Letta d’Arabia stoppa i disfattisti

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Certo i miliardi degli sceic­chi arabi, già da soli, baste­reb­bero a risol­le­vare chiun­que con una bella inie­zione di otti­mi­smo. Ma c’è l’impressione che Enrico Letta, che pure ha por­tato a casa con­tratti eco­no­mi­ca­mente inte­res­santi, abbia uti­liz­zato la sua mis­sione negli emi­rati per pom­pare un trion­fa­li­smo – anti-crisi e anti avversari/nemici poli­tici – che a stento da Roma risulta cre­di­bile. Dai paesi arabi infatti è arri­vata una dop­pia replica del pre­si­dende del con­si­glio, sia all’attacco espli­cito della Con­fin­du­stria che alle eterne trame dei com­pe­ti­tor interni, da Renzi, a Ber­lu­sconi a Grillo.

«Spero che Con­fin­du­stria accolga quello che è suc­cesso in que­sti giorni» nella mis­sione nel Golfo e «dia segnali di fidu­cia e non solo di disfat­ti­smo», ha detto Letta in con­fe­renza stampa da Kuwait city. Gli accordi sot­to­scritti «ser­vi­ranno alle imprese ita­liane a essere più forti: sono la migliore rispo­sta al disfat­ti­smo impe­rante del nostro paese. Fuori dall’Italia cre­dono in noi».

E se quella è la stoc­cata per le imprese, ecco la rispo­sta più gene­rale a chi dovesse nutrire ancora dubbi sulla pre­sunta inef­fi­ca­cia del governo sul fronte della lotta alla crisi: «Sento molti ragio­na­menti, tra poli­tica interna e poli­tica estera: que­sta è poli­tica interna, eco­no­mica, indu­striale. Il paese oggi è il mondo, non si ferma ai con­fini nazio­nali», ha spie­gato ai gior­na­li­sti che avreb­bero voluto inchio­darlo sui tanti pro­blemi aperti nel nostro Paese: inten­dendo dire che il viag­gio negli emi­rati, tende a risol­vere pro­prio quei problemi.

«Torno a Roma dopo que­sti giorni nel Golfo ancora più deter­mi­nato che la strada intra­presa per fare ripar­tire il nostro paese è quella giu­sta: ne par­lerò nelle discus­sioni che avremo con alleati, den­tro il Pd e i nostri par­titi», la chiusa che tende a osten­tare otti­mi­smo. «Torno a casa stanco ma con il sor­riso sulle lab­bra. Il governo sta otte­nendo con grandi sforzi grandi risultati».

Ma a parte il dos­sier Ali­ta­lia, che dovrebbe essere pra­ti­ca­mente cosa già fatta (dopo che ieri Bru­xel­les ha dato sostan­zial­mente via libera), e che attende una defi­ni­zione pre­cisa e soprat­tutto un pas­sag­gio con i sin­da­cati (così da acco­gliere gli arabi con una pax sociale), Letta torna a Roma con un “mal­loppo” di diversi milioni, e dopo aver svolto un’“operazione pub­bli­cità” su tante delle nostre aziende e impor­tanti gruppi in via di privatizzazione.

I milioni “incas­sati” subito sono 500: il Fondo sovrano kuwai­tiano Kia inve­stirà 500 milioni di euro per «capi­ta­liz­zare il fondo stra­te­gico ita­liano della Cassa depo­siti e pre­stiti per rilan­ciare e aiu­tare le imprese ita­liane», ha annun­ciato lo stesso Enrico Letta. «Que­sti 500 milioni tutti di un colpo è una noti­zia che non ci aspet­ta­vamo e che siamo felici di riu­scire a dare – ha poi aggiunto il pre­mier – Un inve­sti­mento così impor­tante sulle imprese ita­liane» testi­mo­nia che il Fondo kuwai­tiano «ha cre­duto alla sta­bi­lità e alla fidu­cia del nostro Paese».

Ancora, Letta porta a Roma l’interesse degli inve­sti­tori per il suo «ambi­zioso piano di pri­va­tiz­za­zioni», che lui si dice con­vinto i «mer­cati siano pronti a rece­pire». A comin­ciare dalla tappa in Qatar, con Doha che è pronta a met­tere capi­tali nella dismis­sione di Poste e Fin­can­tieri. E sopra­tutto in quella dell’Eni, dove i qata­rini – che con il loro fondo sovrano deten­gono già una quota poco sotto al 2% – sono pronti a salire con la ces­sione della nuova tran­che (si parla di un 4%). Nel mirino degli inve­sti­tori potrebbe esserci anche Adr, società aero­por­tuale di Fiu­mi­cino. Sia negli Emi­ra­tik, così in Qatar e Kuwait, il pre­si­dente del con­si­glio ha pub­bli­ciz­zato le oppor­tu­nità di svi­luppo nelle costru­zioni ita­liane, nella tec­no­lo­gia, nelle infra­strut­ture e in tutti i set­tori del «nuovo made in Italy», il mani­fat­tu­riero avan­zato, ma anche in vista di pros­simi appun­ta­menti internazionali.

E poi c’è l’organizzazione di Expo Dubai 2020, con cui durante la visita del nostro capo del governo è stato fir­mato un memo­ran­dum of under­stan­ding per una col­la­bo­ra­zione con Expo Milano 2015 (appun­ta­mento «su cui l’Italia punta mol­tis­simo», ha tenuto a ricor­dare Letta). E ancora, ci sono in pro­spet­tiva i mon­diali di cal­cio di Doha nel 2022: le imprese ita­liane stanno cer­cando di rita­gliarsi un loro spa­zio, non solo nel set­tore dello sport.


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