Red­dito minimo, una firma per fare dell’Italia un paese meno diseguale

Red­dito minimo, una firma per fare dell’Italia un paese meno diseguale

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L’abbiamo chia­mata la gior­nata nazio­nale della dignità e per il red­dito. Oggi in oltre 200 piazze d’Italia saranno orga­niz­zati ban­chetti, ini­zia­tive, feste per rac­co­gliere firme per l’istituzione del red­dito minimo o di cit­ta­di­nanza con­tro povertà e dise­gua­glianze e per con­tra­stare mafie e cor­ru­zione. Più di 70 mila cit­ta­dini hanno già fir­mato la peti­zione di Libera e Gruppo Abele lan­ciata lo scorso 13 marzo per chie­dere entro 100 giorni la calen­da­riz­za­zione e la discus­sione in Senato di una buona legge sul red­dito minimo o di cittadinanza.

Oggi la mobi­li­ta­zione scende in piazza, pro­mossa insieme al Bin al Cilap ed a molte realtà sociali e stu­den­te­sche che hanno ade­rito alla gior­nata nazio­nale della dignità e per il red­dito. Que­stioni stret­ta­mente con­nesse, che ci impon­gono rifles­sioni ed azioni all’altezza della sfida per rispon­dere alla spa­ven­tosa crisi sociale e morale che sta scuo­tendo l’intera società. In un momento in cui c’è chi inneg­gia alle ruspe sco­priamo invece attra­verso Mafia Capi­tale un sistema di col­lu­sione e cor­ru­zione che ha supe­rato ogni limite e sve­lato una pro­fonda com­mi­stione con la poli­tica isti­tu­zio­nale. I più deboli e gli ultimi come schiavi e carne da macello sui quali costruire prima le pro­prie for­tune eco­no­mi­che e poi quelle poli­ti­che, facen­doci odiare gli oppressi ed amare gli oppressori.

È que­sto che ci impone di met­tere al cen­tro del nostro agire e delle nostre pro­po­ste il con­tra­sto alle dise­gua­glianze sociale ed a mafie e cor­ru­zione come prio­rità irri­nun­cia­bili e non più rin­via­bili. Ma se nel dibat­tito poli­tico ciò non avviene, dob­biamo accet­tare di essere dinanzi ad una poli­tica che è in parte il riflesso del paese e che evi­den­te­mente non con­si­dera que­ste come prio­rità. Uno sce­na­rio nuovo con­so­li­dato pro­prio dalla crisi, dalle pri­va­zioni e dai ricatti che ne con­se­guono in assenza di cer­tezza di diritto, nel quale il nostro impe­gno e la nostra par­te­ci­pa­zione attiva diven­tano ancora più impor­tanti, costi­tuendo un argine demo­cra­tico alla deriva che rischia di tra­vol­gere com­ple­ta­mente la nostra democrazia.

Per que­sto oggi in tutta Ita­lia indi­chiamo nell’istituzione del red­dito di dignità una delle prin­ci­pali pro­po­ste che movi­menti e società civile por­tano avanti in tutta Europa per affron­tare e risol­vere la crisi. Non è un caso che il nostro paese sia l’unico insieme alla Gre­cia a non aver adot­tato ancora que­sta misura che l’Europa ci chiede già dal 1992 e sia pro­prio tra i paesi con le più gravi dise­gua­glianze sociali ed i peg­giori indici di disper­sione sco­la­stica, cor­ru­zione, wor­king poors e povertà mino­rile. Dal 2008 al 2014 la crisi in Ita­lia ed Europa secondo i dati Istat ha più che rad­dop­piato i numeri della povertà rela­tiva ed asso­luta. Dieci milioni di ita­liani e ita­liane vivono in con­di­zione di povertà rela­tiva, e sei milioni in con­di­zione di povertà asso­luta. Le dise­gua­glianze sono cre­sciute a dismi­sura e diven­tate insop­por­ta­bili. Più la povertà aumenta, più le dise­gua­glianze si ampliano, più le mafie e la cor­ru­zione come abbiamo visto si raf­for­zano. Per que­sto in Ita­lia è neces­sa­rio avere una misura come il red­dito minimo o di cit­ta­di­nanza. Poche set­ti­mane fa il rap­porto «Social Invest­ment in Europe» pre­pa­rato per la Com­mis­sione euro­pea dallo Euro­pean Social Policy Net­work, ha boc­ciato il Wel­fare ita­liano senza appello. Nel docu­mento viene evi­den­ziato come la man­canza di un red­dito minimo garan­tito dimo­stri «l’assenza di una stra­te­gia com­ples­siva nei con­fronti dell’indigenza e dell’esclusione sociale».

La piat­ta­forma della cam­pa­gna per il Red­dito di Dignità, dispo­ni­bile sul sito www?.cam?pa?gna?red?dito?.eu, ha già otte­nuto l’adesione di tutti i gruppi par­la­men­tari del M5S, di Sel, di Area Rifor­mi­sta del Pd e di altri par­la­men­tari del gruppo misto. Il red­dito minimo o di cit­ta­di­nanza, è un sup­porto al red­dito che garan­ti­sce una rete di sicu­rezza per chi non rie­sce a tro­vare un lavoro, per chi ha un lavoro che però non garan­ti­sce una vita digni­tosa, per chi non può acce­dere a sistemi di sicu­rezza sociale ade­guati. Il red­dito minimo o di cit­ta­di­nanza è una misura neces­sa­ria per inver­tire la rotta della crisi, una rispo­sta con­creta ed effi­cace a povertà e mafie per­ché garan­ti­sce uno stan­dard minimo di vita per coloro che non hanno ade­guati stru­menti di sup­porto eco­no­mico, libe­ran­doli da ricatti e soprusi.

Il Par­la­mento Euro­peo ci chiede dal 16 otto­bre 2010 di varare una legge che intro­duca un «red­dito minimo, nella lotta con­tro la povertà e nella pro­mo­zione di una società inclu­siva». E’arrivato il momento di pas­sare dalle parole ai fatti. Milioni di ita­liani non pos­sono più aspettare.

* coor­di­na­tore nazio­nale Mise­ria Ladra, Libera/Gruppo Abele



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