UN PAESE IN CODA PER L’ENIGMA TARES

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Prendete la telenovela dell’Imu. È già stato detto quasi tutto in proposito: di come la promessa elettorale di Berlusconi abbia costretto il governo ad arrivare all’abolizione dell’Imu sulla prima casa, tralasciando il taglio ben più urgente di altre imposte; di come, nella totale incapacità di decurtare la spesa, si sia dovuto ricorrere ad artifizi verbali e legislativi e sostituire l’Imu con una tassa sui servizi, la famosa Tasi (“e paga!”, direbbero in Veneto) che ancora non si capisce se per alcuni contribuenti porterà addirittura a un aggravio dell’imposizione fiscale.
Ieri poi si è toccato il punto culminante della pochade. Infatti, sommerso dalle proteste dei sindaci, il governo ha riconosciuto la fondatezza dei conteggi fatti dai Comuni che indicavano in un miliardo di euro il mancato gettito nelle casse degli enti locali dovuto al passaggio dall’Imu alla nuova Tasi. L’esecutivo si è impegnato allora a trovare i fondi necessari o seguendo la soluzione indicata dagli stessi Comuni che chiedono di accedere agli introiti derivanti dalla tassazione Imu sugli immobili produttivi oppure con altre coperture da individuare.
Ma come? I tecnici del ministero è da mesi interi che si baloccano sempre e solo con la medesima imposta (solo di quella si parla) e poi arrivano gli onesti ragionieri dell’Anci e gli dimostrano dati alla mano che hanno sbagliato di un miliardo? E non su 100, ma su 3-4! E il signor ministro riferirà in Parlamento se si tratta del destino cinico e baro oppure se è forse il caso di licenziare i tecnici colpevoli? Vi immaginate in una grande impresa privata il direttore amministrazione e finanza che toppa i calcoli di 1 miliardo? Dobbiamo abituarci come cittadini a chiedere forte e chiaro che si individuino sempre i responsabili di tali pasticci e li si sanzionino  adeguatamente.
Ancor più preoccupante è la frase «altre coperture da individuare ». Il governo ha oscillato un po’ rispetto al taglio delle detrazioni fiscali, tipo il 19% che si può dedurre per le spese mediche o gli interessi del mutuo, e poi ci ha rinunciato. Qualche giornalista poco avveduto o semplicemente ignorante, aveva scritto che con la sforbiciata alle detrazioni si sarebbero “risparmiati” 500 milioni di euro. Ma quali risparmiati? Sarebbero state più entrate per lo Stato, in altre parole più tasse! Non vorremmo che a seguito del miliardo mancante rientrassero ora in gioco e venissero falciate, magari con effetti retroattivi come già è stato fatto per la deducibilità delle assicurazioni sulla vita.
Il caos (in senso moderno), inoltre, fa capolino nell’adempimento- vessazione cui è sottoposta la popolazione. C’è stata un’Imu non pagata a inizio 2013 (salvo che per le case di lusso) e dovremo (in 2401 comuni, non in tutti!) sborsare una mini-Imu; abbiamo pagato la Tarsu e la Tares sui rifiuti ed ora toccherà a una maggiorazione di quest’ultima (30 centesimi al metro quadro: si tratta di un’ulteriore una tantum statale mascherata), per la quale in futuro si parlerà di Tari. Tari, vecchia Imu sulle case lussuose e Tasi (la tassa sui servizi) costituiranno il famoso verso di Pippo, la Iuc, Imposta Unica Comunale. Nel frattempo, mancano bollettini o fioccano quelli errati.
Lo Statuto del Contribuente prevederebbe che tra l’approvazione di una norma e la sua applicazione deve essere lasciato un adeguato lasso di tempo: per maggiorazione Tares e mini-Imu il tempo non è stato adeguato affatto ma ormai, si sa, lo Statuto è più violato dei limiti di velocità in autostrada quando non c’è il tutor.
Lo Stato ci tassa due volte, portandoci via i soldi e il tempo, la risorsa più preziosa nella vita. È inammissibile che la pressione fiscale sia al 44,4% del Pil, che le entrate generali arrivino al 48% e gli italiani siano oltretutto coloro i quali sprecano più tempo nel tentare di risolvere i disperati quiz cui li sottopone l’amministrazione finanziaria, fare le code agli sportelli e difendersi dalle sanzioni del Fisco che non è tenero con gli svarioni.
Platone, nel Timeo, diede una sua interpretazione del caos, come materia informe e disordinata che per essere plasmata in cosmo, a immagine e somiglianza delle Idee, ebbe bisogno del Demiurgo. Ebbene, noi italiani sappiamo che i Demiurghi non ci hanno mai portato fortuna. Ma se continua così, non stupiamoci se qualcuno, ingenuo o in malafede, comincerà ad invocarlo.


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