«Pareggio di bilancio al 2016 credo che l’ Europa dirà di sì»
BRUXELLES — «I dubbi del Senato mi sembrano non molto solidi. Le coperture per il decreto Irpef ci sono. Mi aspetto sorprese positive per la seconda metà dell’anno: l’Italia sta cambiando, i suoi squilibri – crescita debole e debito pubblico eccessivo – verranno sanati».
Questo spiega, o promette, Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia. «Rassicurazione» è la parola chiave che oggi apre – o vuole aprire – la pista alle riforme economiche in Italia. A partire dai famosi bonus da 80 euro in busta paga («quasi 11 milioni di persone li prenderanno»). È una parola lanciata da Roma anche in direzione di Bruxelles, Berlino, o Parigi. Padoan, ospite della trasmissione «Che tempo che fa» con Fabio Fazio su Rai3, parla al Senato diffidente sulle coperture del decreto Irpef, ma non solo: gli interlocutori principali sono i ministri delle finanze dell’Eurozona e di tutta l’Unione Europea, che attendono da oggi il collega italiano nei vertici dell’Eurogruppo-Ecofin; e poi la Commissione Europea che metterà nero su bianco le sue previsioni economiche di primavera, anche sull’Italia: pagella temuta e spesso scivolosa, per tutti i Paesi europei a cavalcioni fra un inizio di ripresa e nuove tentazioni di prodigalità nei bilanci.
Ma Padoan, preannuncia dallo schermo, verrà a dire a Bruxelles esattamente l’opposto: che l’Italia non ha le stesse tentazioni, per esempio, della Francia, nel guardare al rapporto fra il proprio deficit e il prodotto interno lordo, fissato dall’Ue in un 3% (quasi, come dimostra Parigi) invalicabile. Se Bruxelles ci concedesse di arrivare a quota 4,3% in quello stesso rapporto, dicono certe simulazioni, avremmo circa 25 miliardi di euro in più da spendere… «Ma a noi non serve – parola di ministro – aumentare il nostro 2,6%, ben lontano dal risultato della Francia». Traduzione: staremo ai patti, non usciremo dai vincoli che Bruxelles ha stabilito. Eppure quegli stessi vincoli, poco tempo fa, hanno provocato spallucce e aggettivi come «anacronistici» fra uomini di prima fila in questo stesso governo: e dunque, oggi come tante altre volte in passato, a Padoan come già a Fabrizio Saccomanni e ad altri prima di loro, toccherà l’ingrato compito di vaccinare la Commissione Europea, o l’Eurogruppo-Ecofin, contro l’antico virus della diffidenza nei confronti dell’Italia. E tutto questo a poche settimane dalle elezioni europee, quando ogni mezza parola da Bruxelles può sciogliere le brigate delle cordate populiste all’arrembaggio.
Se sul gradino del rapporto deficit/Pil il ministro annuncia disciplina e resistenza, poi ammette però che l’Italia ha guai di altro genere con serie ripercussioni per l’Europa: «Vero, da noi ci sono squilibri eccessivi: come l’eccessivo debito pubblico maturato dagli anni ‘80 (il secondo nella Ue dopo quello di Atene, ndr), o come il fatto che cresciamo troppo poco. Questi squilibri, dirò all’Europa, cesseranno».
L’altra domanda carica di muto imbarazzo, e sospesa fra Roma, Bruxelles e Berlino, è quella sul rinvio del pareggio di bilancio al 2016, quasi una bestemmia per le regole merkeliane del «fiscal compact» e per tutti gli altri patti stretti negli anni peggiori della crisi fra i governi dell’euro. Accetteranno, dunque, i nuovi leader della Commissione e del Consiglio Europeo, e con loro la signora Merkel che regna a Berlino? «Penso di sì – dice Padoan – la giustificazione addotta per questa richiesta è in linea con ciò che l’Europa prevede». Per conferme, smentite, o semplici giudizi integrativi, attendere oggi o anche il 2 giugno, quando la Commissione diffonderà le sue prossime raccomandazioni contro gli squilibri macroeconomici (che secondo la dottrina merkeliana potrebbero essere generati, appunto, anche dal rinvio di un pareggio di bilancio).
E l’altro enorme fardello, quello dei debiti pregressi della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende private? L’Italia s’è già beccata una procedura di infrazione della Commissione Europea a causa dei suoi ritardi, e un’altra si profila all’orizzonte. Anche in questo campo, Padoan si mostra però ottimista: «Abbiamo mobilitato risorse che permetteranno di risolvere il problema». Quando, in che tempi? «Adesso, la cosa sta nel decreto Irpef». Oggi, l’Europa comincerà a dire che cosa ne pensa.
Luigi Offeddu
Related Articles
Bossi: elezioni? Prima le riforme La maggioranza non va allargata
«Io amico di Tremonti ma con Berlusconi ho fatto un accordo»
Gli ateniesi in piazza mobilitati dalla Rete “Prima la gente, poi l’Ue” Polizia con i manifestanti
Centinaia di persone sui gradini del Parlamento liberati ormai da ogni protezione Doppio scoglio per il premier: la fiducia al governo e il candidato alla Presidenza