Il boom degli sfratti è un’emergenza sociale

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Un vero e proprio «bollettino di guerra ». Così il sindacato degli inquilini della Cgil, il Sunia, definisce il boom degli sfratti per morosità registrati nel 2013, lanciando l’allarme e spronando il governo a un intervento immediato e risolutivo.
I numeri diffusi dal Ministero degli Interni, del resto, lasciando davvero poco spazio all’ottimismo. L’anno scorso, infatti, sono stati emessi ben 73.385 sfratti, in crescita dell’8 per cento rispetto al 2012, quando se ne contavano 67.790. Del totale, le ingiunzioni per morosità rappresentano l’89% del totale, in assoluto 65.302, contro i 60.244 di due anni fa. Questo significa che quasi nove inquilini su dieci hanno ricevuto l’avviso perché morosi, ovvero «perché non potevano più permettersi di saldare l’affitto», aggiunge Laura Mariani, responsabile delle Politiche per la casa della Cgil nazionale.
SOFFRONO TUTTI I TERRITORI
Oltre agli sfratti notificati, crescono anche le richieste di esecuzione con l’ufficiale giudiziario che dalle 120.903 del 2012 passano a quasi 130mila (+6,7 per cento), e quelli effettivamente eseguiti, che nel 2013 sono stati 31.399 (+12 per cento rispetto ai 27.695 dell’anno precedente).
Nessun territorio sembra essere risparmiato. “Ben 22 province hanno incrementi degli sfratti per morosità di oltre il 20% – si legge nel comunicato di Sunia e Cgil -, tra gli aumenti più consistenti delle città capoluogo si segnalano Napoli (+22%), Catania (+26%) e La Spezia (+43%)». In termini assoluti è Roma, di gran lunga, la città con il maggior numero di sfratti per morosità: sono 7.042, in aumento del 14% rispetto ai 6.191 dell’anno precedente. Seguono poi Milano e Napoli. Anche a Bologna la situazione non è rosa: dall’inizio dell’anno, spiega il sindacato felsineo, sono già stati eseguiti ben 900 sfratti, e l’emergenza abitativa riguarda intere famiglie, che si trovano da un giorno all’altro senza un tetto dove stare, con gli assistenti sociali che non sempre riescono a trovare una soluzione adeguata, anche se temporanea. Non è un caso che le occupazioni e i momenti di protesta, anche molto dura, si moltiplichino in molte città italiane, in primis nella Capitale.
Cosa fare di fronte a una marea montante, anzi a uno tsunami che rischia di travolgere le vite di migliaia di persone? Innanzitutto accelerare sui provvedimenti promessi dal governo. «Non sono state ancora ripartite a livello regionale le risorse per il fondo per la morosità incolpevole prevista dal decreto messo a punto dal ministro Maurizio Lupi (nel maggio scorso è divenuto legge, ndr), che pure per la prima volta riconosce questa condizione come una fattispecie con caratteristiche proprie», ricorda Mariani. Al di là del fatto che i 266 milioni da qui al 2020 «sono una cifra ancora insufficiente per affrontare un disagio di questa portata », rimarca la sindacalista, bisogna fare presto, «perché in questo periodo gli sfratti non aspettano e vanno avanti. E, come si vede, sono aumentati».
Ma c’è anche la necessità che «lo Stato ritrovi la sua funzione di programmazione – continua Mariani -, e per farlo deve lanciare un piano pluriennale di edilizia davvero sociale, a canoni sostenibili e che punti sul recupero di aree ed edifici dismessi senza ulteriore consumo di suolo. E che, inoltre, abbia stanziamenti certi e prolungati nel tempo e sia chiara e trasparente».
Cgil e Sunia chiedono anche all’esecutivo guidato dal premier Matteo Renzi «una revisione della legge sulle locazioni che punti, attraverso contrattazione collettiva e leva fiscale, ad abbassare il livello degli affitti provati e ad aumentare l’offerta», oltre a una dotazione finanziaria «certa e programmata per permettere sostegno diretto agli inquilini in difficoltà». Al momento, il Fondo per il sostegno all’affitto, già ripartito, è di 200 milioni di euro fino nel biennio 2014-2015.


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