NoTav contro l’accusa di terrorismo

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I cor­tei NoTav che hanno attra­ver­sato Torino negli ultimi dieci anni hanno avuto cadenza annuale. I più cor­posi furono nel 2005, dopo la ripresa dei ter­reni di Venaus, e nel 2011, una fiac­co­lata not­turna infi­nita, forse una delle mani­fe­sta­zioni più grandi che la città abbia mai visto. Le dimen­sioni che si pro­spet­tano per il ser­pen­tone umano di oggi pro­ba­bil­mente saranno mas­sicce in egual misura. La mani­fe­sta­zione si svi­lup­perà su un per­corso molto lungo, e sfi­lerà di fianco al palazzo di Giu­sti­zia che, in que­ste ore, è oggetto di un sin­go­lare bar­ri­ca­mento interno. Alcune bar­riere di cemento sono state piaz­zate lungo il muro peri­me­trale e dovreb­bero pro­teg­gere la strut­tura dall’attacco delle «orde bar­ba­ri­che». Per­fino il per­so­nale sarà sgom­be­rato. Ma nes­sun attacco avrà luogo. Per­ché la mani­fe­sta­zione vuole coin­vol­gere la città e denun­ciare il peri­colo demo­cra­tico rap­pre­sen­tato dall’accusa di «atten­tato con fina­lità di ter­ro­ri­smo», che il tri­bu­nale di Torino ha for­mu­lato verso quat­tro gio­vani: avreb­bero incen­diato un com­pres­sore durante un’azione not­turna al can­tiere di Chio­monte. Accusa spro­por­zio­nata secondo i legali che difen­dono i quat­tro ragazzi, da sette mesi rin­chiusi in car­cere. Quindi oggi in piazza ci saranno fami­glie, bande musi­cali, val­li­giani, anziani, stu­denti, e silen­ziosi uomini della cul­tura tori­nese che fati­cano a pren­dere parola sulla vicenda. È il popolo NoTav che vede nella dura repres­sione eser­ci­tata dalla Pro­cura di Torino un poten­ziale gri­mal­dello che potrebbe allar­gare una brec­cia nelle libertà demo­cra­ti­che del Paese.

Secondo l’avvocato Clau­dio Novaro nel pro­cesso in corso «c’è un rischio este­sis­simo di cri­mi­na­liz­za­zione delle lotte sociali, non sol­tanto quelle cir­co­scritte ai ter­ri­tori. Se la logica pre­vede che qual­siasi fatto di vio­lenza che tenta di coar­tare la volontà del governo possa essere ricon­dotto al ter­ro­ri­smo, allora le lotte fatte con­tro la riforma Gel­mini, nel bien­nio 2009–2011, potreb­bero cadere sotto que­sta pro­spet­tiva. Sarebbe una fol­lia se si ragio­nasse così. Pur­troppo se pas­serà l’accusa con­tro i quat­tro NoTav si aprirà una porta in que­sta direzione».

La resa dei conti giu­di­zia­ria, e poli­tica quindi, sarà il 15 mag­gio presso la Corte di Cas­sa­zione. I giu­dici dovranno deci­dere se sia cor­retta la richie­sta avan­zata dai pm di Torino che potrebbe por­tare ai quat­tro atti­vi­sti NoTav arre­stati a dicem­bre una pesante con­danna: venti anni di car­cere. Di fatto sarà una sen­tenza anti­ci­pata. Per que­sta ragione il cor­teo oggi sarà aperto da uno stri­scione che recherà la scritta «Siamo tutti col­pe­voli di Resistere».

Sfi­lata paci­fica per le vie di Torino quindi: ma come spesso capita, la spe­ranza che tutto possa finire in tra­ge­dia erompe come un desi­de­rio irre­fre­na­bile. Com­menta Lele Rizzo del cen­tro sociale Aska­ta­susa: «Il movi­mento NoTav fa quello che dice. Noi dichia­riamo se le mani­fe­sta­zioni saranno tran­quille, se ci saranno assedi, oppure resi­stenza a oltranza. Da anni ormai notiamo che le marce popo­lari dall’alto valore poli­tico creano forme di rigi­dità nei nostri avver­sari. E vediamo che in que­sti giorni una pesante resi­stenza da parte di magi­stra­tura, que­stura e mezzi di comu­ni­ca­zione, che stanno ten­tando di creare ten­sione quando non c’è alcun motivo per farlo. Un cor­teo ricco di scon­tri farebbe molto comodo, lo capiamo bene. Così sarebbe più sem­plice accu­sarci di essere tutti ter­ro­ri­sti. Non acca­drà que­sto. Il movi­mento mani­fe­sta in difesa dei diritti di chiun­que dis­senta, affin­ché il pen­siero non omo­lo­gato non sia accu­sato di terrorismo».

Invito alla calma giunge anche dai sin­da­cati delle forze dell’ordine: «La mani­fe­sta­zione Notav deve essere un momento di alto senso di respon­sa­bi­lità, affin­ché il legit­timo dis­senso sociale sia eser­ci­tato nel rispetto della lega­lità, di coloro che la tute­lano e di coloro che la appli­cano: i magistrati».

Par­tenza alle ore due da piazza Adriano e poi sfi­lata paci­fica per la città. Arrivo in Piazza Castello dopo circa due ore. In attesa di una sen­tenza che farà la sto­ria dei con­flitti sociali in Italia.



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