Ada, da eroina mascherata in lotta contro le banche a prima sindaca di Barcellona

Ada, da eroina mascherata in lotta contro le banche a prima sindaca di Barcellona

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Maschera nera alla Zorro, calzamaglia giallo acido come il mantello rubato da un costume da carnevale di bimbi. Un travestimento più da Ape Maia che da supereroe, ma le parole valevano come raggi laser. Ada Colau, la prossima alcaldesa , sindaca, di Barcellona, nel 2007 attaccava così travestita un comizio di politici veri, gli stessi con cui dovrà allearsi per governare la seconda città più grande di Spagna: «siete le forze del Male», «scuola, salute e casa fuori dal Mercato». L’aspirante deputata, sbigottita, la guardava come si guarda una pazza. La performance finì lì. Con tanto imbarazzo e pochi applausi. Il video circolò in qualche circolo antagonista per il diritto alla «Vivienda», la casa, dove risero di gusto, poi cadde nel dimenticatoio assieme ad altre centinaia di iniziative, provocazioni, denunce dell’instancabile Ada. Qualcuno in campagna elettorale l’ha rispolverato pensando di farle un danno, ma chili in più a parte, la vincitrice delle elezioni catalane di domenica ha replicato secca: «Sono orgogliosa di quello che ho fatto».
Ada Colau supereroe, ribelle, irriverente, Ada Colau, sindaca o no, è ancora oggi così. E’ un’attivista, una provocatrice, un’animatrice politica, una visionaria. Come ripete da anni una piccola «Davide in lotta contro il grande Golia» del capitalismo disumanizzante. Ma è anche molto di più. Forse abbastanza, forse no, per guidare uno dei pochi Comuni in attivo della Spagna.
È caparbia e costante. Di certo una gran motivatrice, non avrebbe diretto per anni un’organizzazione senza soldi contro le banche se non avesse saputo dare speranza ai volontari. Ma ha anche «buon senso», dice lei, e sa fermarsi prima del baratro. Le sue azioni di disturbo contro gli ufficiali giudiziari per fermare gli sfratti, le chiassose adunate davanti alle banche per rovinarne la reputazione, non sono mai diventate violente. «Più che barricadera — scrive El Pais — vorrebbe essere considerata una vicina di casa qualsiasi». Solo parecchio più impegnata nel sociale delle altre, onesta, «giusta» .
Non porta gioielli, non si trucca. Da alcaldesa , Ada lascerà il garage con la saracinesca rotta che utilizzava come base per il suo Pah, il movimento contro i pignoramenti. È pronta a spostarsi in bicicletta, senza auto blu e ad autoridursi lo stipendio da sindaco a 1.600 euro. «Ho imparato a vivere con poco, se mi fosse piacito il lusso non avrei studiato filosofia che notoriamente non prepara a carriere danarose». Colau rappresenta quei nuovi europei che stanno riscattando l’idea stessa di politica. Solo cinque anni fa regnava il disimpegno mani avanti: «no, no, sono apolitico». Con la Crisi economica è cresciuta invece una generazione che dall’impegno sociale è arrivata alla politica come strumento per il cambiamento.
Colau ha la fortuna di entrare in un Municipio con i conti in ordine. Non ci sarà la legge di Stabilità a bloccarle iniziative e piani com’è successo a molte Liste civiche in Italia nate attorno a sindaci fuori-sistema. Nel programma Colau c’è il potenziamento dell’uso delle bici, Internet per tutti, l’attacco alle enclavi del lusso (come la nuova Marina) e al turismo da catena multinazionale. Ma soprattutto l’offensiva contro gli appartamenti sfitti per dare una casa ad ognuno secondo le proprie possibilità. «Negozieremo con le banche, cercheremo di convincerle a fare la cosa giusta, se servisse però potremmo mette re delle multe».
Con Ada alla guida, Barcellona si prepara a diventare laboratorio urbano per una sinistra 2.0: partecipazione, etica e decrescita felice. Con tanto di finestra sul mondo data l’affluenza di turisti stranieri .
Negli ultimi 4 anni, l’indipendentismo catalano ha monopolizzato la politica regionale. Colau ha scacciato il tema dalla propria agenda. Vero che in una campagna municipale si parla più del menù delle scuole piuttosto che dell’identità culturale, ma pungolata da El Mundo due settimane fa, Colau ha inquadrato il problema a suo modo. «Vorrei superare le frontiere perché danneggiano la povera gente. Se non ci sono confini per i capitali, perché devono essercene per i disgraziati che annegano nel Mediterraneo? Non sono né catalana né spagnola, solo un essere umano» .
Andrea Nicastro


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