Schiarita per Terni gli esuberi ridotti a 60 “Ma ora impegni scritti”

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LA TRATTATIVA/ AST, RESTA IL NODO DELL’INDOTTO
ROMA . Passi avanti sul salario e grazie alle uscite incentivate – un netto ridimensionamento della quota di esuberi sulla quale trattare. Per la vertenza delle acciaierie di Terni, salvo sorprese dell’ultima ora, l’accordo sembra più vicino. Da ieri pomeriggio fino a notte fonda le parti sono state impegnate allo Sviluppo Economico, al tavolo del ministro Federica Guidi, per cercare di trovare un’intesa su un piano industriale che interessa 2.700 dipendenti più l’indotto. Nei fatti l’intera città di Terni.
Dopo oltre un mese di sciopero continuato (35 giorni), interrotto solo ieri per far sì che il vertice al ministero nascesse sotto una buona stella, sindacati e azienda sono intenzionati a mettere un punto sulla vertenza. «Il clima è positivo, ci sono state aperture da parte dell’azienda, ma vogliamo vederle per iscritto, nero su bianco» dice in nottata Salvatore Barone, responsabile del settore industriale per la Cgil. Una sensazione condivisa da Marco Bentivogli: «Le posizioni si sono avvicinate di molto – afferma il leader della Fim Cisl ma restano aperte tre questioni: salari, clausole di salvaguardia per le ditte esterne e automatismo dei licenziamenti».
Sui salari, nei fatti, già nei giorni scorsi l’Ast, guidata dall’amministratore delegato Lucia Morselli, aveva fatto delle aperture, in particolare sul mantenimento dell’indennità per l’orario notturno. Ieri sera ulteriori passi avanti sono stati fatti sull’indennità per i festivi e sulle modalità per avere diritto al premio di produzione.
Più complessa la questione sulle clausole di salvaguardia per le ditte esterne, ovvero per la possibilità che, una volta scaduto l’appalto, i dipendenti possano essere riassorbiti o ricollocati. E’ il caso della Ilserv di Terni, oltre 200 operai in cassa integrazione, cui la vertenza Ast è fortemente legata. Anche su questo punto la soluzione potrebbe arrivare in nottata grazie a una proposta che la Thyssen Krupp, casa madre tedesca dell’Ast, potrebbe avanzare direttamente alla multinazionale americana cui Ilserv fa capo. Gli esuberi restano la questione più spinosa, anche se in parte ridi- mensionata, visto che molti dipendenti hanno accettato l’uscita incentivata (fino ad un lordo di 80 mila euro). Dai 290 esuberi previsti dalla bozza preparata dal ministero ne sarebbero ora rimasti un’ottantina, secondo alcune voci una sessantina: il peso della durissima vertenza ha convinto molti lavoratori ad andarsene. Il piano industriale presentato dalla Morselli considera che il tetto dei 290 debba essere comunque rispettato, al di là delle uscite volontarie, e che le parti debbano sottoscrivere un accordo che preveda licenziamenti fino al raggiungimento di tale quota. I sindacati assicurano: «Non accetteremo mai un’ipotesi del genere». E’ il punto di maggiore scontro.


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