usata da Sorrell è stata quella della «sirena stanca, seduta sullo scoglio ad aspettare», cui Emma Bonino ha risposto con la metafora del «delfino», animale «robusto, agile, intelligente e gioioso», che invece dovrà ispirarci nei prossimi anni.
Ma il manager inglese, capo di Wpp, gigante della pubblicità con 170 mila dipendenti, presenza in 110 Paesi e 10 miliardi di sterline di ricavi ha anche riconosciuto la profondità della visione strategica di Destinazione Italia, dicendo che i membri dell’Ibac ne sono stati «impressionati». Resta tuttavia da coordinare meglio il brand Italia, che in questa fase accusa un difetto di comunicazione e di immagine all’estero, soprattutto per le sue piccole industrie manifatturiere del Nord che invece stanno andando bene e tengono testa alle aziende del Mittelstand tedesco.
In conferenza stampa, Sorrell ha detto che si è discusso anche dell’instabilità politica italiana, sicuramente motivo di «preoccupazione» per ogni potenziale investitore. Decisivo però, secondo il presidente dell’Ibac, è che l’Italia «ristabilisca la fiducia in se stessa». I lavori della conferenza sono stati chiusi da un intervento del premier Enrico Letta.
Paolo Valentino


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