«Blocco Fornero illegittimo». La bocciatura della Corte Costituzionale
Una tegola che al governo potrebbe costare 5 miliardi di euro. Ma soprattutto, una sentenza che restituisce giustizia ai pensionati, dopo anni di tagli e vessazioni. La Corte costituzionale ha giudicato illegittimo il blocco dell’adeguamento delle pensioni deciso dal governo Monti (ministra Elsa Fornero ) nel “Salva Italia” del 2011, norma valida per gli anni 2012 e 2013. Questa misura fece recuperare ai conti dello Stato circa 1,8 miliardi nel 2012 e altri 3 nel 2013 — calcola l’Avvocatura dello Stato — soldi che adesso il governo potrebbe dover cercare per una serie di maxi risarcimenti a tutti i danneggiati.
Il blocco riguardò circa 6 milioni di pensionati, quelli con assegno superiore a tre volte il minimo (circa 1500 euro lordi, pari più o meno a 1200 netti). Il governo Letta, nel 2013, ammorbidì il provvedimento, reintroducendo l’adeguamento per le pensioni fino a 6 volte il minimo (ovvero, intorno ai tremila euro lordi), e mantenendo il blocco totale per quelle superiori. Le norme di Letta sono in vigore ancora oggi, il governo Renzi non le ha mai modificate, e valgono per il triennio 2014–2016.
Va detto che in realtà Letta non ripristinò neanche per i pensionati oltre 3 volte il minimo la situazione ante Fornero: infatti, come spiega lo Spi Cgil, restò il 100% della rivalutazione per chi stava sotto, ma per tutti gli altri si instaurò un regime di soglie che sostanzialmente ridusse (e ancora oggi riduce) l’adeguamento. Per chi è compreso tra 3 e 4 volte il minimo si decise una rivalutazione del 95%; per quelli tra 4 e 5 volte, si fissò al 75%, e infine al 50% tra 5 e 6 volte.
E non basta, perché va considerato che anche se si fosse reinserito il 100% per tutti (e così non è stato), comunque la rivalutazione si sarebbe calcolata su assegni già penalizzati dal blocco Fornero, nel 2012 e 2013, e quindi c’è comunque una perdita “a monte” che i pensionati si trascinano ancora oggi.
Tutto questo per dire che il risarcimento che lo Stato potrebbe essere costretto a pagare — i casi finiti alla Consulta sono stati sollevati dalla Corte dei Conti e dal Tribunale di Palermo — potrebbe essere più alto dei 5 miliardi calcolati, non solo in forza del danno permanente imposto dal blocco originario, ma anche perché chi ancora oggi ha l’assegno congelato (quelli 6 volte sopra il minimo) potrebbero teoricamente, a loro volta, fare causa. Anche se d’altra parte, è pur vero, la loro situazione economica è sicuramente meno disagiata di chi sta sotto i 1500 euro lordi al mese.
I giudici della Consulta hanno così motivato la sentenza (la numero 70, relatrice giudice Silvana Sciarra): «L’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio».
«Non fu una scelta mia, ma di tutto il governo», si difende Fornero, «quella fu la decisione che mi costò di più».
I sindacati chiedono adesso una revisione generale del sistema: lo Spi Cgil, spiegando che il danno per i soli due anni di blocco del 2012 e 2013 è stato di circa 1200 euro medi per ciascun pensionato, con Carla Cantone dice che «ora è bene sanare questa ingiustizia perché i pensionati meritano di essere tutelati, così come abbiamo sempre sostenuto fin dal governo Monti».
Vera Lamonica (Cgil) commenta: «Dopo la vicenda esodati un altro clamoroso colpo alla legge Fornero: la sentenza conferma che non sta in piedi e che le norme vanno cambiate». «La sentenza sia monito per il governo», dice Maurizio Petriccioli (Cisl), mentre la Uilp, con Romano Bellissima, chiede che «il governo Renzi ora restituisca il maltolto».
Ieri sono arrivati però anche altri dati, dall’Inps, relativi alle pensioni erogate nel 2014: ben il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro, e proprio in questa fascia disagiata si annida una forte disparità di genere. Infatti per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 euro è del 45,2%, mentre per le donne è del 78,2%.
Da oggi, ha spiegato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, parte l’operazione «la mia pensione»: ciascun contribuente potrà vedere quanto versato e calcolare l’importo della sua futura pensione. Si comincerà dai dipendenti under 40.
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